La recente esperienza pandemica ha messo in luce una serie di criticità nella presa in carico dei pazienti con diabete, acuite dalla riduzione nei volumi di attività diagnostica e, più in generale, dalla diminuzione della popolazione assistita in diabetologia. 

Al contempo, l’aumento continuo di pazienti con patologie croniche come il diabete ha evidenziato la necessità di un ripensamento anche del rapporto tra paziente e territorio.

Piace qui ricordare che in Italia ad oggi i soggetti con diagnosi di diabete sono oltre 4 milioni cui si aggiunge un ulteriore milione ‘sommerso’, relativo cioè a pazienti che hanno la malattia ma non ne sono ancora a conoscenza e 3 milioni di soggetti a rischio di svilupparlo.

Le criticità evidenziate nell’assistenza al paziente

Le disuguaglianze nell’accesso alle cure e alla presa in carico rappresentano ancora un problema centrale, anche per questa patologia.

Basti pensare che, a livello italiano, solo il 30% dei pazienti con diabete ha accesso all’assistenza specialistica, con marcate differenze tra le diverse regioni; si evidenziano inoltre gap territoriali nella presa in carico, nella presenza di strutture specialistiche, oltre ad una diffusa carenza di specialisti. 

Le proposte per migliorare l’assistenza

Per migliorare l’assistenza ai pazienti con diabete a partire dal prossimo biennio, alle luce delle criticità sopra descritte, i clinici e le associazioni dei pazienti hanno richiesto: il potenziamento della rete diabetologica, che sia basata su centri multi-professionali ospedalieri o territoriali, ed una sua ottimizzazione, andando ad inserire i professionisti isolati all’interno di centri multi-specialistici; articolare un network di 350-400 multi professionali sul territorio, ciascuno dei quali deputato alla presa in carico di circa 15mila pazienti; ampliare il reclutamento e la formazione di personale dedicato all’assistenza diabetologica, anche attraverso l’allocazione di fondi ad hoc; garantire una migliore e maggiore sinergia tra specialisti e medici di medicina generare, anche nelle case e negli ospedali di comunità e nelle RSA. 

Puntare sulla prevenzione

Tutto questo senza dimenticare l’importanza della prevenzione, primaria e secondaria, e questo anche per andare a ridurre l’onere della patologia sul Sistema Sanitario Nazionale che ad oggi si assesta sui 14miliardi annui solo con riguardo ai costi diretti. 

Le proposte avanzate al Governo sono raccolte in un documento di 20 pagine elaborato dalla Federazione delle società diabetologiche italiane – Fesdi, dall’Università di Roma Tor Vergata e dall’Intergruppo parlamentare Obesità diabete e malattie croniche non trasmissibili al culmine degli Stati generali sul diabete ospitati presso l’università di Roma Tor Vergata lo scorso 14 marzo.

 

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