Due nuovi studi approfondiscono alcuni aspetti dei rischi correlati all’assunzione precoce di antibiotici nei primi anni di vita e lo sviluppo di allergie con l’avanzare dell’età. Più in particolare, la ricerca condotta dall’Università di Utrecht ha preso in considerazione il rischio di sviluppare eczema o febbre da fieno, mentre i ricercatori della University of South Carolina si sono focalizzati sulle allergie alimentari.
Rischio di eczema e febbre da fieno
I risultati del gruppo olandese indicano una correlazione tra l’esposizione precoce agli antibiotici e il rischio di sviluppare allergie e sono stati presentati a Londra durante i lavori dell’annuale congresso della European Respiratory Society (ERS). La ricerca, guidata da Fariba Ahmadizar, ha analizzato i dati degli studi osservazionali inseriti nelle banche dati PubMed e Web of Science tra gennaio 1966 e novembre 2015 riguardanti l’assunzione di antibiotici nei primi due anni di vita e la successiva comparsa di febbre da fieno (22 studi, per un totale di 256.609 pazienti) o rischio di eczema (22 studi, 394.517 pazienti). Dodici studi hanno considerato entrambe le condizioni.
I ricercatori olandesi, che sono in attesa della pubblicazione dei risultati della ricerca, hanno evidenziato un maggiore rischio conseguente all’assunzione di antibiotici durante i primi anni di vita, variabile rispettivamente dal 15 al 41% per le manifestazioni eczematose e dal 14 al 56% per la febbre da fieno, a seconda degli studi considerati. Tale rischio aumenterebbe ulteriormente con l’esposizione a due cicli di antibiotici, hanno spiegato gli autori nel loro intervento. Alla base di tutto vi sarebbe l’effetto immunomodulante svolto dagli antibiotici, che può causare l’alterazione del microbioma intestinale con conseguente diminuzione delle difese immunitarie.
Le allergie alimentari
Sull’altra sponda dell’oceano Atlantico, i ricercatori hanno evidenziato un aumento delle diagnosi di allergia ai cibi come conseguenza dell’assunzione di antibiotici nel primo anno di vita. In questo caso, i dati provengono dall’analisi dei record amministrativi del programma South Carolina Medicaid per il periodo 2007-2009, per un totale di 1.504 bambini con allergie alimentari e quasi 6 mila nel gruppo di controllo, privo di allergie.
La ricorrenza di bambini con diagnosi di allergia dopo esposizione ad antibiotici nel primo anno di vita è risultata 1,21 volte maggiore rispetto al controllo, in un’analisi che ha tenuto conto anche di fattori quali la nascita, l’allattamento, la presenza di asma o eczema, l’età della madre e la residenza. I ricercatori americani hanno dimostrato un aumento progressivo del rischio di allergie alimentari con il crescere del numero di cicli di antibiotici ricevuti dai giovani pazienti: 1,31 con tre prescrizioni, 1,43 con quattro e 1,64 con cinque o più cicli. L’effetto più elevato è risultato essere correlato all’assunzione degli antibiotici a largo spettro cefolosforina e sulfonammide (rischio 1,50 e 1,54 rispettivamente), rispetto alle penicilline e ai macrolidi.
Anche in questo caso, l’effetto allergizzante è stato attribuito alle alterazioni della flora batterica intestinale, il cui buon funzionamento è fondamentale per la salute del sistema immunitario. Secondo i dati riportati nello studio, i bambini americani da tre mesi a tre anni d’età riceverebbero 2,2 prescrizioni l’anno di farmaci antimicrobici, che i ricercatori della South Carolina suggeriscono essere correlate all’aumento delle diagnosi di allergia ai cibi. “Abbiamo bisogno di migliori strumenti diagnostici per aiutare a identificare i bambini che necessitano degli antibiotici”, ha dichiarato il coordinatore dello studio, Brian Love, nel sottolineare anche il rischio che l’overprescrizione incoraggi la resistenza batterica. La ricerca sarà ora estesa a una più ampia popolazione di pazienti attraverso studi retrospettivi di coorte in vari Stati americani.