di Antonello Mirone, presidente Federfarma Servizi
Questa mia convinzione deriva non tanto dai pur brillanti risultati delle prime esperienze realizzate in diverse Regioni, inizialmente sotto forma di sperimentazioni e, successivamente, di standard organizzati su più larga scala, quanto dall’impulso che proprio gli utenti delle nostre farmacie stanno dando a questo tipo di nuove funzioni che la farmacia è chiamata a svolgere. Infatti, sono in primis i cittadini-pazienti che, alla ricerca di risposte ai propri bisogni di salute, si rivolgono sempre di più al banco della farmacia con la speranza di ottenere riscontri alle esigenze personali o dei propri familiari.
In particolare, questa seconda fattispecie è sempre più frequente, considerando l’evoluzione demografica del nostro Paese con il progressivo invecchiamento della popolazione e il conseguente incremento di pazienti cronici desiderosi di assistenza sanitaria. Sono sicuramente loro il principale motore che ha indotto le diverse Regioni ad accelerare sui percorsi che disciplinano l’attività dei servizi erogabili in farmacia cercando, in questo modo, di mettere in pratica il più volte invocato potenziamento della sanità territoriale, favorendo così il decongestionamento della rete ospedaliera, già alle prese con la difficile gestione delle necessità di primo soccorso della popolazione.
Questo è un percorso che parte da lontano, i primi provvedimenti ministeriali risalgono addirittura al 2010, ma che ha trovato il vero sviluppo a seguito dell’emergenza pandemica che ha squarciato il velo di una sanità che non può fare affidamento sui plessi ospedalieri o su strutture similari senza che vi sia preventivamente la presa in carico dei pazienti cronici da parte dei professionisti sanitari operanti sul territorio.
Da questo punto di vista, la capillarità della farmacia e la sua prossimità ai cittadini-pazienti anche nelle aree interne rappresentano un valore aggiunto inestimabile che supera di gran lunga qualsiasi altra offerta in campo sanitario, garantendo una continuità di servizio molto, molto apprezzata dall’utenza.
Ecco che, allora, dare la possibilità ai pazienti di effettuare esami diagnostici di prima istanza, come un elettrocardiogramma e un holter pressorio o cardiaco, magari accompagnato da un quadro lipidico o una valutazione dei valori glicemici nei pressi del proprio domicilio, senza dover affrontare lunghi spostamenti, rappresenta per la farmacia una straordinaria opportunità per acquisire un ruolo centrale in questo nuovo modello di sanità territoriale. Però, il passo fondamentale perché la nuova funzione della farmacia si affermi in modo incontrovertibile sarà lo sviluppo della telemedicina che, come ben evidenziato nelle linee guida presentate dal Ministero della Salute, permetterà di mettere in collegamento le diverse figure professionali della sanità “avvicinandole” al paziente, inducendo un minor ricorso all’ospedalizzazione dei pazienti e ottenendo un evidente beneficio nei costi sociali legati allo spostamento dei cittadini e, come purtroppo molto spesso accade, all’abbandono di terapie che moltiplica la spesa pubblica con l’aggravarsi delle condizioni del paziente.
Su questo argomento, partiamo sempre dai dati statistici che non mentono e che ci raccontano che il 25% dei pazienti cronici abbandonano la terapia senza completarla e comprendiamo quale primario compito possa svolgere il farmacista territoriale nell’ambito di quei servizi cognitivi che, in pratica, la nostra categoria ha sempre svolto in modo empirico, ma che, resi sistematici, possono dare risultati sorprendenti in termini di risposta del paziente alle terapie prescritte. Anche il legislatore ha ben compreso come possa essere un’arma formidabile nel contenimento dei costi sanitari, rendendo efficace l’investimento sostenuto con la spesa farmaceutica.
Da qui, partiamo per descrivere il nuovo ruolo della farmacia aperta al pubblico che, aldilà di quanto vanno sostenendo i denigratori di tale evoluzione, vede sempre il farmaco al centro della propria attività, ma attorno a esso “costruisce” una serie di altre funzioni, oggi come oggi essenziali per dare valore a quel bene che prima veniva semplicemente dispensato, ma che ora è una parte, seppur fondamentale, ma sempre una parte di una più ampia “presa in carico del paziente”, che rappresenta il reale obiettivo di questa nuova fase al passo con i tempi della nostra storica professione.