Epatite C, stanziati 70 milioni per lo screening nazionale gratuito

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Lo scorso 29 aprile i Ministri Speranza e Franco hanno firmato il Decreto per lo Screening nazionale gratuito per l’Epatite C. Il provvedimento mira a migliorare la possibilità di diagnosi e trattamento precoce della malattia, nonché ad interrompere la circolazione del virus, impedendo nuove infezioni

Via libera dal Ministro della Salute Roberto Speranza e dal Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco al Decreto per lo Screening nazionale gratuito per il virus dell’Epatite C. La campagna di prevenzione avrà come popolazione target i nati tra il 1969 e il 1989, i detenuti in carcere e quanti seguiti dai servizi pubblici per le dipendenze (Serd).
Dopo una lunga attesa, con questa firma sono stati sbloccati così gli oltre 70 milioni di euro stanziati dal Decreto Milleproroghe del 2019. Il Decreto aveva difatti allocato 30 milioni di euro per l’anno 2020 e 41,5 milioni per il 2021 (fondi vincolati al 2022).

«Il decreto approvato rappresenta uno strumento prezioso per il miglioramento della diagnosi precoce dell’epatite C. Una terapia tempestiva, grazie ai farmaci di ultima generazione, può portare alla guarigione ed evitare l’insorgenza di nuovi casi. Continuiamo a lavorare ogni giorno per una sanità pubblica sempre più vicina alle persone» ha commentato in una nota il Ministro della Salute.

L’introduzione dello screening per l’Epatite C rappresenta un importante tassello e una grande opportunità in termini di salute pubblica, nella direzione di quell’eradicazione dell’HCV nel nostro Paese che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha fissato come obiettivo da raggiungere entro il 2030.
Per un’adesione ampia, verranno avviate campagne di informazione rivolte alla popolazione circa l’importanza di una diagnosi precoce di epatite C, unitamente a iniziative di formazione rivolte al personale sanitario coinvolto.
Cruciale sarà tuttavia l’avvio della campagna a livello locale da parte delle Regioni: un efficace screening che permetta di portare a galla il ‘sommerso’, quei casi di epatite C non ancora diagnosticati, e ad interventi tempestivi ed efficaci necessita di una rete efficiente composta da strutture territoriali, medici di medicina generale e centri specialistici.

L’epatite C: le dimensioni del problema

Stando ai dati più recenti, in Italia sono affetti da Epatite C circa 1,5 milioni di soggetti, anche se il dato potrebbe essere sottostimato, dal momento che molti portatori non sanno di aver contratto l’infezione.
Quasi la metà delle infezioni diventa cronica, e una parte di queste degenera in cirrosi epatica. Ai diversi stadi della malattia corrisponde un differente livello di danneggiamento del fegato: epatite, cirrosi, tumore.

A morire di cirrosi nel nostro Paese sono circa 17mila persone ogni anno. Si stima, a livello economico che l’infezione da HCV determini una spesa a carico del servizio sanitario nazionale di circa 520 milioni di euro.
Per quanto attiene ai nuovi casi, l’Istituto Superiore di Sanità ha registrato una stabilizzazione dei tassi che oscillano tra 0,2 e 0,3 ogni 100mila abitanti dal 2009, anche se negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento dell’età.

I fattori di rischio maggiori sono rappresentati da interventi chirurgici, trasfusioni, rapporti sessuali non protetti o uso di droghe per via endovenosa. Tuttavia, non sono ormai infrequenti casi d’infezione causati da agopuntura, strumenti per l’estetica, piercing, tatuaggi o cure odontoiatriche effettuate in locali privi di condizioni igieniche o personale adeguato.