Con l’espressione occhio secco si identifica una patologia della superficie oculare, cronica e progressiva, legata alla quantità di lacrime presenti all’interno degli occhi. Si stima che ne soffra tra il 5 e il 35% della popolazione adulta, con un incremento negli over 60 e una prevalenza nelle donne.

Le sue cause sono multifattoriali, molte delle quali sistemiche come malattie autoimmuni, diabete, allergie, dermatiti, alcuni trattamenti farmacologici e chemioterapici, la pillola contracettiva, la menopausa, interventi chirurgici come la cataratta e la chirurgia laser per la riduzione della miopia.

La sintomatologia è complessa e varia e prevede secchezza, bruciore, fotofobia, sensazione di corpo estraneo, dolore corneale soprattutto al mattino, prurito e lacrimazione improvvisa dovuta allo stimolo infiammatorio. Può impattare in modo significativo anche sulla qualità di vita, portando limitazioni sia da punto di vista professionale sia di relazione.

«La giusta quantità di lacrime, un regolare equilibrio delle componenti del film lacrimale, unite a un normale ammiccamento palpebrale e a una chiusura completa della palpebra, favoriscono un naturale normale ricambio del film lacrimale – spiega il professor Francesco Loperfido, responsabile Servizio Oftalmologia generale Ospedale San Raffaele – Nei casi in cui si manifesti una condizione di occhio secco che può alterare la parte quantitativa o la parte qualitativa, o entrambe, del film lacrimale, si possono creare le condizioni per passare dall’occasionalità alla cronicità. Pertanto lo stato infiammatorio deve essere interrotto con terapie mirate facendo ricorso a sostituti lacrimali, e modulate nel tempo».

Cosa succede durante la stagione fredda

Come ricorda il professor Loperfido, nella stagione invernale, «oltre ai sintomi sistemici ci sono anche fattori esterni che incidono sulle condizioni di chi soffre della patologia».

Tra i fattori esterni legati alle stagioni fredde vi sono:

  • l’uso dei caloriferi senza opportuni umidificatori, che rendono l’ambiente secco, favorendo una diminuzione della componente acquosa della lacrima. Il conseguente precipitare sulla cornea della componente lipidica rende alcune aree asciutte, condizione che porta ad avere difficoltà ad aprire gli occhi per bruciore e dolore;
  • il passaggio da ambienti chiusi e riscaldati a quelli freddi all’aperto, che espone chi soffre di occhio secco a stress termici della superficie corneale che possono comportare dolore improvviso;
  • ambienti chiusi riscaldati ad aria, come l’auto, che possono innescare improvvisa sintomatologia con occhi rossi e bruciori;
  • vento e raggi solari UV in montagna, che incrementano la sintomatologia e il fastidio dell’occhio secco.

I consigli da trasmettere al paziente

In inverno, quindi, è ancor più necessario che il paziente/cliente che si rivolge al farmacista per la gestione dell’occhio secco segua alcune importanti raccomandazioni:

  1. Aderenza alla terapia: i sostituti lacrimali vanno usati 4/ 6 volte al giorno;
  2. Non tutti i sostituti lacrimali sono uguali: condizioni differenti suggeriscono di agire con prodotti differenti, andando a ripristinare la parte acquosa oppure risanando il sottile strato lipidico;
  3. Il “fai da te” è decisamente sconsigliato: quando il paziente sottovaluta il problema può passare da paziente occasionale, con qualche sintomo, a paziente cronico;
  4. Approfondire le possibili cause dell’occhio secco, con visite mediche multidisciplinari;
  5. Usare in modo corretto le lenti a contatto: un uso sbagliato potrebbe esasperare le iniziali condizioni di occhio secco;
  6. Evitare di sfregare gli occhi con le dita: il sollievo successivo con gli occhi umidi, per effetto di uno stimolo irritativo, potrebbe comportare micro-abrasioni della superficie oculare;
  7. Portare occhiali da sole avvolgenti se si va in montagna o in caso di vento;
  8. L’utilizzo delle mascherine può indurre secchezza: è quindi consigliato l’uso di sostituti lacrimali soprattutto negli ambienti chiusi.