In molte regioni gli assistiti hanno usato questo strumento per visualizzare, da casa e in pochi clic, l’esito del tampone per il Covid. Ma le funzionalità sono numerose e meritano di essere conosciute e utilizzate, anche con il supporto del farmacista
Ci è voluto il Covid per far decollare, almeno in parte, la sanità digitale. A cominciare dal fascicolo sanitario elettronico, di cui molti cittadini hanno scoperto l’utilità, o perfino l’esistenza, in occasione della pandemia. Basti pensare che in Friuli-Venezia Giulia a ottobre del 2020 è stato registrato un aumento del 543%, rispetto a gennaio dello stesso anno, dei cittadini che hanno effettuato per la prima volta l’accesso al fascicolo. Un incremento riscontrato anche in altre regioni, come Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia, e motivato dal fatto che, tramite questo strumento, i pazienti hanno potuto visualizzare, dal divano di casa e in pochi clic, il referto del tampone che segnala l’eventuale presenza del virus. A confermare la tendenza è Ruggero Razza, assessore alla Salute della Sicilia, che dichiara: «L’esperienza del Coronavirus ha sensibilmente cambiato l’approccio di tutti i sistemi sanitari, con la necessità di una svolta verso il digitale. Una svolta già iniziata e che ora ha subìto un’accelerazione. Se tre anni fa nella nostra regione nessun cittadino aveva attivato il fascicolo sanitario elettronico, oggi gli accessi sono già oltre un milione e mezzo e si prevede di arrivare a cinque milioni entro il 2022». Proprio per agevolare la consultazione da parte degli utenti, alcune regioni hanno semplificato le procedure di accesso al fascicolo. Lombardia, Marche, Liguria hanno, per esempio, predisposto l’accesso attraverso One time password (Otp), cioè un generatore di codici “usa e getta” tramite app.
La storia del FSE, in breve
Ma come si è giunti a queste ultime tappe? Per comprenderlo occorre fare un passo indietro e ricostruire la storia del fascicolo sanitario elettronico a partire dalla sua introduzione, nel 2012, con il decreto 179 del 18 ottobre, convertito nella legge 221 del 17 dicembre. All’articolo 12 tale strumento viene definito come «l’insieme dei dati e documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici presenti e trascorsi riguardanti l’assistito». Nel 2013, con l’approvazione di un emendamento al decreto 69 del 21 giugno, il cosiddetto decreto del Fare, convertito nella legge 98 del 9 agosto, proposto dal senatore Andrea Mandelli, presidente della Federazione ordini farmacisti italiani (Fofi), viene istituito, all’interno del fascicolo sanitario, il dossier farmaceutico, un documento mirato a «favorire la qualità, il monitoraggio, l’appropriatezza nella dispensazione dei medicinali e l’aderenza alla terapia da parte del paziente». L’aggiornamento del dossier è a cura del farmacista, in modo da poter tracciare sia i farmaci a carico del Servizio sanitario nazionale, sia i medicinali, etici o da banco, acquistati dal paziente. Nel 2015, con il regolamento del 3 settembre a firma dell’allora ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il fascicolo prende il via. Vengono definite le informazioni di base che dovranno essere contenute, ovvero dati identificativi del paziente, referti, verbali di pronto soccorso, lettere di dimissione, profilo sanitario sintetico (patient summary), consenso o diniego alla donazione di organi o tessuti, dossier farmaceutico. A questo nucleo iniziale di documenti se ne possono poi aggiungere altri, relativi ad esempio ad assistenza domiciliare, vaccinazioni, autocertificazioni, esenzioni, partecipazione a sperimentazioni cliniche, assistenza protesica e altro.
Una spinta dall’emergenza sanitaria
Ma è proprio con l’incalzare della pandemia che il legislatore decide di apportare alcune importati modificazioni alla disciplina del fascicolo sanitario elettronico. In particolare, il decreto 34 del 19 maggio 2020, il cosiddetto decreto Rilancio, convertito nella legge 77 del 17 luglio 2020, introduce varie novità, con l’obiettivo di favorire la diffusione dello strumento, il cui impiego è utile per migliorare i processi di governance, valutare i bisogni assistenziali, programmare politiche sanitarie coerenti, misurare i risultati di salute e garantire la sostenibilità economica.
Tra le principali si annovera l’attivazione automatica. In pratica, il cittadino non dovrà più richiedere l’apertura del proprio fascicolo e dare il consenso alla sua alimentazione, anche se l’accesso alle informazioni da parte dei professionisti sanitari, come medico di medicina generale, specialista, farmacista, resta subordinato all’esplicito consenso dell’utente, i cui dati sensibili devono essere tutelati e protetti. Viene inoltre ampliata la tipologia di documenti che possono essere inseriti nel fascicolo: non vengono cioè inclusi solo quelli relativi alle prestazioni offerte nell’ambito del Servizio sanitario nazionale, ma anche quelli relativi alle prestazioni erogate da strutture private. Modificazioni cruciali che consentono a tutti i cittadini, cioè circa sessanta milioni di persone, di possedere in rete un fascicolo contenente tutti i dati relativi alla propria salute. Tutto ciò è importante soprattutto in questi tempi di emergenza perché, al pari di altre informazioni, anche i risultati dei tamponi effettuati sugli assistiti devono essere registrati nel fascicolo sanitario, con un duplice vantaggio: da un lato il paziente può accedere al referto in poche ore e senza uscire da casa, dall’altro il sistema potrebbe diventare uno strumento di sorveglianza attiva del Covid, cioè di monitoraggio e tracciamento in tempo reale dei contagi.