Negli ultimi 20 anni in Italia il numero di persone con obesità è quasi raddoppiato, con un +38% raggiunto nel 2023 rispetto al 2003. A fronte di un aumento generalizzato, a preoccupare è in particolar modo l’incidenza crescente tra i target più giovani. Sulla prevalenza permane un marcato gradiente Nord-Sud, ma si attenua la discriminante socio-economica, con un incremento della patologia anche tra coloro che hanno un elevato titolo di studio.

A fare il punto sulla situazione italiana dell’obesità è stato, anche quest’anno, l’ormai consueto appuntamento di riflessione e approfondimento, l’Italian Obesity Barometer Summit, giunto alla sua sesta edizione, che ha rappresentato anche l’occasione per discutere i dati del VI Rapporto.

L’incontro, dal titolo: “Unire gli sforzi per ridurre, prevenire e curare l’obesità” ha rimarcato l’importanza della prevenzione, sottolineando che l’obesità non è solo un problema di peso ma è fortemente correlata alla comparsa di patologie cardiovascolari, metaboliche e ad alcuni tipi di tumore maligno. La prevalenza della malattia risulta altresì fortemente correlata al luogo di vita (in particolare aumenta nelle grandi città a causa di stili di vita scorretti) e a diversi aspetti di fragilità e solitudine.

L’obesità in Italia: l’andamento 2003-2023

Rispetto a 20 anni fa, il numero di soggetti con obesità è cresciuto di quasi 1,6 milioni, per un totale di quasi 6 milioni di cittadini con questa patologia cronica recidivante e ingravescente che porta con sé un numero altissimo di comorbidità.

A preoccupare maggiormente è l’aumento registrato tra i giovani adulti: nel target 18-34 anni, la percentuale di persone affette è passato dal 2,6% al 6,6%, raddoppiando tra gli uomini e triplicando tra le donne, mentre nella fascia d’età 35-44 anni è passata dal 6,4% al 9,8%. Altresì, tra gli over 74 il tasso è aumentato dall’11% del 2003 al 13,8% del 2023.

Il forte gradiente geografico

Il rapporto 2024 ha rimarcato, ancora una volta, il forte gradiente Nord-Sud, esacerbato dalla pandemia Covid-19 con un aumento, dal 2019 al 2023, dell’incidenza di sovrappeso e obesità in quasi tutte le Regioni del Meridione. Rispetto a una prevalenza media nazionale dell’11%, nelle Regioni del Sud, a eccezione della Sardegna, la percentuale è prossima al 15%.

Il medesimo trend geografico interessa anche i bambini e gli adolescenti del target 3-17 anni, imponendo una riflessione sulle migliori strategie da mettere in campo per una efficace prevenzione primaria in grado di impattare concretamente sugli stili di vita delle famiglie.

Le comorbidità cardiovascolari

Come è ormai noto, l’obesità è una malattia associata a oltre 200 complicanze, inclusi tumori, malattie cardiovascolari, diabete di tipo 2 e malattie respiratorie croniche, con conseguenze sulla morbilità e mortalità. L’obesità grave è stata associata a una diminuzione dell’aspettativa di vita e a un aumento del tasso di mortalità, indipendentemente dall’età, regione geografica, titolo di studio o l’abitudine di fumare.

«L’obesità è molto più di un semplice eccesso di peso, basti pensare che il 41% di tutta la mortalità cardiovascolare negli Stati Uniti corrisponde a un alto indice di massa corporea – BMI. Esiste, infatti, una chiara associazione tra BMI e ipertensione alla base delle principali malattie cardiovascolari, come infarto, ictus e insufficienza cardiaca. È stato osservato in Italia che l’ipertensione è presente nel 45% delle persone con un BMI normale, nel 67% di quelle con sovrappeso, fino ad arrivare all’87% in coloro che soffrono di obesità» ha spiegato Paolo Sbraccia, presidente di IBDO Foundation.

Garantire un approccio integrato e multidisciplinare

Le sfide ancora aperte restano numerose e deve essere massimo l’impegno di tutti gli attori coinvolti a vario titolo nel contrasto all’obesità. «A livello nazionale, dobbiamo garantire che i nostri servizi sanitari, tutti i livelli istituzionali territoriali e le nostre comunità, inclusi gli ambiti scolastici e imprenditoriali, siano adeguatamente alfabetizzati, e conseguentemente attrezzati, per ridurre il rischio e l’impatto dell’obesità.

A livello parlamentare, attraverso i provvedimenti che abbiamo presentato sia alla Camera dei Deputati sia al Senato della Repubblica, ci stiamo impegnando per affrontare le radici strutturali dell’obesità e per far riconoscere la stessa come malattia», ha sostenuto Roberto Pella, deputato della Repubblica, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e malattie croniche non trasmissibili e Presidente ff di ANCI.«

In questa XIX Legislatura ci stiamo concretamente impegnando come Intergruppo parlamentare ad avviare iter legislativi che portino a considerare l’obesità, nella propria complessità, come una malattia che esige prevenzione e cura. L’inserimento dell’obesità nelle politiche sulla salute del G7 può aprire nuove prospettive globali nell’affrontare una malattia che ha impatti devastanti a livello clinico, sociale ed economico» ha aggiunto Daniela Sbrollini, senatrice della Repubblica, presidente dell’Intergruppo Parlamentare Obesità, Diabete e malattie croniche non trasmissibili e vicepresidente della 10a Commissione permanente del Senato.