Un paziente cronico su 5 rinuncia alle cure per motivi economici. Il Rapporto di Cittadinanzattiva

paziente anziano

In aumento le liste di attesa, così come i costi privati, per un paziente cronico su due. Uno su cinque rinuncia alle cure per motivi economici. Sono alcuni dati emersi dal XIX Rapporto sulle politiche della cronicità presentato da Cittadinanzattiva

Con l’espressione malattia cronica ci si riferisce a una patologia che presenta sintomi che non si risolvono nel tempo né giungono a miglioramento, caratterizzata da un lento e progressivo declino delle normali funzioni fisiologiche e, anche se con differenze tra le diverse patologie, per un malato cronico generalmente è possibile trattare i sintomi, ma non curare la malattia. In Italia, le malattie croniche colpiscono il 40% della popolazione e, in prospettiva, con il progressivo invecchiamento della popolazione e un numero crescente di “grandi vecchi”, questa percentuale andrà ad aumentare.

paziente anziano

L’Italia e le cronicità

Secondo i dati Istat 2019, oltre la metà degli anziani convive con tre patologie croniche. Le malattie più diffuse sono quelle cardiache, quasi 1 su 5. Se si considera il target over 80, due su tre presentano tre o più malattie croniche. Tra le patologie più diffuse: l’artrosi, l’ipertensione, le patologie lombare e cervicale, l’iperlipidemia, le malattie cardiache e il diabete, seguite, negli uomini, da problemi di controllo della vescica.

Inoltre, stando sempre ai dati dell’Istituto italiano di statistica, il 43,2% degli italiani over 65 soffre di almeno una patologia grave (ictus, tumori, Alzheimer e demenze, malattie cardiache, incluso infarto o angina, diabete, parkinsonismi, malattie respiratorie croniche: bronchite cronica, BPCO, enfisema). Tra gli over 85, un terzo ha dichiarato di essere affetto da almeno due patologie croniche gravi.Il Covid-19 ha segnato, poi, l’interruzione di controlli e screening, chiudendo gli anziani in casa per un periodo prolungato con un aumento di sedentarietà, adozione di stili di vita meno sani, diminuzione delle analisi etc.

Il Piano Nazionale Cronicità

Nel 2016 ha visto la luce il Piano nazionale per le cronicità, che aveva come obiettivo primario quello di ridisegnare la presa in carico delle persone affette da malattie croniche, mettendo in campo una serie di strumenti: dai sistemi informativi a quelli di valutazione, da modelli di remunerazione delle prestazioni degli erogatori all’elasticità dei luoghi di somministrazione delle cure, dai sistemi di accreditamento e autorizzazione all’impiego più ampio possibile della telemedicina, con l’obiettivo di un’armonizzazione nella gestione del paziente cronico a livello nazionale.

Cronicità, il Rapporto Cittadinanzattiva

Dal Rapporto emerge tuttavia che circa tre associazioni su quattro denunciano la presenza di importanti differenze sul territorio, a livello nazionale e regionale, nella gestione dei pazienti. Uno dei problemi più gravi concerne i costi necessari alla gestione della patologia, abitualmente sostenuti dai pazienti. Il 45% ha pagato per l’acquisto di parafarmaci e integratori non rimborsati, oltre il 40% per effettuare visite specialistiche in regime privato o intramurario, il 36% per la prevenzione terziaria, il 33% per effettuare esami diagnostici a pagamento. Un paziente su 2 sostiene che si è assistito a un rincaro dei costi rispetto al periodo pre-pandemia e a un allungamento delle liste di attesa. Uno su 5 è stato costretto a rinunciare ad alcune cure perché non poteva permettersele.

Farmacie e pazienti cronici

L’indagine ha analizzato anche il rapporto tra farmacie e pazienti cronici: è emerso che i servizi maggiormente fruiti in farmacia sono il monitoraggio di parametri quali pressione o peso (71%), le preparazioni galeniche (60,2%), la prenotazione di visite ed esami (53,9%). Tra i servizi meno conosciuti, utilizzati solo da un paziente su 2, i servizi di supporto all’ADI, la telemedicina e il teleconsulto, le campagne di prevenzione e individuazione di fattori di rischio, la ricognizione farmacologica e il supporto all’aderenza alle terapie prescritte.

La ricerca rivela inoltre il grande plauso dei pazienti rispetto all’evoluzione della farmacia dei servizi. A tale riguardo, il 63% dei pazienti si è dichiarato favorevole a rendere stabile la vaccinazione anti SARS-CoV-2 in farmacia oltre l’attuale fase sperimentale e si è dichiarato favorevole (65%) a coinvolgere le farmacie anche nella somministrazione di altre vaccinazioni per adulti, quali anti-influenzale, zoster e pneumococco.

«I dati del rapporto confermano che la farmacia svolge un ruolo essenziale nella gestione del paziente cronico e indicano che dobbiamo impegnarci di più nel far conoscere servizi fondamentali come il monitoraggio dell’aderenza alla terapia o i servizi di telemedicina e teleconsulto – ha commentato il presidente di Federfarma Marco Cossolo – Il grande apprezzamento espresso dagli intervistati per la somministrazione dei vaccini rappresenta un grande incoraggiamento a proseguire nell’attuazione del modello della farmacia dei servizi e a lavorare affinché quanto realizzato sulla spinta dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia sia messo a sistema e divenga strutturale sull’intero territorio nazionale».