Caratteristiche e uso terapeutico delle piante medicinali

Dottoressa Campanini, a chi è rivolto questo libro e con quali finalità?

Il Dizionario di fitoterapia e piante medicinali è un’opera destinata ai medici, ai farmacisti, agli erboristi, ma anche agli studenti e più in generale a tutti coloro che sono interessati a questi temi e sensibili al mondo del naturale, per i quali vuole essere un utile strumento di consultazione, di studio e di lavoro. Come tale infatti l’ho concepito, l’ho preparato e l’ho scritto. Uno strumento pratico, chiaro e accessibile, di cui sono io stessa la prima utilizzatrice e che ho voluto mettere a disposizione dei colleghi e degli altri operatori del settore: un libro che il medico può tenere in studio e il farmacista sul banco. Penso infatti che risponda a un’esigenza reale e concreta, andando a coprire una lacuna nella letteratura disponibile in materia, come dimostra il successo ottenuto sin dalla prima edizione, con un totale a oggi di tre edizioni e quindici ristampe.

Come è nato il Dizionario e in cosa differisce questa nuova edizione dalle due precedenti?

Il libro nasce sia da una lunga serie di studi sulle piante sia dalla mia esperienza professionale come medico. Nella mia lunga attività di ricerca e raccolta del materiale, la cui mole andava aumentando negli anni, mi sono resa conto di quanto la letteratura in proposito fosse dispersa, parziale, di difficile reperimento, spesso lacunosa e a volte contraddittoria. Mi sono quindi dedicata a un duro e intenso lavoro di revisione, scrematura e razionalizzazione, per arrivare ad avere e a dare un panorama coerente e quanto più possibile completo dell’esistente. Lavoro di studio, di ricerca, di revisione e di aggiornamento che è sempre in atto e non si può mai arrestare, come non si arresta il cammino della scienza e della medicina. È sorta così l’esigenza di questa terza edizione, nella quale i cambiamenti sono molti e significativi, dato che ho svolto non solo un lavoro di ampliamento, con l’aggiunta di altre piante, e di aggiornamento, sulla base dei più recenti sviluppi della ricerca medica, ma ho rivisitato il testo da cima a fondo e in pratica si può dire che l’ho riscritto come un libro nuovo.

Il primo cambiamento che balza all’occhio, come lettore, è l’aumento delle piante trattate…

Certamente, adesso sono 300 rispetto alle 287 della edizione precedente, ma non solo. Tutte le piante trattate sono state arricchite e aggiornate nel contenuto scientifico, con particolare attenzione posta nell’evidenziare le più moderne osservazioni cliniche in campo fitoterapico e le eventuali interazioni, tossicità ed effetti collaterali a cui si può andare incontro nel loro utilizzo o nella loro integrazione coi farmaci. Come nelle precedenti edizioni, tutte le affermazioni e i dati sono riportati con puntuale e contestuale segnalazione bibliografica, ed è stata aggiornata e ampliata anche la corposa bibliografia che conclude il volume.

Nello scrivere questo libro, così come nell’attività professionale, qual è stato e qual è l’approccio concettuale di fondo nei confronti della materia trattata?

Si basa su due concetti che ritengo assolutamente fondamentali nello studio e nella pratica della fitoterapia: uno è di inserire l’impiego il ricorso alla fitoterapia in una logica di medicina integrata, non dimenticando mai che la medicina è una sola e finalizzata a un unico obiettivo, il benessere del paziente. Personalmente, nella pratica professionale come nell’attività di studio e ricerca, ho sempre cercato di allargare i miei orizzonti e di ricercare e approfondire altri approcci terapeutici, come l’omeopatia e la fitoterapia, recandomi anche all’Università di Montpellier, in Francia, dove al termine di un corso biennale ho ottenuto il Diploma Universitario in Fitoterapia e Piante Medicinali. Le piante medicinali vanno dunque considerate come uno strumento terapeutico in più per allargare e diversificare il ventaglio di soluzioni a disposizione del medico per curare la persona nella sua totalità: in alcuni casi permettono di evitare il ricorso al farmaco, in altri lo vanno ad affiancare per alleviarne gli effetti collaterali.

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E qual è l’altro aspetto fondamentale?

L’altro pilastro basilare di un corretto approccio alla fitoterapia è quello di utilizzare la pianta come fitocomplesso. Così facendo, ovviamente quando risulta possibile, si possono ottenere ottimi risultati non solo per gli effetti sintomatici a cui si può arrivare, più delicati rispetto al farmaco, ma anche e soprattutto in termini di riequilibrio globale del benessere del paziente. In un’ottica di ecologia della salute dobbiamo infatti trattare la persona nella sua totalità, utilizzando la pianta nel modo migliore, vale a dire anch’essa nella sua pienezza, appunto come fitocomplesso.

Come è strutturato il Dizionario, nel suo insieme e nelle singole voci?

Le trecento piante sono elencate in ordine alfabetico, in base al nome latino della classificazione botanica, e viene riportato anche il nome comune in italiano, in francese, in inglese, in tedesco e in spagnolo. La trattazione di ogni pianta inizia con una scheda di tipo anagrafico, che oltre al nome e alla fotografia a colori comprende l’indicazione della parte utilizzata, i costituenti e le attività principali e infine l’impiego terapeutico. Per fare un esempio, nella scheda di Boswellia serrata L. (una delle nuove piante introdotte in questa terza edizione) si riporta che è della famiglia delle Burseraceae, che la parte utilizzata è la resina oleo-gommosa, che i costituenti principali sono gli acidi boswellici (con relativa specificazione di dettaglio) e l’olio essenziale (idem), che l’attività principale è antinfiammatoria e che l’impiego terapeutico è consigliato negli stati infiammatori associati ad asma, nell’artrite, artrosi e artrite reumatoide, nella colite ecc. Dopo questi dati sintetici si passa a trattare l’utilizzo medico della pianta, la sua tossicità, le interazioni e gli effetti secondari, le forme farmaceutiche e la posologia, le eventuali note di galenica, la farmacopea, il formulario, alcune “curiosità” (di carattere storico, medico e culturale) e le note bibliografiche.

Infine, ma non ultimo per importanza, un cenno particolare merita l’apparato iconografico, che rappresenta un valido strumento per coloro che desiderano conoscere anche le immagini delle piante medicinali descritte nel testo. È composto da trecento foto, una per ogni pianta, scattate in massima parte da mio marito, Angelino Mereu, che in quasi trent’anni di attività fotografica ha raccolto più di tremila foto di piante medicinali.

Giovanni Bernuzzi