La responsabilità sociale e professionale del farmacista nella lotta all’antibioticoresistenza è stata al centro di un’iniziativa coordinata dalla Consulta dei giovani professionisti lombardi con il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti di Milano Lodi Monza Brianza, Agifar Milano, Comitato M’impegno, Giovani psicologi della Lombardia e Segretariato Italiano Giovani Medici
Notevole l’incontro dedicato all’antibioticoresistenza, tematica di grande interesse e valenza sociale, la sera del 25 marzo all’Ordine dei Farmacisti di Milano, Lodi, Monza Brianza. C’era anche il Presidente della Federazione Ordini Farmacisti Italiani, Andrea Mandelli, a ricordare che non esistono, sui media, un riscontro e un rilievo che siano pallidamente proporzionali al rischio che stiamo correndo su questo fronte.
Mandelli ha anche citato le due mozioni parlamentari presentate in prima persona, una nella scorsa legislatura e una in quella corrente, per contrastare l’antibioticoresistenza. In particolare, con la mozione del 18 luglio 2018 si è chiesto al Governo di:
- destinare maggiori risorse per sostenere la ricerca scientifica;
- adottare misure per la protezione dei consumatori dai rischi derivanti dall’uso di antibiotici nella filiera alimentare;
- promuovere buone pratiche per il controllo delle infezioni ambito ospedaliero;
- sostenere la ricerca nel settore dei test rapidi;
- investire nella formazione degli operatori;
- attivare osservatori territoriali per la valutazione delle infezioni extraospedaliere.
Una serata voluta dai giovani, che ancora una volta trainano i temi più caldi: la Consulta dei giovani professionisti, che ha per mission l’integrazione tra differenti professionalità che si mettono in rete per la presa in carico del paziente sul territorio; Agifar Milano, Lodi, Monza Brianza e Pavia, il cui Presidente, Luigi Congi, ha moderato l’incontro; il comitato M’Impegno, che dedica le sue azioni alla crescita della responsabilità civile nella convivenza sociale. “Occorre coinvolgere tutti i professionisti della salute in una strategia di contrasto multidisciplinare e, contemporaneamente, mobilitare le componenti attive della società per aumentare la consapevolezza su questo tema fondamentale”, ha commentato lo stesso Congi, sottolineando il valore interprofessionale dell’incontro.
Un’emergenza drammatica
Com’è apparso subito, dal primo intervento tenuto dal dottor Nicola Liberato, Direttore dell’unità ospedaliera complessa di medicina interna dell’Asl di Melegnano, quella dell’antibioticoresistenza è una vera emergenza, alla quale il nostro Paese è esposto molto più di altri.
Durante il XX secolo, dopo il picco della spagnola, le malattie infettive sono andate azzerandosi. Purtroppo l’uso inappropriato degli antibiotici, in campo umano ma soprattutto in veterinaria, ha portato a una situazione che rischia di diventare incontrollabile. Il nuovo terrore sono i Gram negativi: molti di essi sono resistenti al 90% degli antibiotici, in Europa ogni anno si contano 30.000 morti dei quali un terzo in Italia. Il principale elemento di pericolo, in effetti, è dato dalle infezioni di sei patogeni collettivamente descritti dall’acronimo Eskape (Enterococcus faecium, Staphylococcus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e Enterobacter) la cui prevalenza è particolarmente rilevante in ambito ospedaliero, dove rappresentano la principale causa di morte per infezioni. Dei batteri Eskape, quattro sono Gram negativi e due Gram positivi.
La situazione in Italia e nel mondo
Il nostro Paese è uno degli Stati membri della Unione Europea con il più alto livello di resistenza: eppure non c’è la sensazione dell’urgenza, non esiste un coordinamento nazionale di nessun tipo e a nessun livello, come ha chiarito nel suo intervento il dottor Liberato. Le previsioni sono pressoché apocalittiche: andando avanti così, nel 2050 l’antibiotico resistenza sarà la prima causa di morte, superando di gran lunga il cancro.
L’emergenza a cui tutto il mondo è chiamato a prestare attenzione mostra dati impressionanti: ecco i numeri della più grande minaccia globale.
Le infezioni intraospedaliere riguardano il 12% dei pazienti ricoverati.
In Europa si verificano annualmente 4 milioni di infezioni da germi antibioticoresistenti, che causano oltre 37.000 decessi, responsabili di un significativo asservimento di risorse, che ammontano circa euro 1,5 miliardi anno.
Negli Stati Uniti sono 2 milioni i soggetti colpiti da un’infezione resistente agli antibiotici, con circa 50.000 morti e una spesa che supera i 2,5 miliardi di euro.
In Italia, la resistenza agli antibiotici si mantiene tra le più elevate in Europa e quasi sempre al di sopra della media europea. Ogni anno nel nostro Paese dal 7 al 10% dei pazienti va incontro a un’infezione batterica multiresistente, con migliaia di decessi. Le più comuni infezioni sono la polmonite e le infezioni del tratto urinario. I costi associati all’incremento dei giorni di ospedalizzazione nel nostro Paese variano da 4.000 a 28.000 euro per paziente.
Emergenza ospedale
Il dottor Angelo Pezzi, responsabile dell’unità operativa di terapia intensiva del Bassini di Milano, ha ricordato che ogni volta che prescriviamo un antibiotico facciamo un danno ecologico di rilievo a milioni di popolazioni microbiche, con ripercussioni negli organismi superiori che è difficile evitare. “La conseguenza è che dall’ospedale il paziente esce guarito ma colonizzato”, ha detto Pezzi. “Esiste un piano regionale per il contrasto all’antibiotico resistenza in ambito umano e in ambito veterinario, che purtroppo i medici ospedalieri conoscono ancora troppo poco. Eppure le fasi del processo di lotta all’antibioticoresistenza prevedono proprio il riconoscimento e la diagnosi, una corretta scelta del farmaco (appropriatezza), un’esatta valutazione del timing di esposizione. Tutte fasi già codificate, che è giunto il momento di rispettare in pieno. È necessario minimizzare il rischio di in appropriatezza con la corretta interpretazione dell’antibiogramma, la corretta modalità di somministrazione dell’antibiotico e la concentrazione efficace nel sito di infezioni. In ospedale le terapie sono spesso troppo lunghe, ma a casa sono troppo brevi. Troppi blister a metà negli armadietti dei nostri pazienti: questo significa terapie poco seguite, incomplete, non corrette”.
Pezzi ha usato parole forti: bisogna andare verso lo scongelamento culturale, affrontare l’impopolarità del cambiamento. Scuotere le coscienze degli operatori e dare obiettivi ad personam, quantificabili, per chi prescrive. Il tema ‘antibioticoresistenza’ va inserito nei programmi didattici. È davvero un’emergenza.
Il ruolo del farmacista territoriale
L’intervento del Dottor Francesco Gamaleri, farmacista territoriale, consigliere dell’Ordine dei farmacisti delle province di Milano, Lodi e Monza Brianza e competente in farmacovigilanza, ha puntato sul ruolo del farmacista di comunità nella sorveglianza, nella dispensazione e nell’educazione del paziente.
“Oggi la farmacia riveste un ruolo centrale come primo presidio sanitario sul territorio”, ha detto Gamaleri. “Il farmacista deve riconoscersi in pieno in questo antico ma sempre nuovo ruolo di operatore sanitario sul territorio, in grado di dialogare con i pazienti, che ben conosce, suggerendo loro il comportamento più corretto da seguire qualora debbano affrontare una terapia antibiotica. Il farmacista che è in grado di supportare al contempo la prescrizione del medico e la compliance del paziente, può offrire il sostegno comunicativo necessario per rafforzare le indicazioni riguardo i tempi e i modi per l’assunzione dell’antibiotico prescritto, facendo proprio il concetto secondo cui il farmaco e l’antibiotico non sono beni di consumo ma strumenti di cura”.
Secondo Gamaleri, tre sono le direttrici da seguire per il farmacista: “Occorre proteggere il paziente e accompagnarlo al traguardo di salute, valorizzare lo strumento di cura e terapia e, allo stesso tempo, proteggere sè stessi come professionisti, adottando un comportamento professionale e deontologico”.
In questo modo anche il farmacista si pone come sentinella dell’assunzione appropriata del farmaco e contribuisce ad arginare quella che si prospetta come una vera terribile emergenza sanitaria nei prossimi decenni se non si pensa ora e subito a porre un drastico stop.
Gamaleri ha anche ricordato il Protocollo di intesa siglato lo scorso gennaio tra Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione e approvato dalla Conferenza Stato Regioni, dal titolo ‘Indirizzi di policy integrate per la scuola che promuove la salute’, ispirato al principio secondo cui la scuola funge da partner di un dialogo intersettoriale e interistituzionale, in grado di affrontare le tematiche della Promozione della Salute in modo integrato e interdisciplinare, valorizzando in chiave paritaria le specifiche competenze di tutte le figure professionali coinvolte.
Saper comunicare con il paziente
A chiudere l’evento è stata Cecilia Pecchioli, presidente Giovani Psicologi Lombardia e Presidente della Consulta Giovani Professionisti Lombardi, che ha sottolineato l’importanza, nella dinamica della comunicazione con il paziente, della capacità di modulare il dialogo. Oltre a toccare gli aspetti terapeutici e sanitari, è necessario, per raggiungere il traguardo della guarigione, che la comunicazione non sia unidirezionale ma dia anche al paziente un ruolo partecipativo.