Puntare sul Servizio Sanitario Nazionale conviene. Anche economicamente. Per ogni euro di investimento pubblico in salute se ne generano infatti quasi 2. Non soltanto: se l’investimento pro-capite in salute fosse pari a quello della Germania, questo potrebbe generare ben 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro, non solo nel comparto sanitario.

A dimostrarlo, il Rapporto FNOMCeO-Censis “Il valore economico e sociale del Servizio Sanitario Nazionale – Una Piattaforma fondamentale per il Paese”, che ha studiato gli impatti economici e occupazionali – diretti, indiretti e indotti – della spesa sanitaria pubblica.

Il Rapporto è stato presentato nell’ambito del convegno “Valore salute: SSN, volano di progresso del Paese”, voluto dalla Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri – FNOMCeO, per celebrare “i 45 anni del Servizio Sanitario Nazionale, un’eccellenza italiana”.

Un fiore all’occhiello per il Paese

Che il SSN rappresenti un’eccellenza viene confermato nei fatti: l’Italia è uno dei Paesi più longevi al mondo e con la più alta aspettativa di vita in buona salute. La speranza di vita si attesta a 82,7 anni – terza a livello europeo dopo Svezia e Spagna, entrambe a 83,1 anni; quella di vita in buona salute a 68,1 anni, dopo Svezia a 68,4 e Malta a 68,7.

Tuttavia, il servizio sanitario è molto più di un erogatore di prestazioni, comunque essenziali per la buona salute della popolazione. Le risorse destinate alla sanità vanno intese come investimento e non come spesa se è vero che determinano un effetto moltiplicatore con ricadute estremamente positive sul piano economico, occupazionale e di innovazione, ricerca e coesione sociale.

Un benessere economico

Partendo da un valore della spesa sanitaria pubblica pari a 131,3 miliardi di euro, cioè il 6,7% del Prodotto Interno Lordo nazionale, il valore della produzione interna diretta, indiretta e dell’indotto che essa genera è stimata a 242 miliardi di euro, con un effetto moltiplicatore pari a 1,84 euro.

I settori che traggono beneficio dall’investimento in spesa sanitaria sono in primis quelli relativi ai servizi sanitari, con un valore della produzione pari a 126 miliardi di euro con quasi 1,3 milioni di occupati, quelli dell’assistenza sociale con 8,6 miliardi di valore di produzione e un’occupazione di 180 mila persone, il commercio al dettaglio e all’ingrosso, con quasi 9 miliardi di valore di produzione e oltre 95 mila occupati. Oltre a settori professionali e di servizi di varia natura, con un valore della produzione di oltre 3 miliardi di euro per oltre 30 mila addetti, o ancora, di vigilanza e facility management con 3 miliardi di euro di valore della produzione e quasi 43 mila occupati.

A ciò si aggiunge un totale di imposte dirette e indirette e di contributi sociali ascrivibili al circuito attivato dalla spesa sanitaria pubblica pari ad oltre 50 miliardi di euro. Si tratta di oltre 28 miliardi di imposte dirette e indirette e quasi 22 miliardi di contributi sociali relativi ai lavoratori dipendenti coinvolti.

Gli effetti sull’occupazione

L’investimento in sanità genera anche importanti ricadute occupazionali: il sistema sanitario conta 670mila addetti cui poter sommare 57mila medici di medicina generale, titolari di guardie mediche e pediatri di libera scelta.

A ciò si aggiungono ulteriori occupati interni diretti, indiretti e indotti per quasi 2,2 milioni di persone, pari all’8,7% degli occupati totali. Il report ha inoltre stimato che innalzando la spesa pubblica ai livelli della Germania – passando quindi dai 2.226 euro di spesa pro-capite italiana ai 4.702 euro di quella tedesca –, sarebbe possibile ottenere 2,5 milioni di posti di lavoro in più.

Potenziare la ricerca e le nuove tecnologie

L’investimento in ricerca e sviluppo in ambito sanitario in Italia è del 12,7% del totale della spesa pubblica stanziata per ricerca e sviluppo e pari a 1,6 miliardi di euro, posizionando il nostro Paese al quinto posto in UE.

Per quanto riguarda le pubblicazioni in riviste scientifiche, buoni gli indicatori di performance con il nostro Paese al secondo posto in UE.

Per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e digitale in ambito sanitario, numerosi sono i timori emersi, in primis quello legato ad una crescente spersonalizzazione del rapporto medico-paziente nei processi di cura, allorchè è unanime ritenere che al centro di questi processi debba rimanere centrale la figura del medico.

Tra coesione sociale e diseguaglianze territoriali

Nonostante le forti differenze territoriali, la spesa sanitaria pro-capite si conferma superiore ai 2mila euro in tutte le regioni. Oltre 1,3 miliardi le prestazioni di prevenzione e cura erogate in un anno, 29 mila le strutture pubbliche e private accreditate, per un totale di 236 mila posti letto. I medici di medicina generale, nonostante il periodo di carenza, sono ancora 40mila diffusi a livello territoriale con una media di 1.300 iscritti.

La spesa sanitaria pubblica è un investimento economico i cui effetti si dispiegano su tutti i territori del nostro paese, e pertanto le sue risorse possono essere considerate ad alto impatto economico e occupazionale, con in più il pregio di distribuire i benefici in modo diffuso nei territori” ha commentato il Presidente della FNOMCeO, Filippo Anelli, il quale ha concluso “Il Servizio sanitario contribuisce a tenere insieme la società anche perché esercita una funzione di rassicurazione delle persone di ogni ceto sociale, facendole sentire con le spalle coperte in caso di insorgenza di patologie”.