Stop alla sperimentazione su animali ai fini cosmetici

Luca Nava

L’11 marzo è entrato in vigore nell’Unione europea il marketing ban per tutti i cosmetici contenenti ingredienti testati su animali. Questo divieto, che pure sancisce la fine di un’epoca, è in realtà l’epilogo di un percorso partito nel 2004 quando, con la VII modifica alla Direttiva 76/768, l’Europa ha programmato le tappe dell’abolizione completa dei test su animali ai fini cosmetici, poi confermate dal nuovo Regolamento 1223/2009 che andrà a sostituirela Direttiva stessa.

Cade dunque l’ultima deroga in materia di test su animali, che in realtà sono vietati in UE già dal 2009, anche per gli ingredienti cosmetici. La deroga ammetteva la commercializzazione fino al 10 marzo 2013 di cosmetici contenenti ingredienti testati su animali solo per particolari studi di tossicità, svolti comunque fuori dall’UE, volti a indagare la tossicità da uso ripetuto, la tossicità riproduttiva e la tossicocinetica.

Con l’11 marzo, anche l’importazione in Europa di cosmetici contenenti ingredienti testati su animali per questi endpoint è vietata. Questi studi ai fini cosmetici potranno essere svolti solo con metodi alternativi, il cui sviluppo e validazione è tuttora in atto.

«Indipendentemente dal divieto, nessun cosmetico finito è testato su animali: di questo il consumatore può essere rassicurato», afferma Luca Nava, responsabile area Tecnico-normativa di Unipro, l’Associazione italiana delle Imprese cosmetiche, «la legge infatti lo vieta dal 2004, ma l’industria evitava questi test sul prodotto finito da almeno vent’anni. Inoltre, anche prima del 2009, il ricorso alla sperimentazione su animali ai fini cosmetici in Europa costituiva solo lo 0,0125% del totale».

Il divieto di condurre test su animali non rende i prodotti meno sicuri, sottolinea Nava: «Le valutazioni di sicurezza vengono richieste dalla legge e, sempre per legge, sono affidate dalle aziende a figure specificamente preparate. Quello che è in gioco , in seguito al divieto, non è la sicurezza dei prodotti, ma la possibilità per i produttori di inserire nei cosmetici destinati al mercato europeo ingredienti nuovi che necessitino di prove di sicurezza per le quali non esistano metodi alternativi. Inoltre, come per tutte le altre prescrizioni di legge, il farmacista può essere certo che il prodotto che gli viene presentato sia conforme, perché questo fondamentale aspetto rientra fra le primarie responsabilità del produttore o dell’importatore».

L’attenzione da porre riguarda soprattutto la comunicazione: «Oggi sono del tutto superate le dichiarazioni di prodotto tipo «cruelty free», perché tutti i cosmetici sul mercato europeo lo sono, rimarca Nava, «questo tipo di claim dovrà quindi essere abbandonato».

 Elena Perani