La sindrome da affaticamento cronico

Come riconoscere la condizione clinica complessa della sindrome da affaticamento cronico (CFS), la cui diagnosi è principalmente di esclusione

L’affaticamento acuto è una risposta sana e adattiva allo sforzo fisico o mentale, che induce una risposta metabolica al fine di prevenire un ulteriore consumo di energia. La fatica acuta in genere si risolve dopo il riposo o il sonno. Al contrario, la fatica persistente è spesso sproporzionata rispetto alle attività esercitate e, generalmente, non è completamente alleviata dal riposo. Nessun trattamento per la cosiddetta sindrome da affaticamento cronico (CFS) è stato approvato dalla Food and Drug Administration americana, probabilmente perché i meccanismi sottostanti sono ancora poco conosciuti.

affaticamento

La CFS è caratterizzata da affaticamento prolungato in combinazione con sintomi tipici come dolori muscolari e articolari, mal di testa, mal di gola ricorrente, problemi cognitivi significativi e scarsa concentrazione, memoria, sonno e deterioramento dopo l’attività fisica. La diagnosi viene fatta solo negli stati patologici che abbiano una storia di almeno sei mesi e la sindrome può essere identificata solo dopo che sono state escluse altre potenziali cause dell’affaticamento. La prevalenza della CFS varia dallo 0,4% al 2,5% nella popolazione generale degli Stati Uniti e del Regno Unito e la sindrome ha un maggiore impatto nelle femmine rispetto ai maschi. Una possibile ragione non è ancora chiara, sebbene l’eziopatogenesi della CFS possa avere cause genetiche ed epigenetiche, oltre a cause ormonali, virali e immunitarie. I sintomi della fatica possono aggravarsi con l’attività mentale o fisica, ma non migliorano dopo i periodi di riposo.

Cause e trattamento

Nonostante siano state avanzate un certo numero di ipotesi inerenti all’eziologia della CFS, si pensa che la causa più plausibile sia infettiva. Tuttavia, sono ipotesi plausibili anche possibili ulteriori cause correlate all’asse intestino/cervello e ai disturbi immunitari legati al microbiota, inclusa l’autoimmunità. Uno studio di meta-analisi comprendente 27 studi ha concluso che vi sono ancora pochi dati per fornire un’ipotesi promettente circa il ruolo, potenzialmente efficace, della supplementazione di minerali e vitamine nella fisiopatologia e terapia della CFS. Gli attuali studi su minerali e vitamine nei pazienti con tale sindrome necessitano di ampie ricerche prospettiche, così come di studi interventistici su pazienti, per acquisire maggiore consapevolezza sull’efficacia dei minerali e delle vitamine nella fisiopatologia della patologia. Inoltre, future indagini dovranno valutare se i fenotipi della CFS predicono l’esito del trattamento. D’altro canto, l’ansia e la depressione dei pazienti affetti dalla sindrome giustificano ulteriori studi per cercare di capire come queste caratteristiche possano influenzare la gestione sintomatica e interventistica.