Le autoanalisi eseguite in farmacia sono prestazioni diverse da quelle che possono essere effettuate presso il laboratori di analisi privati o ospedalieri. È legale, quindi, che i cittadini possano eseguire da sé analisi di prima istanza in farmacia, effettuate utilizzando semplici strisce e reattivi predosati.
È quanto ha decretato il Presidente della Repubblica in risposta al ricorso straordinario presentato dall’Unione sindacati chimici italiani contro Fofi, confermando la linea espressa da tre sentenze del Tar del Lazio del 30 gennaio 2012 (n. 978, n. 980 e n. 981).
“I test di autodiagnosi”, dichiara Francesco Rastrelli, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Brescia, commentando il decreto per Farmacia news, “sono disponibili in farmacia da diversi anni e ormai sono diverse le norme e le sentenze che li legittimano”.
“Il servizio offerto dalle farmacie non è equivalente alle analisi più complesse eseguite da personale specializzato in strutture dedicate come i laboratori di analisi”, prosegue Rastrelli, “ma è un’attività diversa che va valorizzata e integrata all’interno della sanità territoriale. Purtroppo molte Asl e molti medici di medicina generale non hanno ancora riconosciuto il valore di questo servizio reso dalle farmacie. Finché questa attività non sarà riconosciuta, non si potrà instaurare una collaborazione e una condivisione all’interno dei servizi sanitari presenti sul territorio e l’autoanalisi in farmacia è destinata a rimanere una bella iniziativa fine a se stessa”.
Il riconoscimento passa anche attraverso la qualità dei risultati analitici ottenuti, un parametro che i farmacisti garantiscono già in tutte le attività condotte in farmacia, alcune delle quali, come, per esempio, la corretta conservazione dei farmaci, le preparazioni galeniche, comportano rischi per la salute del cittadino molto gravi.
La questione della correttezza dei risultati è affrontata dal decreto attuativo della norma sulla farmacia dei servizi: “Il farmacista o il direttore responsabile della farmacia risponde della corretta installazione e manutenzione dei dispositivi utilizzati, secondo le indicazioni fornite dal fabbricante.
Il farmacista o il direttore responsabile della farmacia risponde dell’inesattezza dei risultati analitici qualora questa sia dovuta a carenze nell’installazione e manutenzione delle attrezzature utilizzate”.
Durante le ispezioni condotte dalla Asl la commissione controlla che le apparecchiature per l’autoanalisi siano in possessi dei requisiti di legge (marchio CE rilasciato da un organismo certificato), siano sottoposte a un programma di controllo (taratura, calibrazione e validazione) stabilito dal farmacista sulla base dell’utilizzo dell’apparecchio o delle indicazioni del produttore dello stesso. È anche importante che sia a disposizione del cliente una scheda che indichi come utilizzare l’analizzatore in autonomia.
“Sono molte le possibilità offerte alla farmacia e ai cittadini dalla norma del 2009, sono tutte attività interessanti, ma sono convinto che sia meglio e più utile al cittadino che i servizi offerti siano realmente integrati e utilizzati nella sanità territoriale, anche a costo di attuare meno servizi di quelli consentiti dalla legge in vigore”, conclude Rastrelli.
Caterina Lazzarini