Non ci sono più le allergie di una volta. Complice da un lato il cambiamento climatico che, a causa dell’innalzamento delle temperature, ha alterato i cicli delle stagioni, allungando o anticipando anche il periodo della pollinazione (prolungatasi per esempio di 90 giorni l’anno nel caso della parietaria), dall’altro le nuove abitudini come l’uso della mascherina, i fenomeni allergici respiratori sono mutati.

Mentre resta un dato di fatto, immutato, che a farne le spese sono moltissimi italiani: una prevalenza tra il 10 e il 20%, secondo il Progetto Aria, una iniziativa dell’Oms per diffondere nelle farmacie e tra il pubblico generale informazioni sulle riniti allergiche, sull’asma e sui loro trattamenti.

Classificare le allergie

Tutte le allergie hanno in comune la produzione di immunoglobuline E (IgE). «Gli allergici – spiega il professor Walter Giorgio Canonica, direttore del Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia – Istituto Clinico Humanitas, Milano – producono questo tipo di anticorpi che impattano in modo specifico con l’allergene. Questo, una volta entrato nell’organismo, interagisce con il recettore specifico (IgE) che stimola le cellule a rilasciare alcune sostanze, quali l’istamina, i leucotrieni o le prostaglandine etc, innescando così la reazione allergica e i sintomi dell’allergia, che possono manifestarsi in sedi diverse: bronco, naso, intestino e cute».

Il tratto caratterizzante sono , dunque, i diversi sintomi, la cui osservazione ne consente il corretto inquadramento: «La rinite allergica – continua l’esperto – si caratterizza per naso chiuso, starnuti, naso che cola, con produzione di muco acquoso o poco denso, tendenzialmente bianco molto spesso con un’irritazione del palato, talvolta accompagnata da tosse e starnutazione. L’asma, invece, ha una sintomatologia che include anche fischi, sibili, fame d’aria, costrizione dei bronchi, e dispnea in caso di attacco asmatico. Infine, quando i sintomi nasali non sono presenti, e si osservano febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, fatica, e soprattutto perdita del gusto e dell’olfatto, è indicato valutare una possibile infezione da SARS-CoV-2».

Cosa attendersi per la stagione allergica

Una maggiore diffusione e manifestazione di sintomatologie riconducibili alle allergie? Un ritorno simile a un periodo pre-pandemico? Sono alcune delle possibili ipotesi. «Non si può escludere il rischio di maggiore diffusione di sintomatologie riconducibili alle allergie – aggiunge il professore – in funzione del progressivo allentamento delle misure restrittive da SARS-CoV-2. L’utilizzo delle mascherine ha ridotto sensibilmente l’inalazione dei pollini e, dunque, l’incidenza di disturbi allergici respiratori, in misura migliore negli allergici indoor, più esposti agli allergeni presenti negli ambienti chiusi.

Va detto, tuttavia, che persone che soffrono di rinite allergica sono meno sensibili al SARS-CoV-2, come hanno evidenziato diversi studi condotti dall’inizio della pandemia. Questo perché il meccanismo immunologico correlato all’allergia inibisce il numero di recettori del SARS-CoV-2 sulle cellule epiteliali delle mucose respiratorie, che si traduce in un rischio minore di infezione. Fenomeno confermato sia dall’osservazione delle cellule, sia dalla stimolazione con l’allergene dei bronchi del soggetto allergico».

Consigli pratici per la prevenzione e gestione

Il rischio può essere contenuto con l’adozione anche di comportamenti corretti, specie negli ambienti chiusi. In casa o al lavoro si consiglia di arieggiare i locali frequentemente per evitare un eccesso di umidità, sebbene l’apertura delle finestre esponga al rischio di inalazione di pollini. Dunque il consiglio è bilanciare le azioni, valutando il contesto, il modo e il momento in cui cambiare aria agli ambienti. «Un comportamento che prevede la cura e il rispetto dell’ambiente, una sorta di prevenzione ambientale- precisa Canonica – è il primo passo per prevenire l’insorgere delle allergie, ovvero creare le condizioni per il soggetto allergico resti/stia il più lontano possibile dalla causa dell’allergia, anche se non è sempre facile prevenire l’esposizione ai pollini».

Terapia personalizzata

Laddove sia necessario un supporto terapeutico, si può ricorrere in primis all’autosomministrazione con farmaci da banco. «L’assunzione di farmaci elettivi, come antistaminici e antiallergici senza obbligo di ricetta – conclude Canonica – come spray nasali, colliri e compresse a cui si aggiungono anche decongestionanti nasali (da usare con cautela), rappresenta un primo passo utile per alleviare i sintomi derivanti dalla rinite allergica.

In particolare gli antistaminici di seconda generazione, che contrastano l’azione dell’istamina in modo più selettivo, sono indicati soprattutto in allergici che trascorrono 6-8 ore davanti al PC in quanto non hanno effetti sedativi, garantendo un buon rendimento lavorativo.

Oppure, solo sotto prescrizione, si può ricorrere a steroidi nasali e a farmaci a base di antileucotrieni o salbutamolo al bisogno, indicati anche per la terapia dell’asma pediatrica. Tuttavia poiché i pazienti non sono tutti uguali e la gravità della sintomatologia differente, il consiglio è di rivolgersi al proprio medico curante o all’allergologo di riferimento per impostare una cura personalizzata sulla forma allergica e le esigenze individuali».