La cannabis terapeutica in forma di tisana

A partire dall’anno 2016 qualcosa è cambiato nella carta d’identità della cannabis che, da sostanza totalmente illegale, è passata a uno status civile di “parziale” legalità. Una depenalizzazione riconosciuta esclusivamente a uso terapeutico, avvalorata da una certificazione medica obbligatoria (facente riferimento alla legge 94/98) e che deriva dall’attuazione progressiva del decreto del Ministro della Salute – 9 novembre 2015.

La messa in opera di questo progetto pilota per la cannabis a uso medico ha introdotto nello scenario galenico-magistrale una cannabis legale di provenienza inizialmente olandese e, da gennaio 2017, anche di produzione italiana, da parte dello “Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze”, con il vantaggio di maggiori garanzie di qualità e minori costi per i pazienti. Tra i punti salienti del decreto in oggetto va di certo citato il seguente «Il farmacista allestisce in farmacia, in osservanza delle Norme di Buona Preparazione (NBP), preparazioni magistrali a base di cannabis che comportino la ripartizione della sostanza attiva in dose e forma di medicamento, secondo la posologia e le modalità di assunzione indicate dal medico prescrittore […] per l’uso medico della cannabis che prevedono l’assunzione orale del decotto e la somministrazione per via inalatoria, mediante l’uso di uno specifico vaporizzatore». Ed è proprio alla cannabis terapeutica in forma tisana cui vogliamo dare spazio, per una maggiore chiarezza in termini tecnici e medicamentosi.

Il taglio tisana

In questo caso specifico si parla di decotto e non di infuso, quindi non si deve pensare di farsi una sorta di tè alla cannabis in quanto non la si aggiunge alla fine, dopo aver portato l’acqua all’ebollizione, ma sin dall’inizio, a freddo, mantenendola nel liquido a bollore.
Precisamente la Metodica del Ministero della Salute nel Decreto 9 novembre 2015 prevede di «preparare un decotto di infiorescenze in acqua bollente, e assumere tale preparazione dopo circa 15 minuti di bollitura con coperchio. A titolo indicativo, il rapporto è di 500 mg di cannabis per 500 ml di acqua». In realtà, per migliorare la solubilizzazione dei principi attivi (di natura lipofila) in essa contenuti, sarebbe consigliato aggiungere del latte e prolungare i tempi di decozione oltre i 15 minuti indicati.
La materia prima può provenire da capsule a base di cannabis micronizzata e apribili al momento della preparazione, oppure da cartine contenenti cannabis grezza, in forma di infiorescenze che vanno ingerite intere (insieme alla tisana stessa o separatamente, per esempio miscelandole a dello yogurt), per assimilare una maggiore quota di terpeni e alcaloidi.

Scheda della pianta

L’azione psicoattiva della pianta è stata sfruttata da molte civiltà (hindu, sciiti, assiri…) per riti magici e cerimonie religiose; dai semi si ricavano ancora oggi olio e farine, per l’alimentazione sia umana sia animale; con le fibre di canapa si sono prodotte per secoli e secoli stoffe mentre dalla sua polpa si è ricavata carta pregiata.

Nomi: Cannabis sativa (famiglia Cannabaceae), nota anche come canapa indiana.

Parti utilizzate: sommità fiorite, delle piante femmine.

Proprietà: neuroprotettive, miorilassanti, antispastiche e antipertensive; utile nella terapia del dolore.

Posologia: solo il medico curante può stabilire dosi e modalità di somministrazione.

Avvertenze: tra gli effetti collaterali più comuni possono insorgere tachicardia, euforia, cefalea, vertigini, secchezza delle fauci e debolezza muscolare; è necessario tenersi idratati bevendo almeno 2 o 3 bicchieri di acqua in più nel corso della giornata.

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