L’Associazione Nazionale dei Farmacisti Collaboratori (Conasfa), in collaborazione con AltraPsicologia, Associazione Nazionale degli Psicologi, ha appena dato il via a un’indagine sul “benessere del Farmacista Non Titolare al lavoro”. Tutti i farmacisti collaboratori che desiderano condividere le proprie esperienze e contribuire alla ricerca sul benessere nel settore farmaceutico possono partecipare in forma anonima al questionario cliccando il link entro fine agosto.

Il ruolo del farmacista

I farmacisti collaboratori svolgono un ruolo prezioso e insostituibile all’interno del settore farmaceutico, parte fondamentale dell’assistenza alle persone offerta dal Sistema Sanitario. Ogni giorno dispensano farmaci, consigli, fanno educazione sanitaria e verificano l’aderenza alle terapie prescritte, anche se non ancora in modo strutturato.

Il ruolo del farmacista si è molto modificato negli ultimi anni, includendo mansioni che per molti non erano neppure immaginabili durante il percorso di studi e che hanno richiesto un profondo aggiornamento e cambiamento di vedute e di routine di lavoro. Un esempio per tutti è rappresentato dall’esecuzione di tamponi e vaccinazioni. La natura ormai molto complessa e impegnativa del lavoro può certamente influire sul benessere dei professionisti del settore.

L’obiettivo della ricerca

L’obiettivo principale della ricerca è proprio quello di analizzare e comprendere il livello di benessere dei farmacisti non titolari nell’ambiente lavorativo, ponendo loro un’articolata serie di domande specifiche. Chiedendo, ad esempio, quali sono i punti critici e come intervenire per modificarli. Anche nel tentativo di frenare quella che appare sempre di più come una “fuga dalla professione”.

Tra le domande si chiederà ai collaboratori quello che pesa maggiormente e crea stress, disagio e insoddisfazione all’interno di una farmacia. Tale insoddisfazione potrebbe essere legata a diversi fattori come:

  • la difficoltà di relazione con il titolare o con i colleghi;
  • la scarsa possibilità di progredire nella carriera;
  • una retribuzione percepita come inadeguata e senza gratificazioni economiche o morali legate alla qualità del servizio reso;
  • il complesso rapporto quotidiano con i clienti/pazienti;
  • il mancato equilibrio tra vita professionale e vita personale;
  • il non essere ancora riconosciuti legalmente come professionisti sanitari.

A sondaggio concluso quanto emergerà verrà condiviso con i media e le Istituzioni e avrà un’importanza fondamentale per comprendere meglio le esigenze dei farmacisti collaboratori e promuovere un ambiente lavorativo sano e sostenibile.

L’analisi dei dati fornirà una panoramica dettagliata delle sfide che i professionisti del settore devono affrontare ogni giorno e permetterà di identificare e proporre possibili interventi e soluzioni per migliorare il loro benessere.

1 COMMENTO

  1. Il farmacista collaboratore dovrebbe essere riconosciuto come professionista sanitario .

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