Un rossore più o meno persistente della pelle, che interessa nella maggior parte dei casi le aree centrali del viso, come guance e naso, lesioni infiammatorie, come papule o pustole, oltre a pizzicore, bruciore, aumentata sensibilità della cute. Anche il coinvolgimento degli occhi, che presentano arrossamento accompagnato da sensazione di secchezza e prurito, è spesso possibile.

Sono le manifestazioni più tipiche della rosacea, uno stigma ben visibile che chi ne soffre si porta addosso con forte implicazioni anche psico-emotive. È il percepito dei pazienti emerso da una indagine condotta da Galderma: riconoscere i primi sintomi, parlarne con un esperto, consente di contenere la problematica con benefici sulla qualità della vita del paziente.

I dati

All’incirca 415 milioni di persone nel mondo, oltre 3 milioni in Italia, pari al 7-8% di tutta la popolazione adulta, di entrambi i sessi, in prevalenza ad di sopra dei 30 anni. Denominatore comune: essere affetti da rosacea. Una patologia le cui cause di insorgenza sono ancora dibattute, mentre sono noti i diversi fattori trigger, tra cui consumo di cibi piccanti o bevande alcoliche, stress emotivo, esposizione solare, bagni caldi e la presenza sulla pelle di acari del genere Demodex, generalmente innocui, ma in quantità elevate sulla pelle del paziente con rosacea e dannosi.

Un altro dato certo sono le forti implicazioni della malattia, non solo fisiche ma anche psico-emotive: «La malattia – spiega Giuseppe Micali, Direttore della Sezione di Dermatologia e Venereologia, Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche, Università di Catania – per le sue manifestazioni cliniche ben visibili sul volto rappresenta una preoccupazione non solo clinica ma anche estetica, causando nel paziente sensazioni di ansia e di imbarazzo. Il carico emotivo associato all’insorgenza della rosacea e dei suoi sintomi più evidenti porta con sé risvolti negativi anche sulla vita sociale delle persone affette, sino ad arrivare a minare la fiducia in loro stessi».

Parlarne con il referente è il primo passo per l’inquadramento clinico e terapeutico: «È essenziale – continua l’esperto – che la persona con rosacea non solo esponga in maniera dettagliata i propri sintomi al medico di riferimento, ma anche il disagio psicologico derivante dalla malattia. L’attenzione al benessere psicofisico è parte del processo di individuazione di un percorso terapeutico personalizzato, e di conseguenza, più efficace».

Il percepito

Secondo i dati di un sondaggio online condotto fra pazienti affetti da rosacea in diversi paesi, fino al 69% degli intervistati ha dichiarato un impatto negativo sulla salute mentale e sul benessere psicofisico causato dello stigma associato alla malattia, eppure solo una persona su cinque ha affrontato la questione con il proprio medico o dermatologo. Inoltre, quasi la metà (48%) degli intervistati ha dichiarato di sentirsi sminuita dal contesto socio-relazionale: i compagni spesso considerano la rosacea alla stregua di un semplice rossore da emozione o vergogna e non una condizione grave della pelle, specie agli stadi iniziali della malattia e pizzicore e bruciore a stress emotivo. Misconoscimento che porte anche alla sottovalutazione del problema anche durante un consulto medico, tanto che circa il 63% dei partecipanti al sondaggio ha segnalato di essersi imbattuto in una diagnosi errata.

In occasione del mese internazionale della rosacea, è stata lanciata sul sito Larosacea.it una directory fruibile da tutti gli utenti per favorire la richiesta di un consulto medico in caso di sintomi, anche lievi.