Antipsicotici e demenza: aumenta il rischio di morte

Se trattati con farmaci antipsicotici, i malati di demenza presentano un rischio di morte aumentato del 35% rispetto a soggetti della stessa età curati con altri tipi di medicamenti. Il rischio di morte è risultato ancora maggiore nei pazienti diabetici o affetti da patologie cardiovascolari quando sottoposti a terapia con questa categoria di farmaci. Questi i risultati di uno studio guidato da Ane Nørgaard del Danish Dementia Research Center, Rigshospitalet, Copenhagen, Danimarca, e presentati al Congresso dell’Accademia Europea di Neurologia che si è svolto a Oslo, in Norvegia.

Visti i dati emersi da questa indagine “spero che in futuro potremo sviluppare linee guida che aiuteranno i medici a determinare quali pazienti possono beneficiare del trattamento con il minor rischio e anche su quali pazienti dovremmo essere veramente cauti”, ha affermato Anne Nørgaard.

D’altra parte, spesso questa categoria di medicinali ha effetti limitati sui sintomi presentati da chi è colpito da demenza pur avendo, in qualche caso grave, una certa efficacia. In sintesi, ha dichiarato ancora l’Autrice dello studio, “la conclusione generale degli studi clinici è che l’effetto positivo potrebbe essere controbilanciato dagli effetti avversi”. Tra questi si possono annoverare disturbi della pressione sanguigna, problemi metabolici, sedazione.

Lo studio

Lo studio ha coinvolto 8244 pazienti con demenza ai quali erano stati somministrati farmaci antipsicotici, cosiddetto gruppo ‘esposto’, e 24.730 soggetti considerati ‘gruppo non esposto’. L’età media relativa alla diagnosi di demenza era di 82 anni, il tempo medio trascorso dal momento in cui si è accertata la demenza fino all’inizio del trattamento con medicamenti antipsicotici è stato di 252 giorni. L’elaborazione dei dati ottenuti ha evidenziato come il tasso di mortalità per 100 pazienti/anno sia stato di 58,3 per il gruppo esposto e di 36,3 per il gruppo non esposto. Dopo le opportune correzioni e aggiustamenti dei risultati ottenuti, Anne Nørgaard ha concluso che lo studio ” suggerisce che la mortalità è aumentata del 35%”.

Dal punto di vista della comorbilità è emerso che il tasso di mortalità era aumentato in coloro che presentavano malattie cardiovascolari preesistenti: 78,2 nei pazienti esposti e 50,9 in quelli non esposti. la stessa cosa si è osservata nei malati di diabete: “i pazienti con diabete di tipo 1 o di tipo 2 prima della diagnosi di demenza, sono a ulteriore aumento del rischio di morte quando vengono trattati con un antipsicotico”, ha dichiarato Nørgaard. In sintesi, ha commentato l’Autrice dello studio, questa indagine “suggerisce che i medici dovrebbero essere ancora più consapevoli” nel caso in cui prendano in esame la possibilità di prescrivere farmaci antipsicotici a pazienti affetti da diabete o da malattie cardiovascolari preesistenti.