Oltre la metà degli intervistati presta attenzione alla quantità di sale assunto e quasi 8 su 10 scelgono quello iodato. Ciò nonostante, il 41% del campione presenta almeno 3 fattori di rischio cardiovascolare a fronte di un mero 2% libero da esposizioni di rischio note. Questi i risultati principali del sistema di sorveglianza Passi 2020-2021

Il Sistema Sorveglianza Passi dell’Istituto Superiore di Sanità ha di recente reso noti i risultati relativi al biennio 2020-2021. Si evidenzia una maggiore consapevolezza circa l’importanza di contenere il consumo di sale, tanto che oltre la metà degli intervistati (56%) ha dichiarato di prestare attenzione alla quantità di sale assunta a tavola, sia per quanto riguarda la preparazione dei cibi sia per quanto attiene al consumo di quelli conservati. Inoltre, quasi otto persone su dieci (76%) scelgono di usare il sale iodato.

Ciò nonostante, in relazione al rischio cardiovascolare, connesso anche all’assunzione di sale a livello alimentare, il 41% del campione presenta almeno tre fattori di rischio cardiovascolare e appena il 2% risulta libero dall’esposizione a condizioni di rischio note.

Il consumo di sale

Una consapevolezza maggiore circa l’utilizzo del sale a tavola risulta più frequente nelle donne (61% vs 50% negli uomini) e al crescere dell’età, con punte del 64% negli over 50 a fronte di un 45% nel target 18-34 anni. Ad usarlo con maggiore attenzione più gli italiani (56%) rispetto agli stranieri (51%).

Ancora una volta, anche l’istruzione gioca un ruolo nelle buone abitudini legate alla salute, mostrando una maggiore attenzione al consumo di sale da parte di chi ha titoli di studio superiori. Infine, maggiore attenzione al Nord rispetto al Sud, con un divario di oltre 10 punti percentuali (62% vs 51%).

Uno strumento da promuovere

Il consiglio medico è, invece, uno strumento ancora poco utilizzato: difatti, tra chi ha avuto un contatto con un medico o un altro operatore sanitario nel corso dell’ultimo anno, solo il 25% di essi ha ricevuto un consiglio circa un utilizzo appropriato del sale nella dieta. Questa quota raggiunge il 56% tra coloro che soffrono di ipertensione o insufficienza renale.

Il sale iodato

Per quanto concerne l’utilizzo di sale iodato, i dati mostrano una crescente consapevolezza sviluppatasi nel tempo: il suo utilizzo veniva riferito dal 67% nel 2015 mentre, a distanza di soli 6 anni, la percentuale si è assestata al 78% nel 2021.

Ancora una volta, sono le donne a mostrare maggiore attenzione: il sale iodato viene preferito dal 79% delle donne a fronte del 73% degli uomini; dalle persone che non presentano difficoltà economiche (78% a fronte di 70% di chi riferisce di averne molte), più istruite (80% fra i laureati vs 67% fra chi ha al più la licenza elementare). Il suo consumo, inoltre, è prioritario tra i cittadini italiani rispetto agli stranieri (76% vs 68%), al Nord (82%) rispetto al Centro Sud (73%).

Il rischio cardiovascolare

Nello stesso biennio 2020-2021, Passi ha rilevato che su 100 intervistatati 19 riferiscono una diagnosi di ipertensione, 19 di ipercolesterolemia, 34 sono sedentari, 25 fumatori, 43 in eccesso ponderale. Sono peraltro pochissimi coloro che consumano cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, come raccomandato.

Inoltre, quasi il 5% degli intervistati riferisce una diagnosi di diabete. Complessivamente il 41% presenta almeno tre dei suddetti fattori di rischio cardiovascolare e solo una piccolissima quota (2%) risulta del tutto libera dall’esposizione al rischio cardiovascolare noto