Se l’integrazione con vitamine, oligoelementi o altro fosse obbligatoria e vitale nel neonato, verosimilmente la nostra specie si sarebbe estinta anzitempo! Certo è che, in condizioni ideali di mamma/nutrice, feto/neonato, gravidanza/parto e ambiente pre/postnatale, non vi sono motivazioni valide per ritenere necessaria un’integrazione nutrizionale e/o metabolica!

Le due affermazioni sopra indicate sono fisiologicamente e scientificamente solide e sostenibili. Certo è che la realtà quotidiana, anche nei Paesi sviluppati, è spesso lontana dalle condizioni ideali, con mamme in condizioni nutrizionali non perfette, diete carenziali o incongrue, gravidanze con fattori di rischio, parti pretermine, neonati non allattati al seno o cresciuti in ambienti non ottimali.

Inoltre, studi su modelli sperimentali hanno dimostrato che la nutrizione con latte materno nelle prime epoche di vita può influenzare favorevolmente stati metabolici e immunologici connessi con un modificato rischio di malattia a distanza di tempo anche considerevole.

Tali aspetti si possono tradurre nella programmazione perinatale della salute, che consiste nella risposta di un organismo in età evolutiva a uno stimolo specifico durante una finestra critica temporale che altera la traiettoria di sviluppo quali-quantitativo, con effetti persistenti a distanza sulla salute.

Queste sono solo alcune delle premesse a un’integrazione alimentare suggerita, che comincia dalla gravidanza e si sviluppa nel corso del primo anno di vita del lattante, allo scopo di evitare carenze nutrizionali responsabili di patologie vere e proprie, di potenziale sviluppo successivo.

Limitando il discorso all’età del neonato/lattante, si esaminano le motivazioni a una supplementazione con i seguenti nutrienti:

  • vitamina D
  • vitamina K
  • ferro
  • fluoro
  • vitamina A
  • acidi grassi polinsaturi essenziali (DHA, acidi grassi Omega-3)
  • luteina

È evidente come il campo delle integrazioni del neonato/lattante non sia considerato univoco e anche in letteratura scientifica esistono indicazioni molto varie e talvolta disorientanti non solo per i professionisti sanitari, basate spesso su consigli variabili, sia nelle dosi sia nelle modalità di somministrazione di vitamine e integratori alla dimissione del neonato del Nido.

Il tipo di alimenti, il tipo di flora intestinale e l’assunzione di sostanze interferenti (ad esempio farmaci antimicrobici, antitubercolari, antiacidi) possono naturalmente influenzare la produzione e la biodisponibilità vitaminica, tanto da indurre situazioni di rischio carenziale (ipovitaminosi K nel neonato).

Tra le sostanze interferenti, ricordiamo anche quelle antimicrobiche che possono essere presenti negli alimenti derivati da animali che avevano assunto tali sostanze oppure nel latte materno (assunzione di farmaci oppure alimenti che ne contengono da parte della mamma).

In generale, la considerazione dei fabbisogni nutrizionali del bambino normale è basata sulla stima dell’apporto in neonati allattati al seno con crescita soddisfacente. Il latte materno fornisce complessivamente adeguati livelli vitaminici, quando la dieta della madre sia bilanciata dal punto di vista nutrizionale, anche se esistono alcune eccezioni.

Riguardo all’apporto nutrizionale, è solo negli anni ‘80 che viene scientificamente confermato che uno stato vitaminico deficitario può rappresentare un fattore di rischio per alcune malattie: cardiovascolari, patologie oncologiche, disturbi immunitari, patologie ossee, malformazioni fetali. È necessario sottolineare con chiarezza che il corretto apporto vitaminico nell’alimentazione umana può realmente svolgere un ruolo di protezione e prevenzione per la nostra salute.

Articolo tratto dal modulo 1 del corso ECM 2023 “Aggiornamenti di pediatria per il farmacista”

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