Le associazioni di farmacie e dei farmacisti di Italia, Spagna, Francia e Portogallo si sono riunite nel tradizionale meeting – ospitato a Porto lo scorso 1° marzo – volto a discutere le sfide della farmacia e della professione ed esaminare concretamente come ciascuna associazione sta declinando in concreto il servizio farmaceutico del futuro.

La remunerazione: una pietra miliare dalla quale partire

Il Segretario Federfarma, Roberto Tobia, nell’introdurre le diverse presentazioni, ha ricordato quanto sia essenziale il riconoscimento economico dell’atto professionale, che, finalmente sganciato dalla logica del prezzo del farmaco, può rappresentare una base per lo sviluppo futuro di nuovi servizi professionali remunerati dal Servizio Sanitario Nazionale. Un obiettivo quest’ultimo, perseguito lo scorso 1° marzo con l’avvio nel nostro Paese della nuova remunerazione.

I temi al centro della giornata

Al centro della giornata, tra i diversi temi oggetto di approfondimento, la carenza di professionisti e la perdita di attrattività della farmacia.

È stato ricordato come l’esperienza pandemica abbia rappresentato, per la professione, uno spartiacque tra un prima e un dopo. Le nuove generazioni stanno mostrando un approccio molto più disincantato al lavoro e i numerosi relatori intervenuti hanno raccontato il lavoro che stanno svolgendo per recuperare un ruolo del farmacista più aderente alle esigenze espresse dai giovani.

L’esperienza francese

I relatori dell’ordine francese dei farmacisti, oltre ad aver illustrato l’impegno e la programmazione messa in campo dai farmacisti al di là degli stereotipi dominanti, hanno concordato che solo la crescente professionalizzazione dei servizi in farmacia potrà combattere la disaffezione che i giovani stanno mostrando verso la professione.

Altresì, ampia è stata la condivisione circa il fatto che il recupero dell’appeal possa essere perseguito solo attraverso un aumento sistematico dei nuovi servizi in farmacia.

L’esperienza portoghese

Dal canto loro, i relatori portoghesi, hanno raccontato la propria esperienza sul rafforzamento della collaborazione con la classe medica per arrivare a protocolli condivisi che permettano alle farmacie di poter “rinnovare” in autonomia le prescrizioni dei pazienti cronici.

L’esperienza spagnola

Estremamente interessante, oltre che di stringente attualità per il nostro Paese, l’esperienza spagnola, attualmente sviluppata all’interno di 5 comunità autonome ma che punta ad un ampliamento su larga scala a tutto il Paese.

Si tratta di una stretta collaborazione tra i farmacisti ospedalieri e quelli di comunità finalizzata a “spostare” la dispensazione di alcuni farmaci, distribuiti solo in ospedale, anche nelle farmacie territoriali.

La questione è di grande interesse e non solo per l’Italia. Quasi tutti i Paesi stanno difatti puntando a riportare alcuni farmaci sul territorio, non soltanto per garantire un maggiore respiro economico alle farmacie, ma soprattutto per ridare la giusta importanza all’attività di dispensazione del farmaco.