Dal più semplice rossore, accompagnato da un fastidioso prurito, alla comparsa di piccole vescicole fino a vere e proprie bolle: è la “marcia” evolutiva, in gravità, dell’eritema solare, come è comunemente noto e che identifica una iper-reazione ai raggi ultravioletti.

Tipicamente associato alla stagione estiva, comunque a momenti di esposizione solare, l’eritema potrebbe avere diverse cause e manifestazioni sovrapponibili per sintomatologia ad altre condizioni cliniche, ma di totalmente diversa origine e natura.

Il termine corretto

Eritema: alla base c’è già un primo errore terminologico. «Nell’immaginario collettivo», spiega Eleonora Bellani, dermatologa di GSD Vein&Derma Clinic dell’Istituto di cura Città di Pavia, «viene definito eritema la prima condizione, tipicamente un rossore con prurito, che accompagna questa condizione. Quindi, il termine “eritema” descrive in realtà un sintomo, non una diagnosi.

Il nome corretto per definire una reazione anomala all’esposizione solare è lucite benigna, o dermatite polimorfa alla luce, o ancora lucite polimorfa. Termini che nelle loro possibili diversità patologiche hanno alla base un fattore comune: uno stato infiammatorio che tra le sue diverse manifestazioni ha come prima “esposizione” cutanea il rossore, il sintomo più blando.

Infatti, nelle fasi più avanzate, la problematica può evolvere in edema, un gonfiore, fino alla formazione di piccole vescicole, a volte anche piccole bolle nelle zone fotoesposte, cioè le aree cutanee che non sono coperte e protette da indumenti. Quindi, la comparsa di una lesione di tipo vescicoloso, anche dopo l’esposizione solare, in zone fotoprotette, sono presumibilmente da ricondurre ad altra causa, non a vera e propria lucite, la cui correlazione al sole è scientificamente dimostrata come fondamentale e sostanziale condizione».

Le cause delle lucite

Il meccanismo di azione non è ancora del tutto noto, ma la tesi alla base della lucite è che sia indotta da una reazione infiammatoria immunitaria alterata che genera una importante manifestazione a livello cutaneo.

«Ciò sarebbe comprovato dal fatto», prosegue la dottoressa, «che esistono forme di lucite familiari, congenite, che interessano cioè intere famiglie, già presenti in età infantile, portando a ritenere che vi sia anche una componente genetica o, comunque, una predisposizione reattiva al sole: uno “status” poco noto nell’opinione comune, ma che cambia anche il paradigma classico di valutazione e gestione della lucite. Infatti, sebbene siano più pronte a manifestare questa condizione persone con fototipo I e II, quindi, con una pelle tendenzialmente chiara/molto chiara, questa non è la discriminante, ciò perché trigger della lucite è una reazione infiammatoria alla luce del sole, talvolta anche familiare come detto, e che ipoteticamente può generarsi in qualsiasi tipologia di pelle, fermo restando che il fototipo chiaro è associato a un maggiore rischio di sviluppo».

Le zone fotoesposte che più di altre vanno incontro a lucite comprendono: décolleté e spalle, più facilmente colpite da raggi ultravioletti e in cui si osservano anche le manifestazioni più serie, fino alle scottature, in misura minore gli arti inferiori, a esclusione del dorso del piede, spesso sede dimenticata o comunque zona in cui l’applicazione di creme avviene più di rado, il bordo delle orecchie e il naso.

Consigli pratici

Una dieta sana, ricca di vitamine, frutta, caroteni, che sono dei fotoprotettori, supportata da integratori, se e dove necessario, a base di piante possono essere aiuti efficaci. «Per esempio», informa Bellani, «integratori derivati dal polipodium, una specifica pianta con un effetto quasi riparativo del danno di una pelle esposta al sole con effetto antiossidante, è in grado di contrastare gli esiti della reazione ultravioletta, o altri integratori, alcuni dei quali classificati come presidi farmaceutici/dispositivi medici, tra questi alcuni a base di nicotinamide, sono particolarmente indicati per evitare la lucite.

Quindi, una buona dieta, associata a integratori specifici di cui vi è ampia offerta in farmacia, assunti 10-15 giorni prima di esporsi al sole nel periodo estivo, possono essere un ottimo approccio per la preparazione al sole, anche in condizioni di normalità. Detto ciò, una persona che sa di soffrire di eritema solare o di lucite benigna o di lucite polimorfa deve astenersi quanto più possibile dall’esposizione al sole, proteggendosi con indumenti adeguati, oltre alla classica maglietta bianca, di lino/cotone/fibre naturali, anche con capi di abbigliamento con fattori di protezione solare, utili anche per chi pratica sport all’aperto o che presenta condizioni di criticità».

Tenuto sempre conto che un danno da sole favorisce invecchiamento cutaneo, perdita di elasticità cutanea, aumentato rischio di sviluppare anche tumori della pelle, specie con l’avanzare dell’età. Va da sé che una persona che soffre di forme di iperreattività al sole, per un istinto di autoconservazione/protezione, evita l’esposizione, segue trattamenti specifici e mette in atto misure cautelative, prima fra tutti allontanarsi dai raggi ultravioletti.

«Il problema», sottolinea l’esperta, «non è tanto il fenomeno singolo, quanto se questo è reiterato portando nel tempo a fotosensibilizzazione e danni. Quindi, oltre all’uso di creme solare, con il filtro appropriato, e indumenti adeguati, il consiglio è di esporsi al sole in maniera intelligente e graduale, per pochi minuti e nelle ore in cui l’azione degli ultravioletti è meno potente. Non vi è necessità di eseguire in precedenza delle lampade, ma certamente di effettuare una esposizione, come detto moderata e controllata, preceduta invece da un “programma” di desensibilizzazione».