Si celebra oggi, 12 maggio, la Giornata Mondiale della Fibromialgia, una forma comune di dolore muscolo scheletrico diffuso e di affaticamento, che colpisce circa 2 milioni di italiani. La patologia è meritevole di essere definita “sindrome” per la complessità e variabilità di segni e sintomi clinici, anche extra-articolare con cui si accompagna. Fra questi: disturbi intestinali, urogenitali, del sonno e neurologici. Un quadro clinico che complica la diagnosi che arriva con un ritardo medio di circa 5 anni: indiscutibili i costi sulla qualità della vita del paziente, sociali e assistenziali.

Una malattia multifattoriale

Sono almeno tre gli elementi che impattano sullo sviluppo della fibromialgia:

  • fattori genetici come la familiarità con la malattia, che ne aumentano le probabilità di manifestazione e alcuni polimorfismi che regolano la sintesi dei neurotrasmettitori deputati al controllo del dolore;
  • fattori ambientali come stressor lavorativi, affettivi, relazionali, cognitivi e fisici come infezioni, infiammazioni e traumi che possono modificare in senso epigenetico il sistema di protezione del dolore;
  • la componente meccanica, ovvero la migliore forma fisica che può aumentare la resistenza al dolore.

Questa pluralità di aspetti, oggi considerati interagenti, non consente più di trattare e gestire la fibromialgia a compartimenti stagni. Occorre approcciarla secondo un modello “bio-psico-sociale”, meritevole anche di una presa in carico multidisciplinare che veda coinvolte più figure professionali: il reumatologo, in primo luogo, esperto del dolore muscolo-scheletrico nociplastico, in grado di inquadrare la condizione da un punto di vista diagnostico-terapeutico anche in termini di severità, il terapista del dolore, il neurologo, lo psichiatra, il terapista della riabilitazione, il nutrizionista.

Non ultimo il farmacista, che, oltre a dispensare i farmaci prescritti dagli specialisti, può contribuire a “sollevare” il paziente dalla condizione dolorosa con una attività educazionale e di counseling: consigli pratici, comportamentali e di stile di vita, in grado di migliorare la qualità della quotidianità.

Il contributo del farmacista

In un’ottica di “servizio” al paziente, il farmacista può offrire indicazioni che il paziente può modulare sulle proprie esigenze, in relazione alla risposta percepita e migliorativa a livello fisico con ricadute anche psico-emotive. Dunque la prima indicazione è insegnare alla persona a sapersi ascoltare. Le misure suggerite sono rivolte innanzitutto a ridurre il dolore, il sintomo chiave e più intenso nella sindrome fibromialgica. In relazione a tre capisaldi (nutrizione, riposo e movimenti) il farmacista può indirizzare il paziente in diversi modi.

Indicazioni a tavola

  • Prediligere una dieta che abbassi/tenga sotto controllo i livelli di infiammazione, possibile con la riduzione di zuccheri e l’introduzione di cibi a basso indice glicemico; con la diminuzione di proteine animali, ad esclusione del pesce, e salumi a vantaggio di un maggior apporto di fibre, proteine e alimenti vegetali, cereali.
  • È da raccomandare l’attenzione alla qualità della materia prima: cibi bio, meno contaminati, meno elaborati, più digeribili.
  • Parimenti sono da preferire alimenti energizzanti, ricchi di proteine, ma anche di vitamina B1, in grado di aumentare efficienza e performance.
  • Ancora, vanno ridotti/eliminati alcool e bevande alcoliche, assicurandosi ogni giorno il consumo di all’incirca 1,5/2 litri di acqua.
  • Questa tipologia di dieta può favorire anche la funzionalità e il benessere intestinale; quest’ultimo al “centro” anche nella sindrome fibromialgica. Recenti studi correlerebbero la malattia anche alle alterazioni del microbiota intestinale, oltre che a alterati livelli di serotonina nel circolo ematico periferico.

Creare una routine del sonno

È bene raccomandare al paziente il rispetto delle regole di igiene del sonno:

  • andare a letto sempre alla stessa ora;
  • coricarsi solo se si avverte sonno;
  • evitare pisolini pomeridiani, esercizi faticosi o attività mentali impegnative prima di coricarsi e/o dormire;
  • non fare uso a letto di cellulari e tablet, in quanto il sonno risente dell’influenza della luce blu.

Indirizzare all’attività fisica

È imperativo sensibilizzare all’importanza terapeutica dell’esercizio fisico, di tipo aerobico, come cammino, bicicletta o cyclette, nuoto, di intensità moderata e a incremento graduale, da praticare anche in caso di stanchezza muscolare. Il movimento, infatti, potenzia la resistenza muscolare, migliora la respirazione, la disponibilità di ossigeno e la postura. È bene infine, concludere la pratica con una serie di esercizi di stretching che possono contribuire a lenire eventuali stati dolorosi.