Un nuovo farmaco potrebbe ritardare l’insorgenza del diabete di tipo 1

Teplizumab si è dimostrato capace di opporsi all’azione dei linfociti T, cellule del sistema immunitario che quando ‘impazziscono’ attaccano e distruggono le cellule beta del pancreas impedendo la produzione di insulina e determinando di conseguenza la comparsa del diabete di tipo 1

Type 1 Diabetes TrialNet, un gruppo di ricerca internazionale focalizzato sullo studio di cure atte a ritardare o addirittura prevenire l’insorgenza del diabete di tipo 1, ha svolto uno studio di fase 2 in doppio cieco e ha pubblicato i risultati della ricerca sul New England Journal of Medicine presentandoli contemporaneamente a San Francisco nel corso dell’American Diabetes Association Scientific Sessions.

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Teplizumab

Il farmaco sperimentato, teplizumab, si è dimostrato capace di opporsi all’azione dei linfociti T, cellule del sistema immunitario che quando ‘impazziscono’ attaccano e distruggono le cellule beta del pancreas impedendo la produzione di insulina e determinando di conseguenza la comparsa del diabete di tipo 1. Chi è colpito da questa malattia, in prevalenza bambini e ragazzi, è costretto a cambiare radicalmente il proprio stile di vita ed è obbligato, fra l’altro, a controlli quotidiani dell’alimentazione, della glicemia e a iniettarsi insulina.

Lo studio sul NEJM

Il team di ricercatori di Type 1 Diabetes TrialNet ha coinvolto per lo studio 76 partecipanti sani tra gli 8 e i 49 anni di età. Si trattava di soggetti con alta probabilità di sviluppare la malattia diabetica a causa della presenza in contemporanea di tre fattori di rischio: casi di diabete di tipo uno in famiglia, presenza di almeno due tipologie di anticorpi collegati al diabete e una tolleranza alterata nei confronti del glucosio. I partecipanti sono stati randomizzati in due gruppi: quello sperimentale, al quale è stato somministrato il farmaco, e quello di controllo. Il primo gruppo è stato trattato con teplizumab per 14 giorni, il secondo ha ricevuto solo placebo. Ogni sei mesi i ricercatori hanno condotto test di tolleranza al glucosio fino al completamento dello studio oppure fino alla comparsa del diabete. Il 72% dei pazienti del gruppo di controllo ha sviluppato la malattia rispetto al 43% dei pazienti inseriti nel gruppo sperimentale che aveva ricevuto il farmaco oggetto della ricerca. Chi era inserito nel gruppo placebo ha sviluppato il diabete entro due anni dall’inizio dell’indagine sperimentale mentre coloro che avevano assunto teplizumab hanno ricevuto diagnosi di diabete di tipo 1 mediamente dopo 48 mesi.

Teplizumab è già stato oggetto di studio in altre indagini precedenti e aveva dimostrato anche in quei test di essere capace di ostacolare l’azione dei linfociti T che attaccano e distruggono le cellule beta del pancreas produttrici di insulina.

I pazienti coinvolti erano però già ammalati di diabete in fase iniziale. Questa volta, invece, lo studio è stato eseguito su persone sane anche se a forte rischio di essere colpite da questa patologia.