Le infezioni del tratto urinario (UTI) rappresentano una delle infezioni batteriche più diffuse al mondo, colpendo oltre 150 milioni di persone ogni anno, con una prevalenza significativamente maggiore nelle donne. La patogenesi inizia con l’infezione della regione periuretrale da parte di uropatogeni presenti nell’intestino, che successivamente colonizzano l’uretra e si diffondono verso la vescica.

Diversi studi hanno evidenziato che la disbiosi intestinale, caratterizzata dalla crescita eccessiva di ceppi patogeni come l’Escherichia coli, è associata a un aumentato di rischio di infezioni del tratto urinario.

Uno studio ad hoc

In particolare, un recente studio pubblicato su Nutrients (Associations between Gut Microbiota Dysbiosis and Other Risk Factors in Women with a History of Urinary Tract Infections”) ha approfondito questa associazione, coinvolgendo donne di età compresa tra 18 e 45 anni con una diagnosi di UTI negli ultimi cinque anni.  Le partecipanti sono state suddivise in due gruppi:

  • il primo gruppo includeva donne con infezioni ricorrenti del tratto urinario (rUTI), definite da almeno due episodi di UTI sintomatici nei sei mesi precedenti o più di tre episodi nell’ultimo anno, confermati da urinocoltura (≤103 cfu/mL di batteri uropatogeni);
  • il secondo gruppo comprendeva donne con una sola UTI negli ultimi 12 mesi o UTI sporadiche negli ultimi cinque anni.

Tutti i soggetti hanno effettuato un test di disbiosi fecale presso un laboratorio specializzato e compilato un questionario sulle loro abitudini alimentari, storia di resistenza agli antibiotici e fattori di rischio legati allo stile di vita.

L’impatto di dieta e antibiotici

Dai risultati è emerso che il 71% delle donne presentava una disbiosi intestinale. Erano associati alla disbiosi in modo significativo fattori come il consumo frequente di bevande gassate, succhi, bevande energetiche, cibi salati e ipercalorici, alcol e carne, così come una ridotta assunzione di acqua e la mancanza di conoscenze sull’impatto degli integratori alimentari e degli antibiotici sulla microflora intestinale.

L’uso frequente di antibiotici per il trattamento delle infezioni delle vie urinarie, dunque, può portare a una riduzione dei batteri intestinali benefici, a un aumento dei ceppi patogeni che potrebbero causare recidive di infezioni delle vie urinarie e, infine, alla comparsa di ceppi batterici resistenti agli antibiotici stessi.

Farmacista educatore

I farmacisti svolgono un ruolo essenziale nell’informare i pazienti/clienti sull’importanza di mantenere un microbiota intestinale equilibrato. Educare le donne su comportamenti sani, come una corretta alimentazione, l’adeguata idratazione e l’uso consapevole degli antibiotici può rappresentare un passo fondamentale verso strategie alternative per la prevenzione e il trattamento delle infezioni ricorrenti del tratto urinario (rUTI). Una maggiore consapevolezza e un approccio integrato, infatti, possono migliorare significativamente la qualità della vita delle donne affette da queste infezioni ricorrenti.

Bibliografia

  • Ruţa F, Pribac M, Mardale E, Suciu S, Maior R, Bogdan S, Avram C. Associations between Gut Microbiota Dysbiosis and Other Risk Factors in Women with a History of Urinary Tract Infections. Nutrients. 2024; 16(11):1753.