Strategica nel contribuire al salvataggio del Servizio Sanitario Nazionale (SSN): la filiera dell’healthcare – Industria, Depositari, Distributori e Clienti, pazienti domiciliari, Ospedali, farmacie e farmacia dei servizi – rappresenta lo “snodo” cruciale in grado di dare respiro alle attuali criticità del regime assistenziale italiano.

È quanto emerge dal recente Rapporto su “Il ruolo della filiera healthcare nel Servizio Sanitario Nazionale” curato da Fondazione GIMBE: un’analisi dello stato dell’arte critica e obiettiva che evidenzia le leve favorenti il buon funzionamento di tutti gli ingranaggi della catena healthcare, illustra le dinamiche del sistema, evidenzia eventuali lacune, secondo una visione di scenari attuali e futuri, di azioni strategiche e interventistiche, anche in emergenza-urgenza, propedeutiche non al galleggiamento ma al potenziamento e salvataggio della totalità della filiera healthcare, ovvero dell’ecosistema SSN.

Unici e indispensabili

La partecipazione di tutti gli attori della filiera, dal produttore a monte, agli anelli centrali della distribuzione intermedia, alle farmacie di comunità e dei servizi, queste ultime presidio di massima prossimità per l’utente (paziente e/o frequentatore occasionale della farmacia) ed elemento di (con)giunzione fra ospedale e territorio, concorrono alla buona economia dell’ecosistema. Economia intesa come adeguata gestione di azioni mezzi e risorse, e ottimizzazione del processo che assicura alla collettività l’accesso a servizi sanitari, medicinali e prodotti per la salute.

Ciò rende evidente il ruolo paritetico e indispensabile di tutte le parti della filiera: nessuna superiorità di un attore rispetto a un altro, nessuna frammentazione nel processo, ma una complementarietà di efficienze e intenti e una contaminazione dei ruoli, tale da assicurare che il prodotto dalla sorgente, rappresentato dal produttore/azienda arrivi al destinatario, ospedali, domicili, farmacia e farmacia dei servizi e al suo utilizzatore finale: il paziente/utente. Soffermando l’attenzione sui presidi farmaceutici, i dati rilevati da “La Farmacia italiana 2023”, analisi di scenario di Federfarma, fanno osservare una profilazione sensibilmente mutata nell’arco dell’ultimo decennio delle farmacie e loro reti che, in termine di proprietà e aggregazione, si compongono di farmacie di proprietà afferenti a gruppi internazionali, grossisti, fondi di investimento, reti di proprietà di farmacisti e/o di singoli farmacisti; di farmacie affiliate a grossisti e, infine, di unioni volontarie in cooperative. Se nel 2015 predominavano le farmacie a ditta individuale (70%) rispetto a quelle gestite da società (30%), nel 2023 si assiste a un “ribaltone” con oltre 57% di farmacie sotto una governance societaria rispetto a una minoranza (pari al 42,5%) di presidi facenti capo a una ditta individuale.

Variabilità gestionali e differenti sistemi regionali impattano, inoltre, sull’attivazione della Farmacia dei Servizi: il rapporto GIMBE ne rileva l’attivazione in 14 Regioni, in corso d’opera in una sola regione, con una offerta di servizi riferibili per la maggior parte alla somministrazione di vaccini (SARS- CoV-2 e antinfluenzale), allo screening del colon-retto, al CUP (prenotazione di visite di specialistica ambulatoriale), all’attivazione del FSE (Fascicolo Sanitario Elettronico). Ulteriore discriminante rilevata dal rapporto sono le differenze interregionali nella remunerazione dei servizi (alcune Regioni hanno dichiarato il finanziamento alla formazione degli operatori), come anche delle singole prestazioni.