Le principali cause del piede diabetico vengono individuate nell’arteriopatia diabetica che, impedendo il corretto afflusso di sangue ai piedi, comporta una scarsa ossigenazione e apporto di sostanze nutritive ai tessuti, e nella neuropatia diabetica che, a causa di una riduzione della sensibilità, per danni a carico del sistema nervoso periferico, impedisce la corretta percezione di dolore (da ferita o calzatura inadeguata), calore o freddo estremo.
Pur trattandosi di una patologia gestita principalmente con soluzioni di tipo farmacologico e chirurgico, la fitoterapia può rappresentare un ottimo supporto coadiuvante nel trattamento delle lesioni, così come nel mantenimento dell’integrità cutanea e della funzionalità del microcircolo.
Anche per proteggere
La calendula è sicuramente una delle piante che da sempre rivestono una valenza significativa nel tutelare il benessere della pelle. Protagonisti del fitocomplesso della parte aerea della Calendula officinalis sono i flavonoidi e i polisaccaridi, i carotenoidi, un olio essenziale, fitosteroli e mucillagini. Tale composizione garantisce agli estratti di calendula sia l’efficacia dei carotenoidi, dotati di azione dermoprotettiva e antiossidante, sia le proprietà antinfiammatorie, riepitelizzanti e lenitive dei flavonoidi (azione sul microcircolo) e, infine, quelle emollienti e filmogene delle mucillagini e della frazione non saponificabile.
Rimedio ideale per le pelli secche, fragili o arrossate, la calendula può risultare efficace soprattutto nella prevenzione perché, oltre a garantire la funzionalità del film idrolipidico cutaneo e, quindi, la protezione della cute, grazie al suo olio essenziale può vantare proprietà antimicrobiche, utili nella prevenzione e nel trattamento di problematiche cutanee strettamente connesse a infezioni e micosi.
Non mancano gli studi specifici relativi all’applicazione della pianta nel trattamento delle ulcere del piede diabetico (Dfu), con una soluzione spray di estratto di calendula, in soggetti con ulcere di tipo 1 secondo la classificazione di Wagner (superficiali). Nell’arco di 11-30 settimane è stato possibile rilevare, rispettivamente nel 54%-78% dei partecipanti, una completa chiusura delle ferite. In tutti i casi presi in esame, dopo l’applicazione dell’estratto di calendula, si è ridotta la contaminazione delle ferite, dell’essudato e del tessuto necrotico.