L’anemia è una condizione clinica in cui il numero di globuli rossi nel sangue, e quindi il valore dell’ematocrito, risulta diminuito o quando il contenuto di emoglobina (Hb) al loro interno è sotto la norma. La massa eritrocitaria deriva dall’equilibrio tra la produzione e la distruzione, o la perdita, di globuli rossi. Si parla di anemia quando il quantitativo dell’emoglobina è sotto 12,5 g/dl nell’uomo e 11,5 g/dl nella donna, indipendentemente dal fatto che il numero dei globuli rossi si riduca sotto i 4,5-5 milioni di emazie per mm3 (oligocitemia). L’anemia spesso è un sintomo, non una diagnosi e il trattamento è subordinato alla definizione della malattia che la provoca.
Classificazione e sintomi dell’anemia
Esistono vari tipi di anemia, ognuno dei quali si può ricondurre a un meccanismo di base: la perdita di sangue, il deficit di eritropoiesi (insufficiente o alterata produzione midollare), l’alterata sintesi di emoglobina e la distruzione dei globuli rossi. La classificazione delle anemie può essere fatta in base all’evento fisiopatologico che le determina.
I sintomi derivano dal ridotto apporto di ossigeno ai tessuti e agli organi. I sintomi principali sono astenia, facile affaticabilità, dispnea da sforzo e cardiopalmo. Tra i sintomi d’organo, vanno citati cefalea, angina, scompenso cardiaco ed edemi. Segni tipici sono il pallore, l’ittero, la tachicardia e la tachipnea.
Anemie acute e croniche
Tra le cause di anemia acuta c’è la perdita di sangue per incidenti o traumi, il sanguinamento gastrointestinale, il parto, gli interventi chirurgici e le loro complicanze. La perdita di sangue costante e cronica può derivare da tumori della vescica, tumori o polipi del tratto gastrointestinale, perdite mestruali eccessive, tumori renali e ulcere gastriche o dell’intestino tenue. Per rimediare, serve intervenire sulla causa, individuando e fermando la perdita di sangue. Nelle anemie possono essere necessarie trasfusioni, che spesso salvano la vita: da qui l’importanza delle campagne di sensibilizzazione alla donazione.
Cause dell’anemia da carenze di ferro
Emorragie e sanguinamenti | Flusso mestruale eccessivo
Perdite endometriali croniche Ernia iatale Polipo colon-retto Ulcera peptica Tumore Malattie infiammatorie intestinali |
Scarso apporto nell’alimentazione | Malnutrizione
Diete squilibrate o troppo drastiche Disturbi alimentari |
Scarso assorbimento del ferro | Difetti del metabolismo
Malattie intestinali croniche Celiachia Diverticoli Tumori del colon o dello stomaco |
Gravidanza e allattamento | Fabbisogno maggiore per lo sviluppo del feto |
Interventi chirurgici | Es. pazienti gastrectomizzati |
Il ruolo del ferro
Il ferro è un macroelemento che gioca un ruolo decisivo nella formazione dei globuli rossi: la sua presenza è quindi fondamentale nel trattamento delle forme di anemie legata a deficit dell’eritropoiesi. La carenza di ferro porta proprio all’anemia. Le carenze nutrizionali di ferro, vitamina B12 o acido folico sono all’origine del 50% dei casi.
Un uomo adulto o un anziano dovrebbero assumerne 10-14 mg al giorno, mentre per le donne in età fertile si parla di 18 mg. Durante la gravidanza, infatti, il sangue in circolo è maggiore e quindi ne aumenta il fabbisogno perché si deve soddisfare sia le necessità della futura mamma sia quelle del bambino. Se viene fatta diagnosi di anemia sideropenica, si deve sospettare un sanguinamento occulto e ricercare dove potrebbe essere. La terapia consiste nell’integrazione delle riserve di ferro con ferro in forma biodisponibile e nel trattamento della causa del sanguinamento.
il ruolo del ferro
Alimenti ricchi di vitamina B12 e folati | |
Vitamina B12 | Folati* |
Carne (es. fegato di ovino, in particolare) | Verdure a foglie verdi (es. spinaci, broccoli, asparagi, lattuga) |
Sgombro, polpo, salmone, mitili (es. cozze e ostriche) | Legumi |
Uova di gallina, di oca e di anatra | Frutta (es. limoni, kiwi, arance) |
Formaggi, latte, yogurt | Fegato |
*Nei vegetali la cottura può ridurre il contenuto di acido folico del 50-95%. Meglio consumarli freschi e crudi o dopo una cottura rapida. |
Epidemiologia
Le stime indicano che più del 10% della popolazione mondiale è affetta da una forma di anemia. In molti casi, la condizione è causata proprio da una carenza di ferro. Per questo, è utile integrare la dieta con alimenti ricchi di ferro facilmente assimilabile dall’organismo. Non tutti i cibi sono una fonte di ferro ugualmente efficace e assorbibile dall’organismo. Inoltre, quando è necessaria un’integrazione, serve fare attenzione a non cadere nell’eccesso opposto fornendo troppo ferro: una quantità superiore alle esigenze può dare fastidio, provocando diarrea o crampi addominali.
Farmaci e integratori
La supplementazione di ferro con farmaci o integratori di solito avviene comodamente per via orale. Instaurare un trattamento a base di ferro senza ricercare la causa dell’anemia, però, è inutile. Serve indagare l’origine del problema anche in casi di anemia lieve. I prodotti in commercio contengono sali di ferro come solfato, gluconato e fumarato ferroso. Il farmacista deve raccomandare di assumere l’integrazione lontano dai pasti, almeno mezz’ora prima (meglio un’ora) o due ore dopo, perché il cibo o gli antiacidi possono ridurne l’assorbimento. La dose iniziale è 60 mg di ferro elementare, corrispondente, per esempio, a 325 mg di solfato ferroso, in un’unica somministrazione o diviso in due volte. Dosi maggiori non vengono assorbite e provocano di frequente effetti indesiderati.
L’efficacia dell’integrazione
L’emoglobina aumenta lentamente durante le prime due settimane di integrazione di ferro, poi cresce di 0,7-1 grammo alla settimana fino ad arrivare a valori vicini alla normalità. In seguito, il tasso di incremento diminuisce progressivamente. Spesso il medico prescrive una serie di misurazioni dei livelli di emoglobina per verificare l’efficacia della terapia in corso fino ad accertarsi che il valore dei globuli rossi sia tornato nella norma. Se la risposta alla terapia è scarsa bisogna approfondire le indagini perché i motivi possono essere vari: un sanguinamento ancora presente, un’infezione, una neoplasia, una dose insufficiente, o più raramente, a una situazione di malassorbimento del ferro assunto per via orale.
Carenza vitaminica
La carenza di vitamina B12 e/o di folato (acido folico) causano l’anemia megaloblastica, così chiamata perché il midollo osseo produce globuli rossi grandi e anomali (megaloblasti) e globuli bianchi neutrofili multilobati (ipersegmentati). Di solito deriva da un’assunzione insufficiente con la dieta o da un’incapacità di assorbimento del tratto digerente. L’anemia perniciosa è una carenza di vitamina B12 indotta da una malattia autoimmune (gastrite cronica atrofica) che influisce sul suo assorbimento. La carenza di folato, invece, a volte è provocata da farmaci antitumorali o da un consumo eccessivo di bevande alcoliche.
I sintomi si sviluppano lentamente e assomigliano a quelli di altri tipi di anemia (es. stanchezza, debolezza e pallore). La carenza di vitamina B12 può causare anche un malfunzionamento dei nervi, con conseguente formicolio, perdita di sensibilità e debolezza. Se la carenza è grave, può insorgere anche confusione mentale: per questo, negli anziani può essere confusa con la demenza e non diagnosticata e corretta.
Quando gli esami del sangue rilevano un’anemia, si approfondisce con esami mirati per verificare se la causa è una carenza di vitamina B12 o di acido folico. Nel primo caso, il trattamento consiste nella supplementazione della vitamina carente la B12 viene somministrata per bocca o per via parenterale se la carenza è grave o causata da incapacità di assorbire la vitamina dal tratto digerente. L’acido folico può essere assunto per compresse, capsule molli o per via intramuscolare.
Origini genetiche
L’anemia falciforme e l’anemia mediterranea (o talassemia) sono di origine genetica e congenite. La prima è il tipo di emoglobinopatia più diffusa al mondo e si deve a una mutazione del gene della sintesi dell’emoglobina. In questi pazienti, l’Hb ha una forte tendenza ad aggregarsi quando la concentrazione di ossigeno è scarsa. Quando ciò avviene, per esempio a livello dei capillari, si creano degli ammassi non funzionali che portano il globulo rosso ad assumere la caratteristica forma a falce, da cui deriva il nome.
Nei distretti in cui la concentrazione di ossigeno è normale, l’emoglobina tende a separarsi e il globulo rosso riprende la sua forma originale e la sua funzionalità. Questo ciclo è reversibile solo finché la membrana esterna del globulo rosso non si danneggia. Il rischio è di andare incontro a episodi di ipertensione o a trombosi.
Nell’anemia mediterranea, invece, il difetto genetico provoca una produzione di emoglobina alterata in alcune zone (alfa o beta) che porta alla morte prematura dei globuli rossi e quindi alla mancata ossigenazione dell’intero organismo. La forma più grave della malattia si manifesta quando nasce un bimbo da due genitori portatori sani che eredita quindi il gene malato da entrambi. Ciò avviene nel 25% dei casi.
Anche il farmacista può contribuire al contrasto a tali malattie, informando la popolazione e prestando le proprie vetrine e spazi interni alla farmacia per diffondere materiale informativo.
Secondo i criteri dell’OMS la concentrazione normale di emoglobina è:
Uomo | 13-18g/dl (8,1-11,2 mmol/l) |
Donna | 12-16g/dl (7,5-10 mmol/l) |
Si parla di anemia quando:
Anemia lieve | Hb > 10g/dl ma < 16-18g/dl |
Anemia moderata | Hb < 10g/dl ma Hb > 8g/dl |
Anemia grave | Hb < 8g/dl |
La produzione dei globuli rossi
La produzione di globuli rossi, o eritropoiesi, avviene all’interno del midollo osseo, sotto il controllo dell’eritropoietina, ormone prodotto nel rene in risposta al ridotto apporto di ossigeno. Serve però che alcuni substrati essenziali siano presenti in quantità sufficiente: i principali sono il ferro, la vitamina B12, i folati e l’eme, un pigmento contenente ferro, cofattore essenziale di numerose emoproteine.
Ogni globulo rosso contiene 265 milioni di molecole di emoglobina. Ogni molecola di Hb può trasportare 4 molecole di ossigeno. L’emoglobina ossigenata ha colore rosso acceso, mentre quella non ossigenata è rosso scuro. Questa differenza è uno dei principi sui quali si basa la saturimetria degli strumenti diagnostici.
Le cause di anemia
Produzione midollare di globuli rossi diminuita, alterata o comunque insufficiente |
Alterata sintesi di emoglobina |
Ridotta sopravvivenza dei globuli rossi (aumentata distruzione) |
Perdite di sangue (acute o croniche) |
Il ferro negli alimenti
Il ferro è presente nel cibo in due diverse forme chimiche, una facilmente assimilabile e biodisponibile (ferro-Eme), e l’altra poco assorbibile dagli enterociti dell’intestino (ferro non-Eme). Il ferro-Eme si trova nella carne di pollo, manzo, maiale, cavallo, selvaggina, e nel pesce. Questi alimenti contengono circa il 40% di ferro-Eme e il 60% di ferro non-Eme. Vegetali, uova, latte e derivati, invece, contengono ferro non-Eme, meno assimilabile. La quota assorbita di ferro non-Eme, in ogni caso, si trova sotto forma bivalente (Fe2+) e non trivalente (Fe3+). La quota biodisponibile di ferro non-Eme è davvero bassa (5%) e può diminuire ancora in presenza di sostanze inibenti come i polifenoli e i tannini contenuti nelle verdure. Esistono però sostanze capaci di promuovere l’assorbimento del ferro, come l’acido citrico del limone, la vitamina C di vari frutti, e l’acido lattico dei crauti.
Alcuni diffusi tipi di anemia
Anemia aplastica |
Anemia mediterranea |
Anemia falciforme |
Anemia carenziale da ferro |
Anemia carenziale da B12 e folati |
Donare sangue è donare vita
È necessario un ricambio generazionale dei donatori per rispondere appieno alla domanda. Complice il costante aumento dell’età media legato all’invecchiamento generale, il numero di donatori giovani nella fascia d’età tra i 18 e i 25 anni è passato da 227.991 nel 2011 a 200.199 nel 2023, pari a un calo del 12%. Donare il sangue è tutt’altro che banale, frutto di una scelta consapevole e meditata e con un impatto fortissimo sulla salute pubblica.