Sono state emanate le prima raccomandazioni italiane relative alla sindrome dell’occhio secco: condivise a livello nazionale, sono scaturite da un tavolo di confronto di oftalmologi italiani promosso da Novartis.
La sindrome dell’occhio secco è una malattia oculare cronica spesso sottovalutata dal punto di vista epidemiologico, sintomatologico e terapeutico, e talvolta associata a patologie oculari e sistemiche più complesse o a effetti collaterali di terapie croniche. Si tratta di una patologia che colpisce tra il 20 e il 30% della popolazione over 50, con un’incidenza quasi doppia negli individui di sesso femminile. Un’indagine preliminare commissionata da Novartis ha evidenziato che nell’ultimo anno il 65% del campione intervistato ha sofferto di disturbi oculari: ma nonostante la diffusione di sintomi riconducibili alla sindrome dell’occhio secco, il 50% degli intervistati non sa identificare correttamente il proprio disturbo, segno di una mancanza di conoscenza della patologia.
«I sintomi della sindrome dell’occhio secco sono vari, e spesso si sovrappongono con altri disturbi oculari. Per questo anche lo specialista può sottostimare la gravità del disturbo: Si tratta di una patologia cronica per la quale ancora non esiste una cura definitiva: una diagnosi precoce e una gestione appropriata del paziente sono dunque importanti per migliorare la qualità della vista e della vita di chi ne è affetto», ha spiegato Pasquale Aragona, direttore della Clinica Oculistica e del Centro di Riferimento Regionale per le malattie della superficie oculare del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Messina.
Novartis ha dunque voluto coinvolgere oftalmologi ed esperti in un tavolo di lavoro, con l’intento di individuare e uniformare le procedure per la diagnosi e il trattamento della sindrome dell’occhio secco. Gli esperti hanno innanzitutto steso un percorso ideale da seguire, dal primo approccio al paziente fino all’individuazione della terapia più appropriata. Il primo step riguarda un attento ascolto dei sintomi riferiti dal paziente: per quantificare l’entità di tali sintomi è utile servirsi di appositi questionari di autovalutazione che il paziente può facilmente compilare. Occorre poi effettuare un’accurata anamnesi che indaghi sull’andamento e sulla variabilità dei sintomi, e sui fattori scatenanti.
Paolo Vintani, vice presidente di Federfarma Milano ha precisato che «tali raccomandazioni costituiscono un valido aiuto anche per i farmacisti, che sono intermediari tra i pazienti e i medici. Il farmacista spesso si trova a dover interpretare i sintomi riferiti dalle persone, per poter consigliare loro il miglior rimedio e indirizzarli allo specialista. Nell’ambito dei disturbi oculari, in merito ai quali le persone spesso non riescono a distinguere tra le diverse sindromi, l’attività del farmacista diventa ancora più complessa».
Le linee guida offrono inoltre consigli e spunti utili per aiutare il paziente a eliminare i fattori di rischio ambientali e migliorare il proprio stile di vita. Tra questi citiamo l’adozione di un’alimentazione sana ed equilibrata, l’abitudine di un’idratazione costante, l’attenzione al microclima dell’ambiente in cui il paziente soggiorna.