La relazione al Parlamento sulle tecniche di Procreazione Medicalmente Assistita fotografa lo stato dell’arte della situazione in Italia in materia di PMA ai sensi dell’articolo 15, comma 2 della Legge 19 febbraio 2004, n. 40.

Prendendo in esame tutte le tecniche di PMA – sia di I livello, relative ad inseminazione, sia di II e III livello, fecondazione in vitro – il passaggio dal 2020 al 2021 ha messo in luce un aumento complessivo tanto delle coppie trattate – passate da 65.705 a 86.090 – quanto dei cicli effettuati – aumentati da 80.099 a 108.067 – che dei bambini nati vivi – incrementati da 11.305 a 16.625.

Questo aumento può essere spiegato anche dalla contrazione che le attività di PMA hanno registrato nel corso del 2020, in conseguenza dell’avvento della pandemia Covid-19.

I centri di PMA

I centri di Procreazione Medicalmente Assistita privati sono più numerosi di quelli del pubblico e del privato convenzionato – 113 vs 89 (72 + 17) – ma svolgono un numero inferiore di cicli di trattamento con tecniche di fecondazione in vitro con gameti della coppia.

Più in generale emerge che il 62,1% dei cicli di trattamento di II e III livello con gameti della coppia si effettua all’interno del SSN, in centri pubblici o del privato convenzionato, mentre solo il 27,4% dei cicli con gameti donati viene effettuato in centri pubblici o privati convenzionati a fronte del restante 72,6% che viene eseguito in centri privati. 

Differenze territoriali nella distribuzione dei centri

Permane una diversa distribuzione dei centri del SSN e del privato convenzionato, maggiormente presenti nel Nord del Paese, a testimonianza, ancora una volta, di una diversa offerta sanitaria al cittadino a seconda del territorio di residenza.

Permane, inoltre, un differente livello di attività tra centri, con alcuni centri di PMA di II e III livello che svolgono un esiguo numero di procedure nel corso dell’anno. A dimostrazione di ciò, solo il 32,6% dei centri ha eseguito un numero superiore a 500 cicli a fronte di una media europea del 47,3%.

Età delle donne

La relazione evidenzia, ancora una volta, l’elevata età media delle donne che si sottopongono alle tecniche a fresco con gameti della coppia, pari a 36,8 anni, anche se al contempo diminuisce la percentuale di donne over40 che si sottopone alle tecniche di PMA a fresco, calata dal 35,8% del 2020, al 34,4% del 2021. 

Ovviamente, nella fecondazione in vitro con gameti donati l’età media della donna è maggiore per la donazione di ovociti (41,9 anni) rispetto a quella del seme (34,8 anni). L’età avanzata della madre rimane infatti la principale indicazione per i cicli con ovociti donati.

Miglioramento degli esiti

Più in generale, è stato riscontrato un miglioramento dell’efficacia nell’applicazione delle tecniche di II e III livello con gameti della coppia.

“In particolare, nei cicli a fresco, le percentuali di gravidanza migliorano sia se calcolate rispetto ai cicli iniziati sia se calcolate su trasferimento. Questo avviene nonostante un costante incremento dell’età media delle donne trattate e un aumento della scelta terapeutica nota come “freeze-all” che interrompe il ciclo a fresco con il congelamento di tutti gli ovociti prelevati e/o 5 embrioni prodotti e che quindi determina un calcolo errato per difetto delle percentuali di gravidanza su ciclo iniziato. Per le tecniche con crioconservazione, le percentuali di gravidanza aumentano sia se calcolate per scongelamento che per trasferimento. Diminuisce il numero di trasferimenti con più embrioni in utero e conseguentemente diminuiscono sia i parti gemellari che trigemini, questi ultimi in linea con la media europea nonostante una persistente variabilità fra i centri” si legge nel documento.

Al contempo, si osserva una diminuzione delle percentuali di esiti negativi sulle gravidanze oggetto di monitoraggio.