Continua il nostro viaggio in dieci tappe per ripercorrere e scoprire i fatti salienti che hanno contraddistinto la storia della Farmacia.

Il percorso è stato oggetto della Mostra “Il Farmacista: nascita di una professione. Viaggio in una storia millenaria” con contenuti a cura delle redazioni di Farmacia News e Tema Farmacia, in esposizione a Cosmofarma 2022 (piazza Innovasoft, pad. 30).

Dopo la tappa dedicata al Medioevo , scopriamo in questo articolo l’evoluzione dell’arte farmaceutica durante il RinascimentoGutenberg, nel 1454, stampa il primo libro e nel 1492 vengono scoperte le Americhe: questi due avventi/eventi storici contribuiscono a far fare un balzo in avanti anche alla disciplina farmacologica. Vengono stampate e divulgate le opere di Ippocrate, Dioscoride, Galeno e si importano materie prime preziose da territori prima inesplorati. Entrambi forniscono nuovi saperi.

Secoli XV e XVI: il “delirio alchimico”

Agli inizi del XV secolo la materia medica, ridotta a una lectura simplicium, ovvero a un elenco di sostanze appartenenti ai tre regni naturali (vegetale, animale e minerale), inizia a indirizzarsi verso studi specifici. A ciò ha contribuito presumibilmente anche l’introduzione di nuove droghe vegetali: la gialappa, il guanaco, l’hydrastis, l’ipecacuana, la ratania, la salsapariglia proventi da paesi lontani.

Nelle Università di Padova, Pisa, Bologna si sviluppano erbari e orti botanici sui quali “sperimentare” proprietà e esiti terapeutici potenziali di erbe e piante vegetali. Nel 1553 all’Università di Padova viene istituita una cattedra, la Lectura simplicium, che conferiva il Diploma di Speziale. Questa “scienza” prende anche una forma scritta: negli anni 1552-1578 viene compilato il Pent’sao di Li Shih-chen, il primo trattato medico-farmacologico comprendente il “catalogo delle erbe medicinali”, con la descrizione di oltre 1000 piante medicinali e circa 10 milaformulazioni erboristiche. In Italia, invece, già nel 1498 viene stampata a Firenze, in lingua italiana, la prima Farmacopea Ufficiale: il Nuovo Receptario, frutto della collaborazione tra la Gilda dei Farmacisti e la Società Medica e fra i primi esempi di lavoro interprofessionale nella storia.

La seconda edizione del Ricettario Fiorentino del 1550 traccia invece il ritratto morale e conoscitivo del “bono spetiale” come dell’apoteca ideale per svolgere la professione: provvedere, assaggiare, preparare le droghe. Contiene, inoltre, istruzioni tecniche sulle varie forme farmaceutiche e i vari composti:

  • gli elettuari, insieme di droghe elette, contravveleni tipo teriaca o ricostituenti favolosi come la confezione ai testicoli di volpe, spesso impastati con miele mentre in altri casi erano allo stato di polvere (elettuario zuccherino per Re e Prelati);
  • i looch o sciroppi, con denominazioni propagandistiche (looch sanum et expertum);
  • i trosici, specie di compresse ottenute per impasto ed essiccazione, una anticipazione delle pillole ricavabili estemporaneamente da una massa semisolida per divisione e spolveratura;
  • colliri e i molti unguenti ed empiastri, oli semplici e composti.

Si intende, dunque, che nei secoli XV e XVI si assiste a una sorta di “delirio alchimistico”: scienziati, principi, curiosi di cose naturali, ciarlatani e sognatori, eseguono ricerche d’alchimia; alle corti dell’imperatore d’Austria, di Spagna e d’Inghilterra si distillano erbe e si preparano olii secondo ricette alchimistiche, ma dall’altro si sviluppano studi per individuare nuovi specifici farmaci e tra le figure di spicco emerge Theophrastus von Hohenheim, noto come Paracelso.

Paracelso (1493-1541)

A lui si deve l’introduzione del concetto di principio attivo. Contestando la medicina classica di Galeno, Avicenna e di altri padri, basa i suoi studi sull’osservazione delle malattie da trattare con rimedi, possibilmente provenienti dalla “madre terra” come le acque minerali e termali («aqua vivimus») o i metalli in esse disciolti. Afferma che le piante medicinali sono impure e che agiscono grazie a una quinta essenza, il principio attivo, che si ricava tramite specifiche procedure: la distillazione, concentrazione o con altre diverse manipolazioni chimiche. Propone e dà impulso all’uso di medicamenti provenienti da sostanze ottenute con reazioni chimiche quali lo stagno, impiegato come farmaco antielmintico (contro i vermi parassiti), lo zolfo nelle malattie febbrili e l’antimonio come purgante.

Da medico e filosofo naturale, dalla sua personale esperienza con i malati trae l’aforisma anti-galenico “similia similibus curantur”, cui va data una lettura antropologico più che farmacologica: “L’infermo si cura con l’infermiere”, “Il povero con il medico dei poveri”, “L’uomo dei campi con il medico di campagna”, ma soprattutto “Il buon medico è la prima medicina”: è il preludio al concetto di placebo. Contrario alla fitoterapia, Paracelso è anche il precursore della iatrochimica, la chimica medica basata sulla distillazione e l’analisi dei minerali, progenitrice della chimica. Reintroduce in terapia l’oppio, individua lo zinco, il nitrato d’argento, il sublimato corrosivo e i sali di antimonio come precursori di farmaci. Per primo utilizza l’etere, identificandone l’azione anestetica e il mercurio per curare la sifilide: un grande successo rispetto ai salassi, allo spurgo, il rigurgito, i lavaggi, inefficaci contro questa “epidemia” che alla fine del XV secolo colpì l’Europa.

Famaci di origine animale e minerale: l’opoterapie e l’organoterapia

Accanto ai prodotti vegetali si fa largo l’uso anche di componenti di origine animale a scopo terapeutico, come escrementi per applicazione locale e/o per ingestione, lo sterco di coccodrillo, di asino, di lucertola, di ippopotamo, o di parti di animali come gli zoccoli d’asino, la placenta di gatta, i visceri dei topi, i vermi e le mosche, sulla base delle conoscenze dei Bestiari del XIII secolo.

L’organoterapia, ovvero curare malattie con organi freschi o disseccati di animali e con liquidi organici (urina, sangue, succo gastrico etc.), è tuttavia antichissima: nasce con la vita; basti pensare che molti animali dopo il parto, mangiano la placenta probabilmente perché la capacità di stimolare la secrezione lattea. Nelle più antiche pratiche della medicina magica e popolare si trovano esempi di organoterapia con sangue, anche umano, con carne di serpenti e molto altro.

L’organoterapia si sovrappone all’opoterapia, cioè l’utilizzo di preparati ottenuti dal succo di organi animali, che resta a lungo in voga: nei primi anni del XX secolo ancora veniva consigliato agli anemici di bere il sangue di animali uccisi al macello e/o in caso di anemia perniciosa di mangiare fegato crudo.

Il XVII e XVIII secolo

Si caratterizzano per la figura del ciarlatano o medico imbonitore: secondo la definizione dell’Accademia della Crusca nel XVII secolo, ciarlatano è colui che «per le piazze avvalendosi della sua parlantina e dei suoi giochi di mano spaccia unguenti o altre medicine» e inoltre «cerca, con abbondanza di parole artificiose e vanterie, di spacciare il falso per vero, traendo profitto dell’altrui credulità» (Corsini 1922). Il ciarlatano viene chiamato nel gergo delle cronache anche montinbanco, imbonitore sul palco in piazza in quanto declama anche versi e filastrocche per illustrare i pregi dei suoi preparati medicamentosi. Questi potevano contenere diverse sostanze: per esempio la colchicina, un alcaloide del Colchicum autumnale, per curare la gotta, la mandragora, essiccata o in polvere, dotata di molte miracolose virtù, la corteccia di china.

Occorre attendere la seconda metà del XVIII secolo perché la chimica progredisca assumendo le caratteristiche di scienza, sviluppando sempre maggior interesse per la conoscenza dei principi attivi dei medicamenti: è l’inizio della chimica farmaceutica. Contemporaneamente nasce la “farmacologia sperimentale” che si fonda, fin da allora, sulla sperimentazione sistematica, ovvero esperimenti eseguiti in laboratorio in vitro e in vivo su organismi viventi.

Il viaggio continua! Prossima puntata: “Il XIX secolo“.

Bibliografia

  • Luciano Caprino, Il farmaco, 7000 anni di storia, dal rimedio empirico alle biotecnologie, AIFA, Armando editore, 2012
  • Raimondo Villano, appunti di Storia della farmacia