Telemedicina per combattere la malnutrizione degli anziani

È importante disporre di strumenti in grado di combattere la malnutrizione negli anziani e negli altri soggetti fragili, di modo che il problema alimentare non vada ad aggravare un quadro di salute spesso già compromesso. Gli anziani e i malati cronici, specie quelli ospitati nei reparti di lungo degenza (70% dei casi, secondo i dati del Ministero della Salute), sono tra i soggetti più a rischio di malnutrizione.

A essi si aggiunge il 40% delle persone ricoverate in ospedale e il 20% degli anziani ricoverati nelle Rsa. Sempre secondo il Ministero, il 42% circa degli anziani risulta malnutrito al momento del ricovero in ospedale, contro il 18% degli altri ricoverati. La malnutrizione è spesso associata a un maggiore rischio di infezioni, comorbidità e complicanze, a ricoveri più lunghi e a un maggior numero di morti evitabili.

Screening nutrizionale con la telemedicina

Le moderne tecnologie vengono in aiuto di tali fasce di popolazione debole permettendo ai sanitari di effettuare periodicamente screening nutrizionali da remoto e controlli dei pazienti attraverso video-visite: lo specialista può così accertarsi, ad esempio, della difficoltà di deglutizione o masticazione, delle intolleranze e delle esigenze nutritive particolari derivanti dalle malattie presenti.
I dati e le immagini possono essere facilmente trasmessi in banda larga, consentendo così di tenere sotto monitoraggio anche le persone ricoverate in strutture che non dispongono di un nutrizionista clinico. Vantaggi aggiuntivi di questo tipo di approccio sono rappresentati dalla minor richiesta di trasferimenti in ospedale o al Pronto Soccorso e un uso più mirato dei farmaci.

Un esperimento in tal senso, ad esempio, è stato avviato dalla ASL di Bergamo nel 2009 e ha mostrato un miglioramento dell’appropriatezza e alla riduzione dei costi per singolo paziente. La dottoressa Maria Luisa Amerio, componente del comitato tecnico per la dietetica e nutrizione del Ministero della Salute e già direttore della struttura Dietetica e nutrizione clinica dell’Ospedale cardinal Massaia di Asti, ha ricordato come in Piemonte vi sono 424 presidi, pari a oltre 31mila posti letto. “Nonostante già dagli anni ’90 la cura della malnutrizione sia stata inserita come intervento strategico nelle cure domiciliari e geriatriche, ancora molto resta da fare – ha sottolineato Amerio -. In un progetto iniziato nel 2007 che ha preso in esame quindici residenze e 1394 pazienti, è stata riscontrata una prevalenza di malnutrizione del 35% e un rischio del 52%. E nonostante 958 soggetti avessero bisogno di un intervento nutrizionale, il 50% non ne riceveva alcuno”.

Una maggiore attenzione alla dieta nelle Rsa

Dobbiamo riconoscere che all’interno delle RSA i servizi di ristorazione non sono tenuti in debita considerazione: i menu sono spesso ripetitivi, i cibi poco appetibili, gli orari rigidi, la qualità delle materie prime predilige talvolta la convenienza economica a scapito della qualità”, ha spiegato il professor Maurizio Muscaritoli, presidente della Società Italiana di Nutrizione Clinica (Sinuc). A questo si aggiunge l’eccessiva proposta di piatti freddi, i pasti serali troppo precoci per ragioni organizzative a discapito delle esigenze degli ospiti, la mancata assistenza al pasto ecc. Eppure, sottolineano gli esperti riuniti a Torino, una maggiore attenzione a questi aspetti avrebbe effetti virtuosi per gli anziani ospiti delle Rsa, con un minor rischio di infezioni, il mantenimento della massa muscolare e quindi una maggior forza per camminare (e un minor rischio di cadute), una conseguente maggiore autonomia personale, minori problemi cognitivi, depressione e apatia.

Come riconoscere la malnutrizione

La carenza di macronutrienti (come le proteine) e di micronutrienti (come vitamine e minerali) viene ormai considerata una vera malattia, un ‘serpente con più teste’, come l’hanno definita gli esperti della Sinuc riuniti nel 3° Congresso Nazionale di Torino. La malnutrizione è un problema che si può presentare sotto molte forme, come ad esempio la cachessia, in cui il deficit calorico e proteico è di lunga durata e ‘consuma’ inesorabilmente masse di muscolo e di grasso, e si verifica più spesso nella fase terminale di malattie croniche e tumorali. “Un secondo tipo chiamata ‘kwashiorkor’ vede le riserve di grasso e muscolo conservate ma il metabolismo è accelerato e determina una repentina perdita di peso”, ha spiegato Muscaritoli. La causa scatenante di tale evenienza possono essere traumi, condizioni acute e stress, che innescano una risposta infiammatoria dell’organismo con la produzione di citochine. Il cambiamento può essere molto rapido, basti pensare che durante un digiuno totale vengono persi circa 12-18 gr di proteine al giorno, mentre durante una infezione il consumo aumenta a 90 grammi al giorno; se il soggetto ha subito un trauma o ha una sepsi severa la perdita di proteine può raggiungere i 130 grammi. Le citochine, infatti, inducono un aumento del dispendio energetico a riposo, i muscoli vengono distrutti e aumenta la resistenza all’insulina.

Le possibili cause esterne di malnutrizione includono, invece, la scarsa conoscenza dei fabbisogni nutrizionali del paziente, l’immobilizzazione a letto e trattamenti prolungati con soluzione glucosata e fisiologica, che possono portare alla perdita di peso.