La proposta di remunerazione della filiera distributiva del farmaco del ministero della Salute, affidata all’esame della Regioni lo scorso 24 gennaio, continua a far discutere farmacisti e distributori per i contenuti e i modi con cui è stata formulata e portata avanti dal ministro Balduzzi. Farmacisti e grossisti tuttavia non demordono e, mentre si preparano a diffidare le Regioni, cercano di instaurare un dialogo con il ministro. Ministro che, pur dichiarandosi disponibile a “confrontarsi”, sta procedendo con i passaggi formali necessari a una rapida emanazione di una nuova norma, che modifica lo spirito dell’accordo del 16 ottobre, basato sul concetto di stabilizzazione della redditività della farmacia per le forniture al Sistema sanitario nazionale, voluta dal legislatore con due leggi, quella del 2010 e quella della Spending review. “L’accordo già siglato”, spiega Gianni Petrosillo, presidente Federfarma Bergamo, prevedeva che la remunerazione fosse costituita soprattutto da una quota fissa maggioritaria, riconosciuta per la prestazione professionale, e da una parte ridotta data da una percentuale sul prezzo. La proposta Balduzzi aumenta significativamente la quota variabile della remunerazione legata al prezzo dei medicinali. Viene così mantenuta e non risolta una situazione come quella attuale dove la diminuzione dei prezzi ha portato a una costante diminuzione del fatturato della farmacia”.
Dello stesso parere anche Federfarma servizi che, in un comunicato stampa, rileva elementi di forte criticità, sia in termini di legittimità sia di merito e sottolinea come “grossisti e farmacie resteranno pesantemente esposti all’inevitabile discesa dei prezzi: si perderà completamente sia l’effetto di stabilizzazione, indispensabile per consentire alle imprese la pianificazione a medio termine funzionale al raggiungimento di quel “ragionevole margine di utile” che le norme costituzionali rendono un vincolo inderogabile nella disciplina dei prezzi amministrati”.
L’attuazione della norma in bozza senza modifiche creerebbe molte incertezze anche sul fronte dei rapporti all’interno della filiera. La marginalità della distribuzione intermedia dovrebbe essere chiarita per quella fascia di mercato che riguarda i farmaci di fascia A dispensati dalla farmacia in regime privato. Con un prezzo al pubblico non variato, infatti, il margine della farmacia non sarebbe compensato da un costo del distributore che cresce per i farmaci di prezzo più basso e si riduce per quelli a prezzo più alto, con un chiaro svantaggio per la farmacia che normalmente dispensa in regime privato più farmaci a basso costo, rispetto a quelli più cari. “Poi di non chiaro c’è anche la definizione che il ministero fornisce per i rimborsi alla farmacia da parte delle Asl che, se presa alla lettera, annullerebbe l’extra-sconto dell’8%, oggi a favore della filiera distributiva per i farmaci generici, trasformandolo in minor costo al Ssn”, conclude Petrosillo.
Caterina Lazzarini