Covid-19, vaccino Oxford-AstraZeneca: migliora l’efficacia con un tempo maggiore tra prima e seconda dose

Uno studio controllato randomizzato pubblicato su The Lancet ha evidenziato una maggiore efficacia se la seconda dose viene somministrata a tre mesi dalla prima, piuttosto che dopo 6 settimane 

Secondo i risultati di uno studio condotto dai ricercatori di Oxford e pubblicato su The Lancet, l’efficacia del farmaco sarebbe nettamente superiore (dell’81,3%) quando la seconda dose viene somministrata a 3 mesi dalla prima, piuttosto che a 6 settimane, quando invece è pari al 55%. L’efficacia dopo l’inoculazione della prima dose, inoltre, è massima nei primi 90 giorni, al 76% al giorno 22.

I risultati sono stati evinti analizzando i dati relativi a studi randomizzati controllati condotti in Regno Unito, Brasile e Sudafrica, per un totale di 17.178 soggetti over 18 (8948 dallo studio britannico, 6753 da quello brasiliano e 1477 da quello condotto in Sud Africa). Del totale dei partecipanti, 8597 hanno ricevuto il vaccino ChAdOx1 nCoV-19, 8581 il vaccino di controllo.

I soggetti cui sono state somministrate le dosi a 12 o più settimane di distanza hanno avuto una maggiore protezione (81%), rispetto al 55% dei soggetti che hanno ricevuto le due dosi a meno di 6 settimane di distanza. I risultati forniscono anche dati importanti relativamente all’efficacia complessiva di due dosi standard del vaccino nei confronti della malattia sintomatica, evidenziando che, a 22 giorni dalla somministrazione della prima dose, nel gruppo cui è stato somministrato il vaccino non si sono registrati decessi o ricoveri, rispetto a 15 casi nel gruppo di controllo.

Il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, alla conferenza stampa organizzata dal ministero della Salute sull’analisi del monitoraggio regionale della Cabina di regia, ha spiegato: “Le evidenze che abbiamo disponibili sono che somministrando la seconda dose a 12 settimane dalla prima, l’efficacia del vaccino AstraZeneca è nell’ordine dell’82% per tutte le forme di Covid-19 indipendentemente dalla loro gravità. Per le forme più gravi questa copertura è invece significativamente superiore. La posizione della Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco, in linea con il Consiglio superiore di sanità Css, è che la somministrazione del vaccino AstraZeneca ai soggetti tra 18 e 55 anni era solo legata alla consistenza numerica dei dati relativi al numero dei soggetti vaccinati. Dai 55 ai 65 la casistica è più limitata ma non c’è alcuna controindicazione o ragione per non considerare anche in questa fascia di età la somministrazione del vaccino di AstraZeneca. Ciò va fermamente ribadito”.