Le terapie antitumorali portano spesso ad effetti sottovalutati ma fondamentali per la persona che ne è colpita, come quelli estetici: esperti di psicologia ed estetica hanno avviato progetti per rispondere a questi bisogni ancora largamente inascoltati
«Nell’ambito dei nostri ambulatori oncologici e di ginecologia oncologica ci siamo accorti che, quando davamo una diagnosi di tumore, la prima domanda che ci veniva fatta era spesso relativa alla perdita dei capelli. Le pazienti sembravano temere più questi aspetti che la patologia in sé o le terapie da affrontare. All’inizio sottovalutavamo un po’ questo aspetto, sembrava secondario rispetto al quadro generale. Poi abbiamo provato a capire il bisogno psicologico che stava dietro», racconta Valentina Di Mattei, psicologa dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Il nosocomio milanese ha avviato nel 2013 un progetto per dare sostegno ai pazienti nella gestione degli effetti collaterali delle terapie, che si è subito affermato quale importante presidio psicologico per aiutare a sentirsi più forti e meno malati.
Gli aspetti estetici delle terapie pongono sfide importanti per la tenuta dell’autostima e dell’immagine stessa che i pazienti hanno di sé, eppure ben di rado vengono menzionati quando si parla di come approcciare la malattia tumorale. La gravità della stessa, infatti, tende a far passare in secondo piano tutto ciò che non è “terapia” agli occhi dei sanitari; porre “il paziente al centro” del processo di cura significa, però, saper cogliere anche questo tipo d’impatto psicologico, che può apparire secondario rispetto agli altri tipi di effetti collaterali delle terapie che vengono di solito menzionati quali, per esempio, nausea, diarrea, vomito.
La pelle, la prima a soffrire
«La chemioterapia classica porta con sé tutti gli effetti collaterali principali. Il problema più rilevante è legato alla disidratazione della cute, anche indiretta, che constatiamo in circa il 95% dei pazienti. La chemio lavora sulle cellule in replicazione e provoca un assottigliamento della pelle, con problematiche legate a disidratazione, fragilità, facili fessurazioni», spiega Angela Noviello, direttore per l’Italia e coordinatrice per l’Europa della scuola di formazione OTI Oncology Esthetics, che collabora con vari ospedali per proporre ai pazienti percorsi mirati di sostegno alla propria immagine. L’impatto delle terapie antitumorali sulla cute può variare dai rush cutanei al pallore, dalla perdita di capelli, ciglia e sopracciglia agli effetti sulle unghie. «Ci siamo accorti che eravamo impreparati a dare un supporto informativo su questi aspetti; abbiamo cercato di classificare tutti i possibili effetti collaterali da un punto di vista cutaneo e forniamo indicazioni su un trucco specifico, in quanto, a questo riguardo, la cosa più importante è segnalare alle pazienti quali tipi di prodotti si possono utilizzare e cosa, invece, meglio evitare», aggiunge Valentina Di Mattei. Nutrire la pelle con un prodotto idratante privo di componenti aggressivi è un’attenzione che il paziente dovrebbe concedersi fin dall’inizio delle terapie. Sì, quindi, a oli o creme detergenti che rispettino la particolare sensibilità della cute o a creme o burri idratanti che aiutino a ripristinare i fattori importanti per l’idratazione cutanea. «I pazienti che hanno affrontato le terapie senza prendersi cura della pelle manifestano spesso un precoce invecchiamento: un effetto dovuto proprio alla disidratazione causata dalle terapie», sottolinea Noviello.
Ogni terapia porta con sé problemi specifici
L’armamentario terapeutico contro i tumori spazia, oggi, tra un’ampia scelta di approcci diversi, ognuno dei quali porta con sé anche effetti collaterali specifici sul piano estetico. Le terapie immunologiche di ultima generazione, per esempio, possono dar luogo a quelle che Angela Noviello definisce “forme simil-acneiche”. «Non è acne e non deve essere trattato con gli stessi prodotti usati per l’acne. Si tratta di una cute che deve essere semplicemente detersa, idratata e protetta. In alcuni casi, le eruzioni cutanee sono così importanti che spingono i pazienti a evitare la socializzazione, alcuni decidono anche di sospendere le terapie. La protezione della cute coinvolge, in realtà, tutti i pazienti, tutte le persone che hanno avuto esperienza di malattia dovrebbero indossare creme con filtro solare durante tutto l’anno, perché le terapie rendono l’organo pelle più sensibile», spiega l’esperta. Se, poi, ci si trova a dover affrontare un intervento chirurgico, la traccia inevitabile che esso lascia dietro di sé è una cicatrice spesso importante, che in prima battuta viene trattata secondo le indicazioni dei chirurghi su come facilitare la cicatrizzazione dei tessuti e rendere la cicatrice più bella.
«Nel momento in cui il medico ritiene che la cicatrice sia guarita, diventa importante massaggiarla con ingredienti semplici, come il burro di karité, l’aloe, l’acido ialuronico. L’azione meccanica del massaggio aiuta a far sì che i pazienti rendano psicologicamente “propria” quella cicatrice; così facendo, anche l’esito fisiologico ed estetico sarà migliore, a livello della funzionalità dello scambio del microcircolo e dell’ossigenazione dei tessuti», commenta Noviello. Nel caso della radioterapia, per esempio, è molto importante iniziare a preparare e proteggere la pelle almeno due settimane prima d’iniziare il trattamento. La cute deve essere sempre pulita per non alterare l’azione delle radiazioni, ma una volta a casa le creme a base di ossido di zinco o i preparati lenitivi come quelli per i bambini possono risultare utili, è il consiglio di Angela Noviello. «È importante farlo fin dalle prime sedute, anche se non si manifestano immediatamente eritema e rossore».
La delicata scelta della parrucca
La caduta dei capelli provocata dalle terapie può rappresentare un evento traumatico per molti pazienti, in particolare tra le donne. I capelli ricresceranno una volta terminate le cure, ma è importante che durante il loro corso la cute dello scalpo sia sempre massaggiata per stimolare il microcircolo e mantenere la funzionalità dei bulbi piliferi. «È importante dire che non tutta la chemio fa cadere i capelli, tante volte può non essere necessario raderli o ricorrere a supporti quali parrucche o copricapo», sottolinea Noviello. Anche la scelta della parrucca andrebbe approcciata prima d’iniziare le cure, aggiunge Noviello. In questo modo, infatti, è possibile provare un nuovo taglio o una nuova colorazione dei capelli naturali, da replicare poi sulla parrucca. «La cosa importante è cercare di evitare il trauma. Durante i venti giorni prima dell’inizio delle terapie la paziente ha modo di andare in giro con il nuovo taglio, i suoi conoscenti le diranno che le sta bene: è psicologicamente molto importante, perché i capelli sono ancora quelli della paziente, che si troverà, quindi, maggiormente a proprio agio con la parrucca quando la dovrà indossare», aggiunge la direttrice dell’Oti. E una volta tolta, la sera, anche in questo caso può essere utile tonificare lo scalpo con un massaggio e proteggere la cute sensibile dallo sfregamento sul cuscino indossando una calotta di fibra di bambù. Proprio la scelta della parrucca è uno dei momenti centrali del percorso offerto ai pazienti dall’Ospedale San Raffaele, nel corso del quale sono affrontati i problemi estetici e quelli relativi alla nutrizione più adatta durante e dopo le terapie.
Attenzioni per le unghie e il viso
Il trucco è altrettanto importante per assicurare il mantenimento dell’immagine della persona e il consiglio dell’esperta di estetica oncologica è di continuare a truccarsi utilizzando un make-up di tipo minerale, meno aggressivo e più tollerabile dalla cute in fase di terapia. Molti farmaci chemioterapici, infine, possono lasciare tracce anche sulla qualità delle unghie, che possono risultare ispessite, assottigliate o cambiare colorazione. «Scendere dal letto con un piede curato dà una prospettiva di positività alla giornata, non rimanda alla condizione di malattia. L’estetica ha lo scopo di indirizzare la persona alla speranza, a un concetto di maggiore salute», sottolinea Angela Noviello. Sì, quindi, a smalti privi di canfora, formaldeide e toluene, che devono essere rimossi con solventi privi di acetone.
Attenzioni anche all’estetica dei pazienti più giovani
L’adolescenza è un periodo particolarmente delicato per la definizione dell’immagine di una persona, a maggior ragione se in questa fase della propria vita ci si trova a doversi confrontare con la difficile esperienza del tumore. Anche i pazienti più giovani non sfuggono agli effetti collaterali di tipo estetico. «Tante volte questi bisogni sono sottovalutati all’interno dei percorsi di cura della malattia, che rimane ovviamente l’obiettivo prioritario. Nella quotidianità vedo, però, che quando viene data una diagnosi di tumore, una delle prime domande che i nostri ragazzi fanno è se perderanno i capelli. Questo ci ha fatto riflettere rispetto all’impatto degli effetti collaterali estetici delle terapie che, se sottovalutati, rischiano di rimanere una ferita aperta», ribadisce la psicologa Elena Pagani Bagliacca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, dove il reparto di pediatria diretto dalla dottoressa Maura Massimino ha avviato il progetto Make Me Up in collaborazione con le associazioni La Gotita Onlus e Fraparentesi. Durante gli incontri, alle ragazze viene proposto, per esempio, un trattamento viso personalizzato e un trucco leggero e consono all’età, che ridia luce e benessere alla persona. «È uno stimolo a ritrovare la forza e il piacere guardarsi allo specchio», sottolinea la psicologa, «C’è anche una parte realizzata da alcune consulenti d’immagine sull’uso dei turbanti: proponiamo un gioco per provarli e trovare il colore che dona di più, un aiuto pratico e divertente che sottende la delicata questione della perdita dei capelli». Nonostante sia spesso un tabù, anche i ragazzi soffrono per la perdita dei capelli o per gli effetti collaterali estetici delle terapie, aggiunge la psicologa, e per aiutarli viene loro offerto un massaggio al viso e alle mani e un momento di attenzione alla cura della pelle.