Federfarma: salvaguardare le rurali e favorire il ritorno degli innovativi in farmacia

È stata consegnata una lettera di Federfarma in risposta alla nuova proposta del ministro della Salute, Renato Balduzzi, per la remunerazione delle farmacie. Nel documento sono evidenziate alcune criticità della proposta fatta venerdì 11 gennaio, come ci anticipa Gianni Petrosillo, presidente Federfarma Bergamo,

Gianni Petrosillo, presidente Federfarma Bergamo

che si sta occupando della questione per la federazione: “Abbiamo valutato, come Federfarma, la proposta del Ministro sotto tutti gli aspetti e abbiamo rilevato importanti criticità della nuova formulazione che modifica significativamente l’accordo stipulato con l’AIFA il 16 ottobre scorso. Per questo la decisione di inviare una nota al Ministero nella quale vengono evidenziati i disallineamenti rispetto alle nostre aspettative e proponiamo dei correttivi. Nella stessa dichiariamo chiaramente la nostra disponibilità a discutere insieme i punti sottolineati”. “Di fatto, il valore complessivo della remunerazione sarebbe accettabile, ma con opportuni correttivi”, spiega Petrosillo, “la prima e più importante criticità della proposta è quella relativa alla scomparsa delle agevolazioni per le farmacie rurali. Le farmacie che rimangono agevolate, inoltre, si vedono ridotte significativamente il valore di tali agevolazioni. Su questo punto noi proponiamo di correggere la proposta riposizionando le quote come sono attualmente ridistribuendo all’interno della categoria con pari costo per la sanità”.

“In secondo luogo”, continua Petrosillo “riteniamo la quota percentuale sul prezzo del farmaco troppo alta. In questo modo si allontana fortemente la possibilità per le farmacie private di fare distribuzione per conto e distribuzione diretta, come crediamo sarebbe invece corretto per valorizzare la farmacia. Proponiamo quindi di diminuire tale quota percentuale, riequilibrando la quota fissa”.

Un’ulteriore problematica deriva dal fatto che la percentuale spettante al farmacista viene calcolata sul prezzo del farmaco Iva compresa. Infatti, sottolinea Petrosillo, “oggi l’Iva è al 10%, ma un domani potrebbe cambiare, sia in rialzo, sia in ribasso. Quindi verrebbe a cambiare il guadagno del farmacista a seconda della variazione dell’imposta. Dal punto di vista commerciale non è accettabile che si stabilisca un margine su un prezzo che dipende dall’Iva, soggetta per sua natura a cambiare.” E aggiunge: “sull’Iva c’è anche un aspetto più complesso e tecnico. Se non si stabilisce che le quote fanno parte integrante del prezzo, si potrebbe intendere che si tratti di prestazioni: dunque l’Iva passerebbe dal 10% al 21%. In questo punto l’accordo AIFA era più chiaro, mentre come indicato nella nota del Ministro è soggetto a interpretazione.”

In conclusione Petrosillo precisa che si vuole: “evidenziare anche un’anomalia che deriva dal fatto di non cambiare il prezzo al pubblico. Se, infatti, nella proposta i conti tornano per quanto riguarda le vendite in regime convenzionato, sorge un problema per i farmacisti nella gestione delle vendite in regime privato. Se non verrà modificato il prezzo di vendita al privato cittadino, la farmacia si troverà compressa tra il prezzo al pubblico che rimane invariato e il margine del grossista che destinato ad aumentare per i prezzi bassi e diminuire per i prezzi alti. Vanno dunque chiariti da parte del Ministro come verrebbero gestititi i rapporti tra i margini della farmacia e quelli dei grossisti per quanto riguarda la vendita al privato.”

Federfarma si dichiara comunque disponibile al confronto con il Ministero, precisando che solo l’Assemblea ha facoltà di accettare o meno le nuove condizioni.

Chiara Romeo