Si tratta di una delle patologie dermatologiche più frequenti nella popolazione italiana. Come si realizza nel concreto il supporto di questo professionista? I segni da osservare e i consigli da dispensare soprattutto nella gestione della fase di mantenimento dopo la terapia

La dermatite atopica, dopo l’acne, è la patologia dermatologica più frequente nella popolazione italiana e mondiale. Pertanto, è facile che il farmacista si imbatta in un paziente che ne soffre personalmente o che riporta i sintomi di un familiare affetto.

«È una patologia che colpisce gli epiteli, rendendoli meno efficienti nella difesa da agenti esterni (per esempio pollini o alimenti) – ci spiega Giovanni Damiani, medico ricercatore e docente di Dermatologia e Venereologia presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche e Odontoiatriche dell’Università di Milano, Clinical Professor presso il Case Western Reserve University di Cleveland (USA) – Le manifestazioni cliniche spaziano dall’asma alla rinite, per arrivare alla congiuntivite e alle allergie.

Può colpire a tutte le età, dalla prima infanzia fino alla vecchiaia, e ha vari gradi di intensità, che vengono calcolati in base a diversi indici di severità, tra cui lo SCORAD (SCOring of Atopic Dermatitis). Nessun indice, però, tiene conto della globalità delle possibili manifestazioni, che nel loro insieme costituiscono la cosiddetta “sindrome atopica”, ossia dermatite atopica associata a rinite, congiuntivite e allergie alimentari».

L’intervento del farmacista

Data la diffusione della patologia, il farmacista si trova spesso a essere consultato da pazienti che ne soffrono personalmente o che riportano i sintomi di un familiare che ne è affetto. Come si esplica la gestione di questo utente da parte del professionista sanitario? In fase di diagnosi, «oltre a osservare eventuali farmaci prescritti e ad ascoltare i sintomi che il paziente lamenta, il farmacista può notare piccoli segni tipici della dermatite atopica nelle parti di pelle esposta e visibile, che cambiano come localizzazione a seconda dell’età del paziente – prosegue Damiani – Per esempio, nel neonato le guance sono una sede tipica, mentre nell’adulto e nell’anziano lo è il collo.

Nell’anziano, inoltre, la dermatite atopica può dare segno di sé con un eczema e un prurito generalizzato che prende il nome di “prurigo nodulare”, caratterizzata da noduli escoriati. Quando la patologia si manifesta in forma eritematosa desquamativa le lesioni sono siero-gementi e possono anche infettarsi facilmente».

I prodotti da suggerire

Il ruolo principale del farmacista nella dermatite atopica, tuttavia, secondo il dermatologo riguarda una skincare efficace da utilizzare nei periodi di mantenimento. «Un paziente, infatti, anche se ben trattato non è “guarito” dalla dermatite atopica, ma è un paziente in remissione, che non va incontro a flare o che lo fa meno spesso. È qui che il farmacista può diventare un alleato fondamentale, giocando una parte preminente, suggerendo vari interventi utili a potenziare la barriera cutanea.

Per la detersione è bene consigliare prodotti a base oleosa rigorosamente senza profumo e colore, il più possibile privi di parabeni e senza sostanze di origine vegetale potenzialmente allergizzanti, compresa l’aloe. Inoltre, serve consigliare l’applicazione almeno una volta al giorno di un prodotto riccamente emolliente, avendo però cura che la texture rispetti la stagione di utilizzo. Per esempio, un emolliente molto grasso d’estate va evitato, perché blocca la traspirazione della pelle. Nella stagione calda sono preferibili gel a base di ceramidi, senza mai cedere alla tentazione del profumo, che può peggiorare la situazione o causare addirittura un flare».

Gestire il trattamento

Un altro consiglio utile che il farmacista può dare, suggerisce Damiani, è quello di mescolare il cortisonico prescritto dal medico con una crema emolliente, per compensare gli effetti troppo aggressivi sulla pelle. «Per ragioni analoghe, e anche per evitare l’intenso bruciore al sito di applicazione, un suggerimento prezioso può essere quello di miscelare le creme con principio attivo tacrolimus con un gel a base di ceramidi, soprattutto quando il farmaco deve essere applicato intorno agli occhi, dove possono formarsi le tipiche ragadi dell’eczema atopico perioculare, che tormentano grandi e piccini.

Nei pazienti obesi un’altra cosa importante da ricordare è quella di consigliare sempre una texture molto bassa dei prodotti emollienti, perché tra le pieghe della pelle si verifica un importante fenomeno di macerazione della pelle, da non peggiorare. Nell’anziano magro, al contrario, è più opportuno consigliare una texture più consistente, perché la pelle è atrofica e va incontro a una Trans epidermal water loss (Tewl) molto più alta; il rischio di disidratazione è elevato e va contrastato.

Si tratta di piccoli accorgimenti apparentemente trascurabili, ma che in realtà non lo sono: rendono più tollerabile la terapia anche a beneficio dell’aderenza terapeutica e possono fare la differenza. I pazienti saranno grati a chi avrà cura di suggerirli, medico o farmacista».