Lo STADA Health Report – una indagine indipendente condotta in 22 Paesi UE che, dal 2014, offre annualmente una fotografia dello stato di salute degli europei –, il cui 11° rapporto è stato presentato il 26 giugno scorso a Berlino, evidenzia una situazione complessa rispetto alla percezione che i cittadini hanno dei sistemi sanitari.

Tra soddisfazione e criticità rispetto ad equità e fiducia

Per quanto la soddisfazione per i sistemi sanitari si sia assestata al 58%, mostrando una leggera crescita rispetto al 56% dell’anno precedente, permangono criticità rispetto all’equità. Infatti, solo 1 cittadino europeo su 2 ritiene il proprio sistema equo (51%) e appena il 15% ha una fiducia incondizionata nella sua capacità di fornire le cure necessarie in caso di malattia grave.

L’equità incide significativamente sulla fiducia, tanto che l’83% di coloro che ritengono il sistema sanitario pubblico equo ripongono fiducia nei confronti dello stesso, a fronte di appena il 31% di quanti lo ritengono iniquo.

Tuttavia, anche i Paesi con la più alta soddisfazione complessiva per l’assistenza sanitaria come il Belgio e la Svizzera (81%), presentano un divario significativo in termini di equità, che solo il 63% e il 68% attribuirebbe rispettivamente al sistema sanitario del proprio Paese.

Fiducia per l’AI ma MMG e farmacisti restano punti di riferimento

Nonostante le criticità emerse, la fiducia nei confronti dei professionisti sanitari – in particolare MMG e farmacisti – rimane alta, rispettivamente del 69% e del 58%, mentre fonti come Google, l’AI o gli influencer sanitari arrivano appena al 20%, 15% e 11%.

Cresce l’apertura verso l’intelligenza artificiale: il 39% del campione si dichiara disponibile ad usarla per richiedere un consiglio medico – percentuale che sfiora il 50% in Danimarca e Svezia (48% e 47%) – e un ulteriore 25% sarebbe disponibile a testarla in futuro. Tra le ragioni per avvicinarsi all’AI, la migliore accessibilità e la possibilità di risparmiare risorse e tempo evitando il ricorso al medico in caso di disturbi minori (49 e 45%).

Tuttavia, l’interazione personale rimane un fattore decisivo per buona parte dei cittadini UE. Il 40% degli Europei afferma, ad esempio, che i consigli ricevuti dal personale delle farmacie rappresentano un valido motivo per recarsi personalmente nelle farmacie tradizionali che vengono altresì considerate un comodo punto di riferimento unico per tutte le esigenze sanitarie (30%) con un significativo apprezzamento per le persone che lavorano al loro interno (28%).

Stile di vita sano: desiderio di molti, traguardo per pochi

È ormai opinione condivisa che uno stile di vita sano sia fondamentale per mantenersi in salute (96%). Il 72% degli europei si impegna facendo attività, mangiando in modo equilibrato e assumendo integratori; 2 su 3 si sottopongono a tutti i check-up preventivi, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto al 2023 (66% vs 61%).

Problemi economici e di salute mentale

Problemi economici e di salute mentale rappresentano tuttavia un ostacolo al raggiungimento di una vita sana che è appannaggio solo di 1 europeo su 2 (51%).

Oltre alla mancanza di motivazione che interessa il 41% del campione, il fattore economico incide profondamente: basti pensare che conduce una vita sana il 58% dei benestanti, contro il 36% di chi ha preoccupazioni finanziarie.

Ancora più marcato il gap laddove esistono problemi di disagio mentale, che spesso si legano a difficoltà economiche: coloro che sono in difficoltà finanziaria hanno probabilità maggiori di soffrire di burnout (72%) e minori di descrivere la propria salute mentale come “buona” (49%) rispetto a coloro che si sentono economicamente tranquilli (il 62% e 72%, rispettivamente).

Più in generale la salute mentale emerge come un fattore critico con il 64% degli europei che la definisce “buona” ma il 66% che ha sperimentato sintomi di burnout almeno una volta nella vita, con donne e under35 tra i target più colpiti (71% e 75%)

Il rapporto sottolinea inoltre che chi affronta un disagio mentale ha solo il 19% di probabilità di adottare abitudini salutari, rispetto al 62% di chi gode di benessere psicologico. Risultati questi che spingono verso un approccio più integrato tra salute fisica e mentale, considerato adeguato da 1 europeo su 5 (21%).