Stato-Regioni: prioritaria la farmacia dei servizi

farmacista con il telefono e PCNella seduta dello scorso 20 febbraio della Conferenza permanete per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sono state definite le linee progettuali per l’utilizzo delle risorse per la realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario e di rilievo nazionale. Tra i primi punti presi in considerazione vi è il riassetto organizzativo e strutturale della rete dei servizi di assistenza ospedaliera e territoriale, ovvero la farmacia dei servizi. Per la realizzazione di questa linea progettuale è stato introdotto un vincolo di 250 milioni di euro da ripartire tra le varie Regioni italiane in proporzione al numero di abitanti. Il documento messo agli atti indica nella premessa che “il processo di riorganizzazione ospedale-territorio con lo sviluppo delle cure primarie deve essere in grado di rispondere alle mutate e accresciute esigenze degli assistiti e garantire appropriatezza, equità e tempestività delle cure”. E prosegue chiarendo: “A ciò potranno contribuire anche le farmacie pubbliche e private operanti in convenzione con il Sevizio Sanitario Nazionale, che in base alla normativa vigente, diverranno Centri socio polifunzionali di ulteriori servizi”.
Sia Federfarma sia Fofi plaudono all’accordo, atteso da tempo dagli operatori del settore.
“L’inserimento della farmacia dei servizi nell’ambito della riorganizzazione della sanità territoriale è un riconoscimento che chiedevamo da tempo alle Regioni e che quindi giudichiamo come un fatto importante e positivo”, dice in una nota stampa il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, senatore Andrea Mandelli.
“L’accordo concluso tra Governo e Regioni conferma la necessità di accrescere l’offerta di servizi da parte delle farmacie nell’ambito del SSN, in linea con le proposte elaborate da Federfarma per l’evoluzione del servizio farmaceutico”, osserva Annarosa Racca, presidente di Federfarma. “L’obiettivo cui punta l’intesa è quello di fare della farmacia un tassello indispensabile nella presa in carico del paziente, un centro socio-sanitario polifunzionale, in grado anche di partecipare all’assistenza domiciliare integrata e di avere un ruolo centrale nella gestione del paziente cronico e nel monitoraggio delle terapie”.
Mandelli sottolinea anche che in questi anni la farmacia italiana non è stata ferma: “Nell’attesa di questo riconoscimento non siamo certo rimasti inerti ma, anzi, abbiamo avviato una riflessione importante sull’evoluzione del servizio farmaceutico, nonché una sperimentazione scientifica, sul campo, dei servizi cognitivi che in tutti i paesi avanzati sono alla base di un reale coinvolgimento del farmacista di comunità nel processo di cura. Siamo quindi in grado di proporre alle Regioni una metodica, quella dell’MUR, di cui è già stata dimostrata la praticabilità in Italia e di cui stiamo sperimentando anche le ricadute cliniche e farmaco-economiche. Cosa fondamentale, è una modalità di intervento che ha già riscosso l’interesse dei medici di medicina generale”.