Il termine per definire gli accordi sulla remunerazione, fissato per il 13 novembre, si sta avvicinando, ma la situazione non è ancora chiara. Infatti a pochi giorni dalla data decisa, l’accordo, come previsto dalla spending review, siglato il 16 ottobre da Federfarma, Assofarm, Federfarma Servizi e ADF con l’AIFA, è stato messo in discussione dal ministero della Salute e da quello dell’economia. Questi hanno avanzato una serie di rilievi sul documento siglato dalla filiera distributiva con l’AIFA. La legge vigente prevede che, se non venisse raggiunto un accordo, la decisione verrà presa dal Ministero in autonomia con le Regioni.
L’accordo del 16 ottobre prevede un sistema di remunerazione misto, con una quota fissa pari a 2,00 euro per confezione al netto dell’Iva, tale importo si incrementa del 18% per le farmacie rurali sussidiate con fatturato inferiore a 387.342,67 € e del 17,5% per le farmacie con fatturato inferiore a 258.228,45 €; vi è poi una quota proporzionale del 3,30% del prezzo ex-factory al netto dell’Iva. È prevista anche una quota premiale di 0,10 euro per confezione al netto dell’Iva per medicinali generici o a brevetto scaduto con prezzo al pubblico corrispondente al prezzo di riferimento fissato nell’ambito delle liste di trasparenza Aifa.
La nuova proposta, portata da AIFA alla riapertura del tavolo delle trattative da parte del Ministero, prevedrebbe una quota fissa pari a 1,90 euro, con un incremento del 10,5% per le rurali, e del 5,3% per le farmacie con basso fatturato. Rimane invariata la quota premiale per i generici; mentre scende al 1,9% sul prezzo al pubblico.
Gianni Petrosillo, presidente Federfarma Bergamo, ribadisce che «Federfarma, ritiene l’accordo del 16 ottobre valido a tutti gli effetti. È stato redatto secondo i criteri stabiliti dalla normativa, nel rispetto delle condizioni poste dalla legge n. 122 del 2010 – con una quota fissa e una ridotta quota percentuale – e della spending review, ovvero l’accordo dell’intera filiera e l’invarianza dei costi. Per quanto riguarda l’invarianza i margini di riferimento sono stati fissati al 30 giugno 2012, come correttamente dice la legge, e abbiamo fatto tutti i conti insieme all’Agenzia del farmaco. L’AIFA ha sottoscritto l’accordo davanti all’ufficiale erogante che ha certificato la validità delle firme: pertanto per noi l’accordo è quello. Non si discute.»
Infatti, come ribadisce Federfarma in una nota «l’AIFA ha tra i propri compiti istitutivi quello di monitorare e tenere sotto controllo la spesa, quindi ha tutti gli strumenti per valutare se la nuova remunerazione garantisce, come dice la legge, l’invarianza dei costi.» E aggiunge Petrosillo: «Come sottolineato in una lettera consegnata al Ministro Balduzzi, firmata da noi e da Assofarm, siamo disponibili a riaprire la questione dei prezzi al pubblico perché quella voce non va a toccare i valori SSN stabiliti dall’accordo. In accordo con la distribuzione intermedia e gli altri componenti della filiera siamo disponibili a riconsiderare questo punto, ma solo questo.» La lettera è stata consegnata al Ministro il 7 novembre, in occasione di un incontro fissato tra Balduzzi e i vertici di Federfarma e Assofarm.
Una volta definito il modello, questo dovrà essere reso applicativo attraverso un decreto del ministero della Salute unitamente con quello del ministero delle Finanze e dopo l’intesa in ambito di Conferenza Stato-Regioni, sulla base dell’accordo stesso. Per l’entrata in vigore del nuovo sistema di remunerazione la data dovrà essere il 1° gennaio 2013.
Tutto è avvenuto nel rispetto delle norme… adesso è una questione anche
di dignità!
Abbiamo iniziato questo travaglio con i tassisti che abilmente, dimostrando carattere e unità d’intenti, si sono prontamente sganciati noi invece… non è
difesa di “casta” ma solo e soltanto di dignità che spero si sappia e si voglia difendere perché questo vilipendio cessi.
Si sono commessi tanti errori in questi anni e questi sono i risultati.
Trattati come dei poveretti che elemosinano sempre qualcosa.
Se questa nuova remunerazione serve a risolvere alcuni problemi
della farmacia allora senza indugi compatti programmiamo azioni
forti come l’indiretta o sciopero di tutta la filiera del farmaco, ad oltranza.
Ci multeranno tutti? Fa niente, prendiamola come una tassa in più.
Quello che conta è che dobbiamo recuperare dignità e credibilità
come categoria, non come casta. Saluti.
Le nostre farmacie sono molto spesso un presidio di primo soccorsa. La mia, sita in località turistica, è disponibile in qualsiasi momento a fornire soccorso a persone di tutto il mondo, accontentandosi, per far far bella figura al nostro Paese, di un grato thank you. Siamo orgogliosi di spenderci per un sorriso e non siamo i soli, ma le nostre sono aziende e lo Stato, al quale forniamo servizi anche sostituendoci ai suoi impiegati, deve riconoscerci la dignità di mandarle avanti, approvando un accordo che è base minima per la salvaguardia di interessi collettivi.
Mi dispiace dovrlo ammettere ma siamo una categoria più che unita sfilacciata. Ognuno pensa di coltivare il suo orticello senza tener conto che l`unità è quella che fa forte una categoria. Ora il problema è di non recedere da quanto stabilito anzi di passare all’attacco minacciando serrate ed eventualmente anche la disdetta della convenzione che oramai è obsoleta. L’unione fa la forza dice un vecchio proverbio. Saluti
Se per il Governo l’accordo per la nuova remunerazione non vale, significa che si stà mettendo in discussione la professionalità del farmacista ed il futuro della categoria. Il vero progetto è quello di ELIMINARE LA FIGURA DEL FARMACISTA, che non è considerato un operatore sanitario che garantisce efficienza e competenza, ma un intermediario il cui prezzo di 2 € è troppo alto. Fino a prova contraria IL VERO ESPERTO DEL FARMACO È IL FARMACISTA, la vera lotta di categoria è quella di riappriopriarsi delle proprie competenze con la farmacia dei servizi, dove dovrà esistere anche IL FARMACISTA PRESCRITTORE, sia di visite specialistiche che di farmaci come avviene in altri paesi del resto d’Europa.
Per protesta proporrei di non dispensare in regime di SSN i famosi farmaci al di sotto dei 7 €, facendoli pagare al paziente IL PREZZO CHE DICIAMO NOI, visto che il prezzo è stato liberalizzato, e farsi rimborsare dalle Asl solo i farmaci di prezzo superiore, facendo capire che NESSUN PROFESSIONISTA DEL FARMACO può lavorare per niente!