Il documento analizza il sistema sanitario nel suo complesso e le riforme che verranno introdotte auspicabilmente dal DM71. Formulata una serie di proposte, a partire dalla riorganizzazione della medicina territoriale. Farmacia dei servizi, case di comunità, personale sanitario e team multidisciplinari tra i nodi cruciali per assicurare un’assistenza rispondente alle reali esigenze dei cittadini

Gli ultimi due anni, caratterizzati da Covid-19, hanno riportato alla luce una serie di problematiche troppo a lungo sottaciute. Il costante depauperamento della sanità ha portato a una dimensione dell’assistenza quasi esclusivamente ospedalocentrica, elemento questo emerso con tutta la sua problematicità proprio nel periodo recente.

“Considerando il caso italiano, abbiamo assistito all’esacerbarsi di criticità, carenze, mancanze che, sebbene conosciute da molti anni, hanno subito la miopia di un sistema decisionale che le ha procrastinate, considerando il Ssn come un costo piuttosto che un investimento, o anche come una cassa, costringendolo a un definanziamento costante che ne ha condizionato la tenuta dei servizi facendo emergere disuguaglianze molto profonde”. È quanto si legge nel rapporto di Cittadinanzattiva “Salute di comunità”, di recente pubblicazione, redatto con la collaborazione di Fnomceo, Fnopi, Federfarma e Fimmg e il contributo non condizionato di Farmindustria. Il rapporto analizza il sistema sanitario nel suo complesso e le riforme che verranno introdotte auspicabilmente dal DM71, in cui la riorganizzazione dei servizi territoriali appare centrale.

Carenze, disomogeneità, Case di comunità

La carenza di personale sanitario, stimata oggi in circa 46 mila unità, rappresenta oggi uno dei principali fattori di criticità della tenuta dell’intero sistema e genera parte importante dell’impoverimento del Ssn, evidenziando una chiara incapacità di programmazione che si è protratta nel tempo. A questo si è aggiunto il consolidamento di 21 sistemi regionali differenti che hanno determinato forti disuguaglianze di accesso alle cure, condizionando l’intero percorso di salute di migliaia di cittadini, spingendoli a far fronte autonomamente alle spese quando possibile, o alla rinuncia alle cure tout-court. Occorre, inoltre, rivoluzionare il sistema di presa in carico, con l’obiettivo di curare la persona e non la malattia, puntando alla multidisciplinarietà e alla prevenzione.

Se non viene cambiato il paradigma di fondo, viene segnalato nel rapporto, il rischio è che le Case di Comunità, pensate come centri logistici e operativi volti a organizzare servizi domiciliari, si trasformino in una replica di un modello ospedaliero che non introduce nulla di nuovo nell’auspicata territorializzazione della medicina e delle cure.

Le problematiche maggiori emerse

Il Covid, sottolinea il Rapporto, ha messo in evidenza un eccessivo rallentamento della capacità di mantenere percorsi di presa in carico, soprattutto in relazione a pazienti cronici e rari, “così come si è evidenziata in tutta la sua drammaticità la differenziazione tra regioni, tra modelli di offerta, tra capacità di garantire equità e precocità nelle cure”. La rinuncia alle cure, il procrastinare visite e prestazioni a causa dell’impossibilità di accedervi, la mancata attenzione alla prevenzione e ai percorsi di diagnosi precoce hanno generato un aumento della mortalità e un aggravarsi delle condizioni di salute della popolazione italiana, soprattutto dei soggetti più fragili.

La pandemia, inoltre, ha lasciato una pesante eredità: da una parte due anni di assenza di campagne di prevenzione e screening hanno concorso all’aumento della mortalità per alcune patologie, a partire da quelle oncologiche, dall’altra si è verificato un allungamento delle liste di attesa, fino a 720 giorni di attesa per una mammografia.

Le proposte di Cittadinanzattiva

Il documento formula, infine, alcune proposte per rispondere alle sfide del post-Covid, soprattutto per un’effettiva territorializzazione della sanità. In tal senso l’implementazione effettiva della Farmacia dei servizi e della figura dell’infermiere di Comunità e la riforma della medicina generale, insieme alla riorganizzazione dei servizi di prossimità, sono i temi dai quali partire prioritariamente per garantire una riforma della medicina territoriale rispondente alle esigenze dei cittadini.

Tutto questo senza dimenticare la piena introduzione della digitalizzazione di percorsi e processi quale strumento abilitante per il cittadino e per il professionista e una rinnovata centralità da assegnare al capitolo prevenzione, elemento imprescindibile in grado di garantire da una parte un maggior benessere ai cittadini e dall’altro ingenti risparmi di risorse per il sistema. Quanto alla ricerca, l’auspicio è quello di puntare a un modello pubblico-privato.