Dissidi in Federfarma a causa del Ddl concorrenza

Andrea Braguti, tesoriere di Federfarma Lombardia, ha rinunciato all’incarico. A Farmacianews.it dichiara: “È una scelta che stavo maturando da tempo, almeno dalla pubblicazione del Ddl concorrenza.

Andrea Braguti

Non avrei voluto tirarmi indietro dagli impegni presi in un momento così delicato, ma davanti alle mie richieste di prendere posizioni forti, attraverso contatti con gli associati e azioni politiche, per segnalare che l’entrata del capitale è una preoccupazione del sindacato, anche se non l’unica, non c’è stata una reazione adeguata da parte della dottoressa Racca. A questo punto non mi sento di condividere ulteriormente questo percorso. Da uomo libero, adesso, posso esprimere le mie perplessità e le mie idee.”

Le sue dimissioni, tra l’altro, arrivano dopo quelle di Gianni Petrosillo da ammministratore delegato di Promofarma.

Per quanto riguarda l’ingresso del capitale è chiaro, precisa Braguti, che “ormai sia inevitabile e dovremo arrivare a un compromesso. Appoggio l’emendamento della Fofi che pone dei paletti di un numero massimo di 2.000 farmacie da cedere al capitale, con una distribuzione uniforme in ogni regione e un tetto regionale del 15%. Questa ipotesi è sicuramente più vantaggiosa di quella del 20% regionale per ogni società di capitale: è facile, infatti, fare i conti e capire che l’ingresso di 3-4 catene, porterebbe in breve al controllo dell’intera categoria. Vogliamo invece che le farmacie continuino a essere libere e gestite da professionisti della salute.” E aggiunge: “Il sindacato ha il dovere di fare una battaglia, affinché i farmacisti e i pazienti possano mantenere la loro libertà.”

Annarosa Racca, presidente Federfarma, alle accuse arrivate da più parti, ha risposto sul portale Federfarma.it: “Chi pensa che quel 20% ci renda felici prende un granchio colossale. Se fosse, non avremmo sostenuto emendamenti, come quello Schifani, Bianconi, Chiavaroli, Mancuso e De Poli, che limita al 10% il numero delle farmacie controllabili a livello regionale da ogni società. O quello, presentato sempre dagli stessi firmatari, che fissa un tetto comunale al 20%, regionale al 10 e nazionale al 5%. Chi ci accusa di non aver lottato non sa di che cosa parla o è in malafede.” E la presidente, aggiunge che questi emendamenti non sono passati “per lo stesso motivo per cui non sono passati quelli proposti dalla Fofi, che si è dovuta accontentare di trasformarne alcuni in semplici mozioni: il Governo ha fatto muro. Come lo ha fatto su tutti i nostri emendamenti diretti a preservare la maggioranza delle società di capitale nelle mani dei farmacisti.”

A settembre il Ddl arriverà in aula al Senato e in autunno alla Camera, e sul tavolo c’è anche la deregolamentazione della fascia C.

1 COMMENTO

  1. Sono una vecchia farmacista, che commenti si possono fare ormai, il dottor Braguti si dimette… saranno tutti felici. Nella categoria il dissenso non si perdona.

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