Continua il nostro viaggio in dieci tappe per ripercorrere e scoprire i fatti salienti che hanno contraddistinto la storia della Farmacia.

Il percorso è stato oggetto della Mostra “Il Farmacista: nascita di una professione. Viaggio in una storia millenaria” con contenuti a cura delle redazioni di Farmacia News e Tema Farmacia, in esposizione a Cosmofarma 2022 (piazza Innovasoft, pad. 30). Dopo aver indagato la storia della figura del Farmacista, in questo nuovo appuntamento approfondiamo il tema delle Farmacopee.

La Farmacopea è un codice farmaceutico, ovvero un complesso di disposizioni tecnico/scientifiche e amministrative, per controllare la qualità di medicamenti, sostanze e/o dei preparati finali, secondo metodi di verifica via via sempre più raffinati fino a giungere alle attuali valutazioni chimico-analitico e tecnologiche su qualità specifiche delle diverse formulazioni. Le Farmacopee nascono e si affermano nel tempo, soprattutto a partire dal ‘400, con l’intento di offrire garanzie al prodotto finito e al suo fruitore, il paziente, e sono uno strumento ancora attuale per il farmacista, seppure evolutosi in concetti e contenuti.

La prima testimonianza

Per rintracciarla occorre fare un salto nel tempo. Una raccolta di ricette in cui si ha precisa indicazione di proporzioni e composizioni dei medicinali, esaminate e avvalorate da autorità superiori, risale agli Arabi. Un documento che dà avvio alla creazione delle farmacopee che iniziano a fiorire in Europa nel XV secolo con l’avvento della stampa che consente la diffusione di numerose opere, anche di terapia, e la diffusione della cultura medica e farmaceutica.

La prima farmacopea “ufficiale” viene stampata a Firenze, in lingua italiana, nel 1498. Porta il titolo di Nuovo Receptario ed è frutto della collaborazione tra la Gilda dei Farmacisti e la Società Medica: uno dei primi esempi di lavoro interprofessionale nella storia. Il volume era strutturatoini tre libri, con consigli per la raccolta e la conservazione delle piante, note sulle falsificazioni, modalità di confezione dei medicamenti, elenchi delle sostanze allora conosciute e dei medicamenti tradizionali di tipo vegetale ed animale.

Sono numerosissime, le farmacopee che sorgono poi successivamente a livello cittadino. Alcune acquistano maggiore importanza rispetto ad altre. Tra queste, in Europa, vi è quella di Norimberga, stampata nel 1546: il Pharmacorum Conficiendorum ratio, vulgo vocant Dispensatorium di Valerius corpus ha rappresentato il modello su cui sono state poi impostate le farmacopee di altre città, che si sono avvalse in parte anche dei contenuti della prima enciclopedia medica pubblicata in Europa nel 1473.

In Italia, le farmacopee cittadine si sono diffuse soprattutto nella seconda metà del Cinquecento: il Antidotarium Mantuanorum di Mantova (1559), il Ricettario utilissimo et molto necessario a tutti gli spetiali che vogliono preparare le medicine regolarmente di Venezia (1560), l’Antidotarium Bononiensis di Bologna (1574), l’Antidotarium Romanum di Roma (1583).

Il XVII secolo e oltre

Il XVII secolo segna un’ulteriore svolta: l’alleanza fra farmacia e la chimica muta la configurazione delle farmacopee, che si trasformano in semplici formulari. Nel 1608 esce il De distillatione, opera di G. Battista Della Porta, composta da 9 libri in cui l’autore indica gli usi della distillazione nella preparazione dei farmaci; nel 1618 viene pubblicata la Pharmacopeia londonensis, primo ricettario per medici e farmacisti a introdurre l’uso di rimedi chimici in medicina, curato da Theodore Turquet de Mayerne (1573-1655), medico ugonotto che dopo essere stato medico personale di Enrico IV, a Parigi, si stabilisce a Londra dove diviene il medico di Giacomo I, Carlo I Stuart e Carlo.

Il materiale a disposizione per le farmacopee è molto: in questo secolo si diffonde l’utilizzo di sostanze chimiche come rimedi terapeutici, tra cui l’antimonio, contenuto nel vino emetico e nelle pillole perpetue, e si intensificarono nuove scoperte di chimica. Nel 1616 Wieker isola, dall’acqua di Epsom, il solfato di magnesio e nel 1625 Glauber indica per la prima volta come si prepara l’acido cloridrico con il sale e il vetriolo. A queste ne seguirono molte altre.

Più tardi, in Italia

Nell’ordinamento giuridico italiano, successivamente alla legge Crispi-Pagliarini, con la “Tutela dell’Igiene e della sanità pubblica” n. 5849 del 188, nel 1892 viene emanata la prima Farmacopea del Regno d’Italia, poi più volte aggiornata per restare al passo con i progressi scientifici. La sua ultima edizione, XII, è entrata in vigore il 31 marzo 2009 (G.U. n. 304 del 31-12-2008).

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) definisce (1952) la Farmacopea come: “La norma farmaceutica obbligatoria destinata ad assicurare in un’unità politica, l’uniformità della origine, della composizione, della concentrazione dei medicamenti”. Anche su questa base, periodicamente (ogni cinque anni), vengono effettuati aggiornamenti e revisioni della Farmacopea Ufficiale (F.U.), Art. 124 del TU.LL.SS (1934), secondo le disposizioni dell’allora Ministero della Sanità, ridenominato Ministero della Salute – legge 3 agosto 2001, n. 317. Alla revisione e pubblicazione della F.U. provvede una Commissione permanente che ha sede presso l’Istituto Superiore di Sanità, presieduta dal Presidente della stessa istituzione, composta da funzionari ministeriali, rappresentanze dell’Ordine dei Farmacisti e dei medici, esperti di vari settori del farmaco.

L’evoluzione delle farmacopee

Oltre alle citate farmacopee cittadine, nazionali e ufficiali, hanno preso piede nel tempo anche le farmacopee sovranazionali. Con l’affermazione dei medicinali prodotti dall’industria farmaceutica e spesso coperti dai brevetti le preparazioni galeniche officinali, e quindi le farmacopee, hanno perso l’importanza che avevano in passato. Tuttavia, restano in vigore in ogni nazione farmacopee ufficiali ad hoc, periodicamente aggiornate, mentre è in corso un processo di ulteriore unificazione, a livello sovrannazionale. Ne sono esempio la Farmacopea Europea, non limitata alla sola UE, e la Farmacopea internazionale promossa dall’Oms.

Le farmacopee moderne si discostano dai dettami del primo ricettario fiorentino così come non identificano, nonostante la definizione, il concetto attuale di ricettario: Questo termine a oggi indica una prescrizione redatta da un medico che consente al paziente di ottenere dal farmacista la consegna dei medicinali elencati, di cui ne esistono diverse tipologie: bianca che può essere scritta di pugno o a computer dedicata a farmaci che sulla confezione recano la dicitura: “Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica”, a carico del cittadino; ricetta rossa o elettronica, compilata sul ricettario regionale, per i medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale (Ssn) e la recente ricetta dematerializzata, versione elettronica della tradizionale ricetta rossa cartacea. Si tratta di un documento digitale che consente l’accesso alle prestazioni farmaceutiche e ambulatoriali (medicinali di fascia A, visite specialistiche, esami diagnostici) erogate dal Ssn.

Il viaggio continua! Prossima puntata: “I farmaci rivoluzionari”.