Sintomi e disturbi del long Covid, uno studio britannico

Una parte importante di coloro che contraggono il Covid-19, anche dopo la negativizzazione al test, continuano a manifestare sintomi e disturbi Covid-correlati che sovente si protraggono anche per molti mesi successivi all’infezione. Uno studio britannico ha indagato i principali sintomi e il loro impatto sulla vita quotidiana

Con il trascorrere dei mesi è emerso in modo sempre più evidente che un numero significativo di pazienti che hanno contratto il Covid-19 ha sperimentato sintomi prolungati, noti con l’espressione long Covid. Tuttavia, si conosce ancora poco dei sintomi, della loro gravità, del loro impatto sulla quotidianità dei soggetti colpiti e del tempo necessario a tornare a una situazione di normalità.

Post-Covid

Long Covid, uno studio

È stato di recente condotto a tal proposito uno studio britannico, dallo University College London, recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, realizzato attraverso una survey online a soggetti con sospetto o confermato Covid-19.
I dati sono stati collezionati dal 6 settembre 2020 al 25 novembre dello stesso anno. Sono state analizzate le risposte di 3.762 soggetti con Covid, provenienti da 56 paesi, nei quali la malattia si era protratta oltre i 28 giorni.

L’analisi ha portato i ricercatori a individuare la prevalenza di 203 sintomi in 10 organi; di questi, 66 sintomi si sono protratti per un periodo di oltre 7 mesi. La ricerca ha quindi misurato l’impatto di questo sulla vita, il lavoro e il ritorno a uno stato “normale” di salute.

La maggioranza dei soggetti, il 91%, ha avuto necessità di un tempo superiore alle 35 settimane per ritrovare un normale stato di salute. Durante la malattia i soggetti hanno sperimentato numerosi sintomi e una media di 9,1 problemi agli organi. I sintomi più frequenti dopo 6 mesi sono stati: affaticamento, malessere diffuso e disfunzioni cognitive.

I ricercatori hanno identificato 3 cluster di sintomi: l’85,9% dei partecipanti ha sperimentato ricadute, principalmente innescate da esercizio, attività fisica o mentale e stress. L’86,7% degli intervistati non guariti sperimentava, al momento del sondaggio, affaticamento; il 44,7%degli intervistati risultavano guariti.

Le ricadute sul lavoro

Quasi la metà del campione, pari al 45,2% (circa 1.700 soggetti) hanno richiesto una riduzione dell’orario di lavoro rispetto a prima della malattia, mentre ulteriori 839 soggetti, ovvero il 22,3%, non lavorava a causa della malattia al momento del sondaggio. Disfunzioni cognitive e di memoria erano, inoltre, comuni nella stragrande maggioranza dei soggetti (circa l’88%), indipendentemente dall’età.