Sindrome da uso di alcol: come contrastarla?

La sindrome da uso di alcol è un disturbo cronico recidivante e caratterizzato da una progressione che inizia con la sperimentazione degli effetti di rinforzo positivo della sostanza e porta infine alla dipendenza: la sua eterogeneità è causa di difficoltà nel trovare un trattamento che sia efficace per tutti i pazienti

La sindrome da uso di alcol (Aud) è una delle principali cause di morte e disabilità in tutto il mondo. L’Aud costituisce il 44,4% della mortalità prematura per disturbi da abuso di sostanze e, fra i disturbi mentali e il consumo di stupefacenti, la dipendenza da alcol è la quarta causa principale di anni persi per disabilità dopo depressione, ansia e disturbi correlati alla droga. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2012 si sono verificati 3,3 milioni di decessi a causa di uso di alcol.

sindrome da uso di alcol

Decenni di ricerca nel campo delle neuroscienze hanno migliorato notevolmente la nostra comprensione di come l’assunzione di alcol moduli i circuiti neuronali e porti allo sviluppo della dipendenza dopo un utilizzo prolungato. L’uso cronico di alcol determina adattamenti neuronali a lungo termine che rimodellano l’organizzazione cognitiva e motivazionale di un individuo che, a sua volta, contribuisce a determinare l’alcol dipendenza.

Eziologia del disturbo

L’Aud è un disturbo cronico recidivante caratterizzato da una progressione che inizia con la sperimentazione degli effetti di rinforzo positivo della sostanza e, da ultimo, porta alla dipendenza. Quest’ultima è caratterizzata da una perdita di controllo sul bere e dall’emergere progressivo della ricerca compulsiva di alcol, che viene consumato sebbene l’individuo sia consapevole delle conseguenze avverse che provoca. Stabilita la dipendenza, l’astinenza da alcol provoca l’insorgenza di sintomi avversi, che promuovono stati emozionali negativi caratterizzati da disforia, ansia e maggiore sensibilità agli stimoli stressanti. Negli individui che soffrono di questa condizione, la ripresa del consumo di alcol porta a un sollievo da questo stato negativo, promuovendo così la ricaduta. La ricaduta è anche stimolata da stimoli ambientali associati agli effetti rinforzanti positivi dell’alcol. La ricerca di alcol e la ricaduta sono sotto il controllo di specifici nuclei cerebrali tra cui ippocampo, amigdala, corteccia prefrontale, insula e striato dorsale. D’altra parte, gli effetti gratificanti dell’alcol sono mediati principalmente dalla via mesolimbica della dopamina, composta dall’area tegmentale ventrale (VTA) e dal nucleo accumbens (NAc).

Trattamento farmacologico, a che punto siamo?

La maggior parte dei farmaci approvati per l’Aud agiscono a livello centrale, interagendo con substrati che innescano la motivazione per l’uso di alcol e mediano la ricompensa. Ad esempio, naltrexone e nalmefene contrastano gli effetti di rinforzo dell’alcol bloccando i recettori degli oppioidi. L’acamprosato, un altro farmaco approvato, agisce almeno in parte attraverso la modulazione del sistema del glutammato, sebbene l’esatto meccanismo d’azione sia poco chiaro. Sfortunatamente, le crescenti conoscenze acquisite non si traducono sempre nello sviluppo di nuovi trattamenti clinicamente efficaci. I farmaci per l’Aud sono ancora inadeguati in quanto solo moderatamente efficaci e solo in alcuni pazienti. La difficoltà nel trovare un trattamento per l’Aud che funzioni per tutti risiede nell’eterogeneità del disturbo. L’Aud è il risultato di una complessa interazione tra componenti poligenici, ambientali e neurobiologici. Questo può spiegare perché solo una piccola parte delle persone esposte a droghe d’abuso diventa dipendente.

La ricerca ha evidenziato che ci sono tratti comportamentali e genetici specifici che predispongono un individuo all’abuso di droghe. Ad esempio, le persone con ansia elevata o tratti estremamente impulsivi sono più inclini a sviluppare dipendenza dalla droga. Dal punto di vista clinico un trattamento ideale per l’Aud dovrebbe spingere i pazienti a interrompere il consumo di alcol (cioè l’astinenza). Tuttavia, nonostante l’astinenza completa sia auspicabile in presenza di gravi danni al fegato o ai reni, anche la riduzione dell’assunzione di alcol è un risultato importante della terapia, poiché migliora la qualità della vita e riduce i problemi sociali da esso causati. Recentemente sono allo studio anche terapie non farmacologiche, che coinvolgono la stimolazione di alcune aree cerebrali importanti nella modulazione dei meccanismi di gratificazione.