Un viaggio talvolta lungo anche centinaia di anni nelle viscere della Terra prima di giungere in superficie, che prende le mosse da fenomeni vulcanici antichi da cui originarono le sorgenti termali.
Le acque termali fanno parte della tradizione in Italia, con oltre 380 stabilimenti accreditati distribuiti in 20 regioni e 170 Comuni, utilizzate per i fini terapeutici grazie alle loro peculiari caratteristiche.
Ce ne parla Emanuele Clo’, direttore sanitario presso Terme di Sirmione e docente al Master di idrologia medica e medicina termale dell’Università degli Studi di Pavia.
Le acque termali, un percorso scientifico
«La catalogazione scientifica delle acque termali avviene attraverso analisi e studi clinici, utili ad ottenere la certificazione delle proprietà terapeutiche, rilasciata dal Ministero della Salute. Un’attività sempre in miglioramento, poiché spesso alcune delle proprietà riscontrate sono riconosciute anche da tradizioni popolari millenarie. Attraverso le analisi (chimico-fisiche, microbiologiche, radioattività, relazione idrogeologica), la documentazione farmacologica e clinica (rilasciata dall’università) si identifica la tipologia d’acqua e le patologie che possono trarre benefici dalle cure termali come terapia, riabilitazione e mantenimento dello stato di salute dell’organismo. L’iter per il riconoscimento può durare anche alcuni anni, fino alla validazione terapeutica grazie agli studi clinici, sviluppati con un protocollo di ricerca approvato dal comitato etico e poi i risultati inoltrati al Ministero della Salute che ne certifica i benefici terapeutici. Segue poi l’accreditamento istituzionale della struttura termale con il SSN per il trattamento delle patologie riconosciute dai LEA. Impropriamente si definiscono SPA, acronimo che indica Salus Per Acquam o Salutare Per Acquam, strutture ricettive che operano nell’ambito wellness ma non si tratta di acque termali dalle proprietà curative e benefiche per l’organismo».
Tipi di acque termali
«Le acque termali – continua Clo’ – si suddividono in differenti categorie in base alla composizione chimica e alle proprietà terapeutiche a cui sono destinate: sulfuree, salsobromoiodiche, salse, bicarbonate, ferruginoso-arsenicali, carboniche, radioattive».
L’Acqua di Sirmione, per esempio, è un’acqua sulfurea e salsobromoiodica con molteplici azioni a livello sistemico, antisettica sulle mucose, immunostimolante, antiossidante, lenitiva, utilizzata per le inalazioni, insufflazioni all’orecchio, fango balenoterapia, balneoterapia con idromassaggio e le irrigazioni vaginali.
Le prestazioni in regime SSN, che richiedono la prescrizione del medico di medicina generale, dello specialista o del pediatra di libera scelta, prevede un ciclo di cure termali una volta l’anno per 12 giorni.
«Sono previsti, in regime privato, programmi di durata inferiore ripetibili più volte l’anno per incontrare le esigenze dei pazienti che non possono soggiornare per periodi così lunghi. L’utilizzo delle acque termali a domicilio con i prodotti da banco è complementare e di supporto alla terapia termale», puntualizza Clo’.
Termale e innovazione
La medicina termale, grazie all’innovazione digitale, ha gli occhi puntati verso il futuro. «L’uso di moderni software permette il tracciamento del percorso di cura e delle attività dei pazienti nella struttura termale, auspicabile l’introduzione della ricetta dematerializzata – conclude il direttore sanitario – La scientificità è il core business per un’azienda che mette al centro la salute del paziente, anche attraverso l’intensa attività sui social con opinion leader e medici che divulgano informazioni e promuovono la categorizzazione delle acque, alla luce alla luce degli studi e delle ricerche più accreditate».