Governance della spesa farmaceutica, le proposte di Regioni e Federfarma

Farmaci innovati ad alto costo e vincoli di bilancio: come coniugare i due aspetti per garantire accesso alle cure in modo sostenibile?

La governance della spesa farmaceutica, in particolare quella ospedaliera, necessita di essere rivista. E su questo sono concordi tutti. Negli ultimi tre anni infatti si registrato uno sforamento complessivo del tetto di spesa programmato di quasi 4 miliardi di euro.

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Le proposte delle Regioni

Sull’argomento hanno ragionato le Regioni che poche settimane fa hanno siglato un documento presentato al Governo con le loro proposte. Otto punti, due tetti di spesa separati per la convenzionata e la non convenzionata, pay by result, riduzione dei listini per i farmaci a brevetto scaduto e altro ancora.

  1. Introduzione della procedura di contrattazione prezzo/volume per quelle categorie di farmaci (P/V) soggette ad ampliamento delle indicazioni di registrazione, a fenomeni di combo therapy o al prolungamento delle terapie per stabilizzazione del paziente;
  2. Rivisitazione dei registri Aifa con particolare riferimento alla ridefinizione di “risultato terapeutico” e alla “fruibilità” da parte delle regioni dei dati clinici ivi contenuti;
  3. Adozione di criteri scientifici per l’attribuzione e la revisione del requisito dell’innovatività terapeutica e la ridefinizione dei prezzi dei farmaci sulla base di tale attribuzione;
  4. Interventi sulle “liste di trasparenza Aifa” tesi a limitare la differenza di prezzo a carico del cittadino fra il prodotto brand e il prezzo di riferimento del farmaco equivalente al fine di ridurre sensibilmente la spesa a carico del cittadino che nell’anno 2015 ha superato 1 miliardo di euro;
  5. Azioni tese a favorire la intercambiabilità dei farmaci biosimilari con i corrispondenti originator;
  6. Introduzione, nel mercato farmaceutico, come avviene in tutti gli altri settori, compreso l’ambito sanitario, di elementi di concorrenzialità fra le aziende produttrici attraverso la determinazione dei prezzi con procedure selettive ad evidenza pubblica nonché attraverso la individuazione, da parte di Aifa, su tutte le categorie di farmaci, l’esistenza dell’equivalenza terapeutica totale, parziale o assenza di equivalenza in modo tale da poter consentire alle regioni l’espletamento di gare in equivalenza terapeutica;
  7. Revisione della delibera Cipe 3/2001 (Individuazione dei criteri per la contrattazione del prezzo dei farmaci) tesa a implementazione dei dossier con studi di costo-efficacia (Cea) e studi di impatto sul budget (Bia, della documentazione sui costi evitabili ,maggior flessibilità da parte di Aifa sulla ricontrattazione);
  8. Revisione della normativa relativa ai farmaci classificati come Cnn e ai farmaci inseriti negli elenchi della legge 648/1996.

La risposta dell’associazioni di categoria

Farmindustria e Federfarma si sono scagliate contro queste proposte fin da subito, definendole “vecchie e inaccettabili”. In occasione della prima assemblea pubblica, Federfarma ha presentato una serie di proposte che mirano ad alimentare il ruolo di centralità della farmacia e a spingere sulla sua capacità di erogare servizi:

  1. Ripristinare uno standard quanto più possibile omogeneo su tutto il territorio nazionale per quanto riguarda le modalità di erogazione di farmaci, prodotti e servizi sanitari.
  2. Valorizzare la farmacia come presidio integrato nel SSN: “Tutti i farmaci – ha spiegato Annarosa Racca, presidente Federfarma – verranno sottoposti a monitoraggio nelle farmacie che opereranno a stretto contatto con i MMG. La farmacia diverrà quindi Hub di riferimento dei servizi distributivi”.
  3. Investire nella farmaceutica convenzionata proprio per garantire l’erogazione di medicinali innovativi. “Non potranno continuare i tagli – ha spiegato Racca. Serve stabilità e si deve superare la fase dei tetti rigidi in favore di un sistema che tenga conto dei risparmi su altre voci di spesa che si generano dall’uso dei farmaci”.
  4. Reinvestire nel servizio farmaceutico almeno parte dei risparmi generati dalla farmacia stessa, in particolare con gli sconti a favore del SSN e le varie trattenute, che valgono 800 milioni di euro l’anno.
  5. Procedere alla definizione dei requisiti strutturali e della remunerazione dei servizi aggiuntivi rispetto alla dispensazione del farmaco.

“Bisogna far conto – ha concluso Racca – che le norme del DDL concorrenza tengono conto della specificità delle farmacie”.

Beatrice Lorenzin, intervenuta all’evento, ha sottolineato che sul tema della governance farmaceutica ancora si sta discutendo e tutte le proposte saranno valutate. Tuttavia il ministro si è detto concorde alla farmacia dei servizi che: “È una grande opportunità per il nostro Paese. La farmacia deve essere maggiormente inserita nei programmi di prevenzione e deve erogare servizi integrati sul territorio che permettano il controllo della spesa ma specialmente la continuità delle cure”.