La decisione era attesa da tempo e finalmente è arrivata: l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha autorizzato la rimborsabilità del trattamento per la profilassi pre-esposizione (PrEP) di persone HIV negative.

Il farmaco, a base di emtricitabina e tenofovir disoproxil, è indicato in combinazione con pratiche sessuali sicure per la profilassi pre-esposizione al fine di ridurre il rischio di infezione da HIV-1 sessualmente trasmessa in adulti e adolescenti ad alto rischio. Tra questi rientrano Maschi che fanno Sesso con Maschi (MSM), donne ad alto rischio, transgender, sex worker.

La terapia può essere assunta in modalità continuativa, con una pillola al giorno, oppure on demand, al bisogno, in associazione a un possibile episodio a rischio di acquisizione di Hiv per via sessuale.

A che punto siamo

Terapeuticamente un passo avanti: ad oggi sono disponibili farmaci sempre più efficaci, più tollerati e che semplificano l’aderenza alla terapia, rendendo il paziente con Hiv al pari di un malato cronico. Le terapie antiretrovirali, se regolarmente assunte, rendono la viremia non più rilevabile nel sangue, come sintetizzato anche nell’evidenza scientifica U=U, Undetectable=Untransmittable, (Non rilevabile = Non trasmissibile).

Tuttavia non esistono ancora farmaci per curare e debellare il virus; inoltre, molte persone scoprono solo tardivamente di essere state infettate, rischiando di propagare l’infezione. Pertanto la disponibilità di PrEP in una fascia allargata di popolazione è la benvenuta.

«Fino ad oggi – dichiara Annalisa Saracino, professore ordinario di Malattie Infettive e Tropicali, Università degli Studi di Bari – ad assumerla era solo una ridotta proporzione rispetto alle persone che potrebbero avvantaggiarsene, con disparità basate anche su differenze demografiche e socio-economiche. In particolare, l’Oms sottolinea quanto l’accesso alla PrEP sia ancora marginale nelle persone che fanno uso di sostanze per via endovenosa, nei sex worker, nelle donne in gravidanza e nei giovani sotto i 18 anni». Tra le limitazioni per l’avvio, l’aderenza e mantenimento in cura, dopo la paura degli effetti collaterali, di mancata aderenza, determinandone l’interruzione nel 40% dei casi, il costo della terapia rappresenta il secondo fattore-barriera.

L’efficacia terapeutica di PrEP è confermata: «Se guardiamo al modello australiano – dichiara Andrea Antinori, direttore UOC Immunodeficienze virali all’INMI Spallanzani di Roma – l’incidenza di Hiv osservata nell’arco di tre anni è stata inferiore del 92% rispetto all’incidenza prevista in assenza di PrEP (almeno 20 per 1.000 persone/anno). Si stima che con un’aderenza del 100% l’incidenza si azzeri in almeno 5.000 persone/anno».

Confermato anche il risparmio economico: uno studio spagnolo recente, condotto su una popolazione di circa 3mila MSM ad alto rischio, ha stimato una riduzione della spesa facendo ricorso a PrEP di circa 80 milioni di euro in 40 anni, con impatti migliorativi in termine di costo-efficacia applicati a formulazioni Long Acting, specie nei Paesi a basse risorse ed elevata incidenza di Hiv, dove potrebbe determinare un calo del 30% circa delle nuove infezioni da Hiv in 20 anni. Occorre ora lavorare sulla (in)formazione e prevenzione, deficitarie.

Sensibilizzare sul tema

L’informazione favorisce non solo la conoscenza della malattia, ma anche l’uso e l’aderenza della terapia, aspetti a cui anche il farmacista può contribuire. Una recente metanalisi pubblicata a fine 2022, che ha incluso 156 studi da vari Paesi per un totale di oltre 230 mila pazienti in PrEP, attesta che la scarsa conoscenza di questa strategia tra la popolazione a rischio sia il principale ostacolo alla diffusione della PrEP, ma che può essere superato con interventi personalizzati e con il coinvolgimento della community associato all’offerta della terapia.

Tra le azioni di sensibilizzazione di primaria importanza vi è l’uso corretto del preservativo e di altre strategie preventive in combinazione con la PrEP, come i test per valutare la sieropositività. «Tali strumenti sono da far conoscere soprattutto ai giovani – sottolinea Andrea Gori, dipartimento Malattie Infettive, Ospedale Luigi Sacco, Università di Milano e Presidente ANLAIDS Sezione Lombarda – Mentre a scuola o in famiglia non si discute di Hiv: è un tema tabù, di cui si parla di nascosto o sottovoce, che fa ancora molta paura, mentre la nostra priorità deve essere proprio un’educazione sessuale consapevole dei più giovani».

La rimborsabilità di PrEP è solo una prima tappa, non un punto d’arrivo: «Occorre continuare a lavorare per combattere lo stigma – conclude Sandro Mattioli, presidente di Plus – Rete Italiana Persone LGBT+ Sieropositive – sia perché la paura del pregiudizio sociale ancora allontana molte persone dal test, sia per ampliare l’accesso al farmaco rispetto all’attuale distribuzione e alla prescrizione, facendo (in)formazione sul fatto che le diverse forme di prevenzione vanno usate in combinazione per arrivare a creare quella che l’OMS chiama “una generazione senza AIDS”». Nell’attesa di sempre nuove opportunità di cura.