Segretario generale Pgeu: per ora impatto limitato della direttiva sulle ricette transfrontaliere

I cittadini europei potranno acquistare i farmaci di cui hanno bisogno anche all’estero se la ricetta in loro possesso avrà alcuni requisiti minimi che la rendono valida in tutti gli Stati membri. Sono le conseguenze della direttiva 2012/52/UE, che identifica le misure destinate ad agevolare il riconoscimento delle ricette mediche emesse in un altro Stato membro.

Per essere valide all’estero i circa 2,3 milioni di ricette, che ogni anno viaggiano oltre i confini nazionali, devono riportare dati identificativi del paziente (cognome, nome e data di nascita) e del medico (cognome, nome, qualifica professionale, dati di contatto diretto, indirizzo professionale contente l’indicazione dello Stato membro e firma), denominazione generica del prodotto prescritto (è possibile che sia riportata la denominazione commerciale nel caso si tratti di un medicinale biologico o per ragioni mediche), formulazione, quantità, dosaggio e posologia.

La norma non affronta il problema della lingua o del formato della prescrizione e non preclude l’aggiunta di altri elementi in linea con le usanze locali. La lista si applica solo alle ricette transfrontaliere presentate dai pazienti e non alle ricette utilizzate all’interno dei confini nazionali.

«Queste regole», ha dichiarato Tonio Borg, commissario europeo per la Salute e la Politica dei consumatori, «aiuteranno sicuramente i pazienti che viaggiano in un altro Stato membro a ottenere le medicine di cui hanno bisogno nel Paese in cui si trovano».

In una nota della Commissione si precisa che «per gruppi specifici di pazienti il riconoscimento delle prescrizioni transfrontaliere farà una differenza importante».

In tali categorie rientrano i malati affetti da patologie croniche, che in questo modo avranno la garanzia di poter viaggiare senza temere di rimanere sprovvisti di farmaci o coloro che sono affetti dalle cosiddette malattie rare, e che così saranno agevolati nel poter reperire farmaci al di là dei propri confini nazionali.

Meno positivo il commento di John Chave, segretario generale Pgeu – Pharmaceutical group of the European Union, la federazione che riunisce i farmacisti europei a Farmacia news: «L’impatto della direttiva transfrontaliera sulla legislazione delle ricette valide al di fuori dei confini nazionali sarà molto limitato, a meno che i singoli Stati membri decidano di applicare i requisiti richiesti in campo transfrontaliero anche alle ricette nazionali. A ogni modo, Pgeu ritiene che la Direttiva ancora non risolva un problema fondamentale per la sicurezza del paziente, ovvero la possibilità del farmacista di contattare il prescrittore, per verificarne l’autenticità o per chiarire o modificare la terapia prescritta in caso di legittimo dubbio».

Caterina Lazzarini